No Expo: tutte le ragioni che avreste voluto conoscere (vol.3)
Dopo le interviste ai ragazzi di “Io non lavoro gratis per Expo” e a Luca di OffTopic continuiamo il nostro viaggio all’interno del mondo NoExpo e delle sue ragioni.
Ieri, in occasione della giornata mondiale contro l’omotransfobia siamo stati in Piazza Duca d’Aosta, all’assemblea di preparazione del NoExpoPride. Da qui 150 persone hanno attraversato Melchiorre Gioia, Piazzale Lagosta e Viale Zara per poi tornare in Centrale, con una gaia passeggiata.
Lo scopo: proporre un modello di città diametralmente opposto al format securitario che, con sempre maggiore prepotenza, sta emergendo e in qualche modo unificando le forze politiche cittadine (vedi le recentissime vicende di Nessuno tocchi Milano).
Ne abbiamo approfittato per raccogliere alcune interviste che ci aiutassero a ricostruire la nascita e lo sviluppo del percorso che porterà al NoExpoPride del 20 Giugno, il legame tra le tematiche di genere e la battaglia NoExpo, il modo per proseguire e allargare la lotta contro Expo dopo i fatti del Primo Maggio e la canea mediatica che ne è seguita.
A questo si aggiunge il percorso di Arci Lesbica, e il suo avvicinamento alla costruzione del NoExpoPride.
Il NoExpoPride nasce nel 2014 in coincidenza con due fatti che hanno riguardato l’Esposizione Universale.
Il primo è il progetto “Women for Expo”, presentato da Expo Milano 2015 che vede la collaborazione di strutture governative come il Ministero degli Esteri e di privati come la Fondazione Mondadori.
“Women for Expo” veicola un’immagine della donna basata sui classici stereotipi di genere. Come dice il testo del progetto WE: “Ogni donna è depositaria di pratiche, conoscenze, tradizioni legate al cibo, alla capacità di nutrire e nutrirsi, di “prendersi cura”. Non solo di se stessi, ma anche degli altri”. Nella Milano del 2015 sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di più e di meglio…
Il secondo elemento che ha “ispirato” la nascita di NoExpoPride è stata l’idea di promuovere una gay street milanese in Via Sammartini. Una gay street che inizialmente avrebbe dovuto avere il patrocinio di Expo. Una specie di “riserva inidiana” in una metropoli che invece dovrebbe essere attraversata nella sua interezza dalle tematiche di genere.
A tutto ciò, negli ultimi mesi, si sono aggiunti una serie di convegni e iniziative omofobe con l’abituale patrocinio della Regione Lombardia in mano al leghista Maroni.
Ma lasciamo parlare i protagonisti di NoExpoPride….
Restate sintonizzati perché seguiranno nuovi capitoli di approfondimento delle tematiche fondanti della battaglia NoExpo.
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