22F nella metropoli dell’Expo
Mentre i media italiani (ed in particolar modo Repubblica), sempre pronti ad esaltarsi per qualsiasi rivolta in giro per il mondo tranne per quelle che avvengono in Italia, a poche ore dalla mobilitazione No-Tav di oggi si lanciano nella consueta campagna di criminalizzazione e di creazione del “nemico pubblico” con fantomatici documenti di lotta armata ed amenità del genere qualcuno, con ironia ed intelligenza tenta di riportarci alla realtà dei fatti: http://www.autistici.org/spintadalbass/?p=1223
La Val di Susa è ormai un territorio dove la “legge d’eccezione” sembra diventata la norma.
Ogni iniziativa politica viene duramente colpita con cervellotici meccanismi giudiziari.
Nel caso di Claudio, Chiara, Mattia e Niccolò l’accusa (tutta da provare) di aver bruciato un compressore viene trasformata in un pericoloso atto di terrorismo scomodando addirittura l’articolo 270 sexies del Codice Penale.
Ma leggiamolo tutto, questo famigerato articolo, per capire quanto siano grottesche le accuse della Procura di Torino:
“Sono considerate con finalità di terrorismo le condotte che, per la loro natura o contesto, possono arrecare grave danno ad un Paese o ad un’organizzazione internazionale e sono compiute allo scopo di intimidire la popolazione o costringere i poteri pubblici o un’organizzazione internazionale a compiere o astenersi dal compiere un qualsiasi atto o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di un Paese o di un’organizzazione internazionale, nonché le altre condotte definite terroristiche o commesse con finalità di terrorismo da convenzioni o altre norme di diritto internazionale vincolanti per l’Italia“.
Un articolo pensato contro il terrorismo internazionale. Per Al Quaeda e l’attacco alle Torri Gemelli per intenderci.
Che relazione possa esserci in una scala di parallelismo tra un compressore bruciato ed i 3.000 morti dell’11 Settembre 2001 qualsiasi persona razionale ed in buona fede può capirlo…
Ma si sa, siamo in Italia ed il G8 di Genova ha dimostrato egregiamente che qui una vita umana vale meno di una vetrina (assicurata) di una banca.
Oggi a Milano, alle 14 da Piazza XXV Aprile quindi corteo No-Tav.
Un corteo che sfilerà in una metropoli che inizia a porsi le prime pesanti domande sull’Expo dell’anno prossimo.
Una città dove l’opposizione allo “stato d’eccezione” rappresentato dalla politica del “grande evento” sta iniziando ad attraversare consistenti starti popolari come sta dimostrando la mobilitazione No Canal che da ormai 4 mesi, nonostante i tentativi di spaccare il fronte di lotta, sta bloccando i cantieri delle Vie d’Acqua. I due cortei di domenica scorsa hanno dimostrato una disponibilità alla mobilitazione superiore alle aspettative. E la pratica degli “spaventaruspe” sembra si stia diffondendo nei parchi milanesi minacciati da Expo. Vie d’Acqua partite come fantasmagorico progetto di riapertura dei Navigli e finite per essere un costosissimo canale scolmatore per il laghetto dell’Expo che rovineranno i parchi dell’Ovest milanese.
La giornata di oggi coniuga quindi la solidarietà ed il rilancio delle lotte territoriali.
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