Migranti: la situazione due settimane dopo i fatti di Goro. Siamo a rischio pogrom?

goro-barricate-gorino-scacciare-bambini-migranti-donne-orig-1_mainIl rituale dell’obiettività è il mantra con cui il giornalismo legittima le informazioni che fornisce al pubblico. A caratterizzare il giornalismo mainstream di oggi ci sono due fattori principali: è di massa, e presenta le proprie informazioni come rappresentazioni oggettive della realtà. Nella cosiddetta società dell’informazione se un evento non finisce ”sui giornali” non esiste. La realtà è quindi sempre meno quella che si vive e sempre più quella creata dai media. Nonostante ogni testata, telegiornale o sito web presenterà le proprie informazioni per vere ed oggettive, spesso capita che la descrizione di determinati eventi veda nascere contrapposizioni sulle differenti piattaforme mediatiche. In questi casi nascono dispute e competizioni rispetto a chi presenterà ”la vera realtà” e sarà in grado di legittimare meglio la propria posizione.

Un altro fattore cruciale sta nel fatto che le informazioni si producono, si vendono e si consumano. Sarà quindi nell’interesse del giornalista condire le proprie informazioni in maniera da renderle più appetibili aumentando il più possibile la propria audience. Una descrizione oggettiva della realtà incontra quindi diversi ostacoli nel suo adempimento e anche nel caso in cui un giornalista sarà spinto dalle migliori intenzioni nel voler riportare le informazioni ”per quel che sono”, giudicherà sempre il mondo dalla sua personale prospettiva, che influenza il criterio con cui le seleziona e il modo in cui esse verranno riportare. La nobile idea che si possano ”far parlare i fatti” è quindi oggettivamente falsa. Il giornalismo avalutativo non esiste perché il giornalismo è sempre di parte.

Oltre a ciò che è stato elencato ci sono sicuramente altri fattori determinanti nel modo in cui vengono influenzate le informazioni, per questo la scelta di MilanoInMovimento è di fare informazione onestamente ed esplicitamente ”di parte”, senza nascondere al lettore la prospettiva da cui guardiamo il mondo. Il dibattito sull’immigrazione non può non includere una più ampia riflessione sulla rappresentazione della realtà fatta dai media. Il dibattito sull’immigrazione è svolto per lo più su arene mediatiche e la narrazione dei fatti che accadono in questo momento è il frutto di rappresentazioni della realtà costruite da chi produce informazioni.

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L’amara vignetta di Rouge sui fatti di Goro e Gorino

Se parlare di pogrom contro i migranti può risultare allarmistico ed esagerato per chi ha monitorato ”nella vita reale” ciò che i movimenti anti-immigrazione di destra stanno producendo, quello che sembra rappresentare la televisione oggi è che dopo i fatti di Goro e Gorino il pogrom anti-immigrati sia già in corso. Goro e Gorino sono solamente la goccia che ha fatto traboccare un vaso stracolmo. I fomentatori di odio e i crociati contro l’invasione iniziano a raccogliere i frutti di anni di duro lavoro, nei talk show ma anche nelle piazze. Se gli anni scorsi la tensione sembrava aumentare, in questo momento è palese il fatto che l’escalation in tutta Italia di outing esplicitamente razzisti e mobilitazioni xenofobe abbia raggiunto dei livelli quanto mai allarmanti.

Oltre ai noti esponenti politici di destra occorre però domandarsi quali altri fattori abbiano agito a favore di questa situazione. In primis tra tutti c’è sicuramente Rete 4, che rappresenta un caposaldo della destra sociale grazie a cui riesce a rimpinguare di audience le proprie istanze. Con Del Debbio ha creato un appuntamento settimanale fisso che garantisce visibilità alle peggiori bufale in materia di immigrazione. Del Debbio, Paragone, Sallusti e tutti i produttori di informazione esplicitamente xenofoba vanno considerati responsabili tanto quanto, e forse anche di più, dei Salvini di turno per la situazione che stiamo vivendo.

Perché e in che modo Goro e Gorino rappresentano un cambiamento radicale nell’assetto e nell’immaginario delle forze xenofobe in Italia? Prima di tutto, più che Goro e Gorino, sarebbe più corretto parlare della rappresentazione che i media ne hanno fatto e soprattutto dell’immaginario che questo episodio ha prodotto. L’immaginario del piccole paese che insorge contro gli invasori ha avuto un enorme successo. Le barricate di Gorino hanno avuto così tanto seguito perché incarnano i punti nevralgici su cui le destre xenofobe plasmano la propria identità. Le barricate di Goro sono una perfetta rappresentazione dei famosi muri che si vogliono erigere in tutta Europa per fermare i migranti. Nel caso di Gorino però, il tutto è reso più efficace dall’immaginario del piccolo paese che riprende la tanto acclamata ”sovranità popolare”, disobbedendo al Prefetto ed erigendo il proprio piccolo muro di confine, senza dover aspettare il consenso della classe dirigente.

Non importa che in seguito sia stato riportato che ad arrivare a Goro sarebbero state 12 donne con bambini e non orde di immigrati maschi e muscolosi, quindi potenziali stupratori di vecchiette. Importa ancora di meno che il tutto è stato manovrato abilmente da esponenti della Lega che hanno fomentato la rivolta da dietro le quinte. Il pacchetto era già confezionato e pronto all’utilizzo.

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L’iniziativa antirazzista che ha visto coinvolte migliaia di persone settimana scorsa davanti alla Caserma Montello di Milano

Tra le eredità di Goro, sembra sempre più palese esserci quella di legittimare l’uso della forza nei confronti dei cosiddetti invasori, facendo rientrare nella cassetta degli attrezzi delle destre xenofobe, pratiche di piazza ritenute fino a ieri troppe sovversive. Fare come a Goro inizia ad essere uno slogan popolare in tutta Italia, già utilizzato in alcune mobilitazioni che si sono svolte nelle ultime due settimane. Se è allarmistico parlare di pogrom, è stupido non temerlo. Se da un lato i fatti di Goro hanno creato la “Stalingrado” dei leghisti, dall’altro hanno creato una enorme indignazione. Alle iniziative anti-immigrazione sono quasi sempre seguite iniziative di contrasto. Se da un lato il confine tra destra istituzionale e neofascismo tende sempre più a sfaldarsi, dando più che mai legittimità ai fascisti del terzo millennio di esistere, dall’altro, tra gli antifascisti, come sempre accade in queste situazioni, si mettono da parte rancori per far fronte al nemico comune.

Nelle grandi città ci sono tutte le possibilità per emarginare questo fenomeno, che grazie al peccato originario della produzione delle informazioni gode di una visibilità spropositata rispetto alla sua reale entità. Saranno i piccoli paesi, specialmente quelli del Nord Italia dove la Lega Nord è ben radicata, il terreno più ostico per questa battaglia. In ogni caso, ora più che mai, è necessario fare di tutto per proseguire nella costruzione di un fronte che sia in grado di essere maggioritario e spergiurare il pericolo di un possibile pogrom. Perché questo pericolo seppur distante esiste e i campanelli d’allarme stanno già suonando.

Dave

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