No Expo: tutte le ragioni che avreste voluto conoscere
Molte persone in questa città continuano a considerare Expo un’occasione. Un appuntamento a cui non si potrà mancare, un rilancio per l’economia cittadina. Con lo slogan accattivante che fa l’occhiolino alla cultura dell’alimentazione sana e all’ambientalismo di moda, con i colori e i nomi romantici abbinati a progetti devastanti – si pensi al canale scolmatore in cemento che doveva attraversare i parchi cittadini chiamato Vie d’acqua… – Expo sta riuscendo nell’intento di proporsi come vetrina del bello e sostenibile mondo del green che rilancerà l’immagine di Milano su scala mondiale.
E se è francamente difficile non vedere i ritardi clamorosi, le magagne degli appalti, le mazzette, i mafiosi che sbucano ogni volta che si apre una porta della grande Esposizione, non è invece immediato vedere e capire, dietro il velo colorato e i volti sorridenti dei manifesti pubblicitari, cosa sia davvero Expo 2015, e quanto, al di là di come sia stato organizzato e sarà gestito l’evento, su cui pure avremmo molto da dire, sia l’evento stesso a generare dinamiche economiche, sociali e culturali che vanno tutte a discapito di chi già sta pagando a caro prezzo la crisi e a vantaggio dei pochi che su Expo faranno i soldi, quelli veri, legali o illegali che siano
Il lavoro sottopagato e privo dei diritti più elementari, se non addirittura gratuito, la cementificazione di parchi e aree un tempo agricole, il proliferare di nuove, inutili e costosissime strade, le speculazioni finanziarie e immobiliari, l’arricchirsi di pochi con i soldi pubblici, la deroga alle normali regole democratiche, la limitazione di libertà e diritti, sono gli aspetti nascosti sotto il luccichio dell’Esposizione Universale.
Ma è difficile per molti sollevare la cortina dorata e vedere il meccanismo che nasconde. Difficile per chi non ha strumenti di analisi critica della realtà e soprattutto contesti collettivi in cui elaborarli, arricchirli, approfondirli e metterli alla prova dei fatti.
E siccome i contesti collettivi stanno diventando sempre più rari, e viviamo ogni giorno una penosa solitudine nell’affrontare il potere in tutte le sue forme, vogliamo provare in questa finestra a raccontare, per interviste, interventi scritti e video, immagini e parole, quelle esperienze che stanno combattendo una battaglia quotidiana per svelare il mostro, per raccontarne le storture e per denunciarne gli effetti sul territorio e sulle persone. Con un’attenzione particolare a chi, nella costruzione dei propri percorsi di analisi e di iniziativa, ha voluto e saputo darsi un’apertura di orizzonte, allargando il proprio sguardo e il proprio impegno ai contesti non militanti, provando a raggiungere e coinvolgere chi, appunto, avrebbe avuto più difficoltà a leggere i meccanismi e le dinamiche del grande evento
Un’attenzione e una capacità che in parte ci è mancata in moltissime iniziative di lotta e di contestazione a Expo – che pure abbiamo sostenuto -, e che abbiamo invece ammirato in alcuni percorsi, che proprio per questo vorremmo valorizzare e contribuire a diffondere.
Le esperienze che vorremmo raccontare in questa finestra sono quindi quelle che, senza rinunciare alla radicalità della propria critica, hanno saputo programmaticamente darsi una forma e un contenuto comprensibile e condivisibile, hanno provato ad agire il conflitto insieme alla capacità di costruire consenso e apertura, producendo uno scarto rispetto a quell’attitudine alla protezione gelosa della propria identità che a volte ci porta a costruire percorsi minoritari e che, non vista, ci condannerebbe all’irrilevanza.
Siamo pronti: iniziamo con la campagna IoNonLavoroGratisPerExpo. Siamo seri: vi sembra il caso di lavorare gratis per un evento universale che genera affari per miliardi, spostando i soldi dalle casse pubbliche alle tasche di pochi noti? Vi sembra il caso di fare i volontari per una spa? Rifiutare il lavoro gratuito e svelare, nelle scuole e nelle università, la macchina della propaganda, che sta arruolando centinaia di ragazzi e ragazze con la prospettiva di arricchire il curriculum se non addirittura di guadagnare dei like (!) è lo scopo del progetto. Ce lo raccontano in 4 brevi interventi Riccardo, Ilaria, Layla e Sergio.
Per saperne di più, cerca su facebook la pagina IoNonLavoroGratisPerExpo, non è difficile, ha più di 4mila mi piace: forse, per guadagnare like, lavorare gratis per Expo non serve…
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