Genuino Clandestino. Costruire – ed essere – comunità in lotta
Cosa si “raccoglie” da un’iniziativa come quella di Genuino Clandestino?
Sono più i semi che si sono piantati o i concetti che si sono colti?
Questo è il nostro racconto, nulla di pretenzioso, da chi ci è stato dentro in questi tre giorni, da un po’ prima e sicuramente ancora da ora in avanti.
GENUINO CLANDESTINO A MILANO 30-31 Ottobre e 1 Novembre
Tre giorni di discussione e incontro, racconto, raccolta, discussione.
Genuino Clandestino, comunità in lotta per l’autodeterminazione alimentare.
Ovvero in lotta per conquistare la libertà di esistere, e quindi produrre e mangiare, secondo il proprio spirito di giustizia.
Secondo la propria libertà.
In questi tre giorni noi, che siamo nuovi di questa realtà, abbiamo ammirato tanta variopinta e sorprendente umanità.
C’erano contadini con la pelle cotta dal sole e la barba incolta insieme a giovani militanti dei centri sociali, c’erano cittadini interessati e cittadini disillusi che hanno scelto di tornare alla terra.
C’erano compagni di comunità già esistenti e affermate, verrebbe da dire quasi “fortunate” come la Fattoria Senza Padroni di Mondeggi e la Comune delle Terre Sociali di Caicocci, insieme a chi, come noi di ZAM, all’interno del nodo milanese della rete di Genuino clandestino – Spazio Fuori Mercato – è solo all’inizio di un cammino lungo e difficile volto e ricreare comunità nelle nostre città.
COSTRUIRE COMUNITA’ è il titolo scelto per le tre giornate di dibattiti e discussioni.
Venerdì abbiamo conosciuto due esempi di comunità che hanno ormai dimostrato ampiamente di saper essere metodo concreto di alternativa al capitalismo. La comunità organizzata intorno alla Cooperativa Integral Catalana e alla comunità Curda di Milano.
Due esempi di lotta coerente e radicale che in luoghi e momenti completamente differenti fanno emergere l’importanza e la forza rivoluzionaria che ha il processo di creazione e costruzione delle comunità ora.
I compagni curdi e catalani hanno affrontato molti anni di duro e intenso lavoro giorno per giorno, cercando di tessere relazioni sociali ed economiche che non fossero basate sul reciproco sfruttamento e sull’arricchimento. La condivisione, la relazione, la collaborazione e la cooperazione sono alla base delle comunità in lotta.
Nella Catalunya, dove la COOP. Integral lavora già dal 2010, “costruire comunità” ha significato superare gli steccati professionali e l’uso forzato della moneta. In un circolo virtuoso fondato sul reciproco rispetto e sulla fiducia, i compagni catalani stanno abbandonando l’uso della moneta “euro” per sostituirlo con una moneta che di volta in volta viene ridefinita dalle persone in relazione nel suo valore specifico. Si è cosi creata una moneta non di “debito” ma di “credito”, ogni soggetto ne percepisce una somma pari al suo contributo per il benessere della comunità, e insieme al resto della comunità ricava di che vivere mettendo in comune il prodotto del lavoro proprio e altrui.
Nel Kurdistan Siriano, nel cantone del Rojava, si sta sperimentando una forma di comunità che è anche una nuova forma di governo, che non prevede più uno stato centrale e un’organizzazione totalitaria della vita sociale. In un territorio conteso e frammentato in tantissime comunità etnico-religiose spesso anche in contrasto interno, un unico stato si configura come un’inutile violenza. Uno stato nazionale teso a omogeneizzare una popolazione eterogenea, per principio è condannato all’instabilità e alla continua riproposizione di conflitto e violenza.
I Curdi del Rojava lo hanno spiegato chiaramente: il Confederalismo Democratico è il primo esperimento al mondo di una forma di organizzazione completamente orizzontale e partecipata della società. Questa forma politica di organizzazione nasce da una comunità, quella curda, che da decenni lotta per la propria liberazione e indipendenza.
Il Confederalismo Democratico ha due obiettivi: la creazione di una nuova società ecologica, cioè in grado di esistere in equilibrio e in dialogo con il proprio territorio, e la parificazione della donna all’uomo in ogni livello decisionale della società.
E ora che questa comunità e questo modello sono sotto attacco militare da parte di Turchia e ISIS, la consistenza e la tangibilità della comunità curda si può verificare: divisi fra guerra e povertà, i Curdi mantengono la propria forma orizzontale e mutualistica di aiuto reciproco, riuscendo a resistere agli attacchi di Ankara e contemporaneamente diventando la prima forza di sfondamento contro lo stato fascista-islamico di Daesh.
Sabato la giornata si è divisa fra tavoli di lavoro e tavolini, fino alla lunga e partecipata plenaria finale.
Dai tavoli di lavoro, sei in totale, emergono importanti spunti di riflessione e indicazioni per il lavoro futuro di Genuino Clandestino.
Dall’organizzazione della logistica autogestita – un metodo etico di commercializzazione dei prodotti della terra dei produttori affiliati alla rete – al tavolo cucine, dal tavolo sulla garanzia partecipata – il metodo di auto-certificazione dei produttori biologici – al tavolo sugli sconvolgimenti climatici, fino al tavolo sull’autonomia dei territori.
Da questi tavoli emerge una comunità in cammino e in costruzione, che non ha nessuna intenzione di sparire o di interrarsi, ma anzi vuole proseguire il cammino indifferente alle sirene che cantano seducenti da entrambe le parti: chi la vorrebbe chiusa ed ermetica organizzazione di comunità isolate e perfettamente autonome, e chi la vorrebbe annacquare fino a farla diventare l’ennesimo figurante da talk-show.
Genuino Clandestino ribadisce con ostinazione la propria identità e la propria forza di rete aperta senza organizzazione nè leader, capace però di far sentire chiaramente la propria voce e dare organizzazione alla proprie azioni.
La ricchezza e la genuinità della rete sono state evidenti a tutta la città nel mercato clandestino di domenica.
E mentre Expo chiudeva i battenti, una comunità metteva in campo la propria proposta alternativa e radicale.
Il messaggio è chiaro. Quello che è stato in questi tre giorni Genuino Clandestino, e che continuerà a essere, sarà sempre e comunque capace di durare un giorno in più delle esposizioni internazionali e del mercato capitalista.
Finiva la fiera del capitalismo estrattivo che devasta i territori per il guadagno di pochi, la fiera della gentrificazione delle città, dei territori e persino del cibo, che Expo ha tentato di rendere il nuovo trend consumistico per cui “bio&buono” devono per forza di cose fare rima con costoso ed elitario.
Continuava a esserci una comunità in lotta per l’autodeterminazione alimentare. E per un futuro migliore.
ZAM-Zona Autonoma Milano
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