Parigi, spari contro i curdi: 3 morti. La comunità si ribella
Attentato di estrema-destra, con intenzioni razziste, ieri verso mezzogiorno nel 10° arrondissement di Parigi, in rue Enghien angolo rue de Hauteville, all’altezza del Centre Ahmet-Raya, centro culturale curdo molto frequentato, una specie di ambasciata curda nella capitale, in un quartiere molto animato e multiculturale.
Tre morti, due uomini e una donna, tutti e tre membri del CDF-K, il Kurdish Democratic Council in France che gestisce il centro: due nell’attacco, una terza poco dopo in un ristorante delle vicinanze. Altri tre feriti, uno gravissimo.
Anche l’assassino è stato leggermente ferito nell’intervento della Polizia, dopo essere stato bloccato da persone che si trovavano sul posto. Una folla si è subito riunita sotto le finestre del centro curdo e dopo l’intervento sul luogo del Ministro degli Interni, Gérald Darmanin, ci sono stati momenti di tensione e scontri con la Polizia, che ha lanciato gas lacrimogeni (tensioni anche a Marsiglia).
Sono state le prime parole di Darmanin a far reagire le persone raccolte dopo l’attacco, che hanno gridato slogan anti-Erdogan e alzato barricate: per il ministro, al momento, «non è sicuro» che l’attentatore «puntasse specificamente ai curdi» ma piuttosto a degli «stranieri» in genere.
Al centro culturale curdo la pensano diversamente. Il portavoce Agit Polat ha affermato: «Una volta ancora le autorità francesi non hanno saputo proteggerci, una volta ancora la Dgsi (Direzione generale della sicurezza interna) ci sorveglia invece di assicurare la nostra sicurezza, per noi si tratta di un attacco terrorista, si inserisce in un clima di tensione alimentato scientemente dalla Turchia».
Polat fa riferimento a un altro attacco contro i curdi, avvenuto a Parigi 10 anni fa, il 9 gennaio 2013. Vennero uccise tre donne: la co-fondatrice del Pkk Sakine Cansiz, la membra del Knk Fidan Dogan e la componente del Movimento giovanile curdo Leyla Saylemez. Fu evocata la responsabilità dei servizi del regime turco.
L’uomo arrestato ieri dopo l’attacco è William M., un francese di 69 anni, ex ferroviere, liberato dal carcere il 12 dicembre dove aveva scontato il massimo legale di un anno della pena preventiva per un altro attacco «a carattere razzista»: nel 2021 aveva aggredito con una sciabola un accampamento di migranti, giovani di origine sudanese, ferendone due e distruggendo le tende.
Era sotto controllo giudiziario, in attesa del processo. Era invece già stato processato per un’aggressione nella Seine-Saint-Denis, nella banlieue parigina. Darmanin ha precisato che era «noto per fatti di ultra-destra», ma non era schedato come «radicalizzato» né come «membro di organizzazioni di estrema destra dissolte» (recentemente ne sono state dissolte 11).
Era membro di un club di tiro sportivo e a casa aveva molte armi, anche se la giustizia glielo aveva proibito. Aveva l’obbligo di seguire cure psichiatriche.
La comunità curda ha organizzato nella notte una veglia funebre e oggi, a Parigi in place de la République e a Marsiglia, ci saranno manifestazioni convocate dal Consiglio democratico curdo, per protestare contro un «attacco terroristico infame che interviene dopo molteplici minacce da parte della Turchia alleata di Daesh».
Immediate le reazioni del mondo politico. «I curdi di Francia obiettivo di un odioso attacco nel cuore la Parigi», ha twittato il Presidente Macron – Pensiero per le vittime, per le persone che lottano per vivere, le loro famiglie e amici. Riconoscimento alle forze dell’ordine per coraggio e sangue freddo».
La Prima Ministra Elisabeth Borne ha parlato di «atto odioso». Il leader di France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, ha espresso «tristezza e collera di fronte a un attacco terrorista che puntava al centro culturale curdo Ahmet-Kaya a Parigi. Dieci anni fa, quasi lo stesso giorno, sono state assassinate tre dirigenti curde in piena Parigi. Basta! Protezione per i nostri alleati curdi».
Per la deputata di France Insoumise, Clémentine Autain, l’estrema-destra sembra aver colpito ancora, quando le alte autorità dello stato prenderanno sul serio queste minacce terroristiche?».
Per il segretario del Ps, Olivier Faure, «ciò che è successo a Parigi deve allertare tutti noi sul pericolo che rappresenta l’estrema destra, dare legittimità al razzismo significa armare gli identitari». La Sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, sottolinea la gravità delle azioni dei «militanti di estrema destra».
Per Sos Racisme, c’è «un clima spaventoso» tra discorsi razzisti sempre più presenti, atti di violenza e presenza di 89 deputati di estrema destra, «e in un clima di questo tipo un personaggio isolato o teleguidato può entrare in azione».
C’è stata anche la reazione di Marine Le Pen, leader del Rassemblement national: di fronte a «un terribile dramma», ha espresso «stupore e emozione dopo la fucilata nel cuore di Parigi, grazie alle forze dell’ordine per il rapido e decisivo intervento».
di Anna Maria Merlo
da il Manifesto del 24 dicembre 2022
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