Fallito golpe in Turchia – Considerazioni a caldo e in ordine sparso
Una premessa necessaria. Nulla di buono verrà da questa strana notte turca, molto simile ad alcune notti italiane tra fine anni ’60 e primi anni ’70. Notti in cui si destabilizzava per stabilizzare. La carceri turche sono piene come non mai, non solo di militanti rivoluzionari, ma anche di pezzi di società civile che si oppongono alla pretesa autoritaria e paranoica di Erdogan. Il Parlamento turco è ormai svuotato di qualsiasi funzionalità e chi, al suo interno, si oppone rischia centinaia di anni di galera con accuse cervellotiche. I militari sono gli stessi che bombardano quotidianamente le città e i villaggi curdi del Sud-Est.
-La Turchia, pur avendo un governo autoritario che fa dell’esibizione della forza e dell’arroganza un must, è in realtà un paese che sta attraversando un grande periodo di crisi causata probabilmente dall’aver sopravvalutato la propria forza sullo scenario internazionale. Il desiderio di essere “LA” potenza egemone del Medio-Oriente non va di pari passo con la capacità politica (e militare) di gestire questa pretesa.
-L’esercito, da sempre bastione del kemalismo e del laicismo (per carità…sempre in salsa autoritaria), è molto cambiato negli ultimi anni. Come prima cosa questo è il primo golpe militare fallito in Turchia. E già questo è un fattore indicativo. I militari inoltre, sembrano essere divisi tra difensori della tradizione di Ataturk, seguaci di Erdogan e adepti del predicatore Gulen, vecchio alleato del presidente e ora suo acerrimo nemico.
-Parlando dello scenario internazionale, la Turchia ha incautamente gettato benzina sul fuoco del conflitto siriano, in funzione anti-Assad, chiudendo spesso un occhio (se non due) di fronte all’espandersi di ISIS salvo poi dover ricalibrare la propria posizione negli ultimi mesi (anche su pressione degli Stati Uniti).
Questa politica incauta ne ha fatto un bersaglio dello Stato Islamico che ha vissuto il cambio di rotta di Ankara come un tradimento.
-Con gli occhi puntati su Damasco, per lungo tempo Erdogan e i suoi non si sono resi contro della rivoluzione che stava avanzando in Rojava. Quando se ne sono resi conto era troppo tardi. Le forze rivoluzionarie della Rojava avevano già ampiamente dimostrato la loro forza politica e militare nello scontro contro ISIS legittimandosi agli occhi del mondo. Un errore clamoroso per chi considera i Curdi come il primo nemico e un pericolo mortale per l’unità della Turchia. Questo però non esclude la possibilità di ulteriori scelte sciagurate di Erdogan e dell’AKP nei prossimi mesi nello scacchiere siriano.
-La Turchia è uscita umiliata dallo scontro con la Russia. L’abbattimento del caccia russo ha provocato una crisi diplomatica di vaste proporzioni. Ankara ha perso un partner economico di primo livello. Nell’immediato ha dovuto chiedere aiuto alla NATO per poi dover indirizzare un’imbarazzata lettera di scuse a Mosca nei giorni passati.
-La feroce campagna anti-curda lanciata nell’Estate scorsa ha sicuramente pagato dal punto di vista elettorale. Le elezioni di Novembre hanno segnato un trionfo per Erdogan. Le strutture politico-militari del movimento curdo sono sicuramente indebolite e la cancellazione dell’immunità parlamentare con lo scopo di distruggere l’HDP è un altro duro colpo per i Curdi. L’idea di risolvere con la guerra la questione curda però dimostra scarsa lungimiranza e non ha mai portato risultati duraturi. Negli scontri a Sud-Est del paese poi, nonostante la pretesa invincibilità dell’esercito turco, sono morti centinaia e centinaia di soldati e membri delle forze di sicurezza.
-Erdogan, pur essendo un politico autoritario e arrogante, gode di un vasto appoggio popolare. Lo hanno dimostrato le decine di migliaia di persone scese in piazza la scorsa notte per opporsi al Colpo di Stato militare. Un ruolo fondamentale nell’organizzare la “resistenza” lo hanno avuto la Polizia (fedelissima al regime) e le moschee che, dall’alto dei minareti, incitavano la popolazione a scendere in piazza. Con questo dato reale vanno fatti i conti.
-Nessuno dei tre pariti nemici dell’AKP in Parlamento ha di fatto preso posizione con forza a favore del golpe.
-Anche in quest’occasione è emersa l’ambiguità della posizione dell’Unione Europea verso la Turchia. Diverse ore sono passate prima che le cancellerie europee prendessero posizione chiaramente sul golpe schierandosi col “governo legittimo”. Quest’ambiguità di fondo si ripete da anni con la periodica e inconcludente discussione sull’ingresso della Turchia nella UE e con l’ultimo accordo miliardario che appalta ai Turchi la “gestione” dei flussi migratori.
-Molti, in Turchia, già iniziano a parlare di un “falso golpe” in stile strategia della tensione italiana con lo scopo di rafforzare la posizione di Erdogan un po’ zoppicante nell’ultimo periodo. Lo scopo sarebbe quello di modificare una volta per tutte la Costituzione in senso presidenziale. Per chi ha memoria le scene di questa notte in Turchia riportano alla mente le immagini di un altro golpe fallito e, in tutto e per tutto simile, quello contro Gorbaciov in un’agonizzante Unione Sovietica nell’Agosto ’91.
-Poco cambierà per i Curdi, gli unici ad avere un progetto progressista in questo scenario fosco. Come scriveva un’attivista curda questa notte: “Sorry friends. I’m too sick too tweet long. Yes there’s a coup ongoing in Turkey. Coups never were good for Kurdish people but neither was AKP”.
-Questa vittoria rafforzerà indubbiamente Erdogan e il suo progetto autoritario, ma i limiti strategici della sua politica restano tutti.
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