G20 Amburgo: nuova ondata di arresti

Siamo quasi a un anno dai fatidici 4 giorni d’inferno che hanno inondato Amburgo durante il vertice G20 e la repressione verso i manifestanti non ha ancora concluso il suo sfogo. Dopo mesi di duri colpi per i movimenti sociali tedeschi, partendo dalla chiusura di Indymedia, passando per arresti, perquisizioni e confische, arrivando al trattenimento in carcere del giovanissimo italiano Fabio Vettorel, anche questa settimana il reparto speciale incaricato nelle indagini per i disordini, il “Soko Schwarzer Block”, non ha fatto sconti attaccando nel cuore delle loro abitazioni diversi attivisti.

Già lo scorso mese i processi repressivi erano proseguiti anche in altri paesi europei tra cui Spagna, Francia, Svizzera e Italia con alcuni arresti preventivi e perquisizioni. Lunedì scorso è arrivato il turno della cittadina tedesca di Gottinga per cui è uscito un mandato di perquisizione, martedì dell’hinterland di Francoforte sul Meno; in totale 13 perquisizioni e 6 mandati d’ arresto. La situazione quindi rasenta l’assurdo se si conta l’ingente dispiegamento di energie e denaro pubblico che la Polizia tedesca ha deciso di incanalare in questa pseudo-vendetta politica per l’imbarazzante dimostrazione di forza dello scorso luglio – lo Spiegel parla di 30 mila agenti impiegati sul territorio del vertice – che però è sfociata nella perdita del controllo della città con interi quartieri occupati dai manifestanti. Citiamo solo alcuni numeri: sono state 41 le sentenze fino ad aprile di cui ben 19 le condanne.

Un trentenne tedesco è stato condannato a 3 anni e 3 mesi, gli identificati sono più di 700. Allo stesso tempo lo stato tedesco ha aperto un’indagine verso 140 casi di violenza da parte della Polizia durante il vertice per cui però non è stata mossa ancora nessuna denuncia mentre i processi contro gli attivisti rischiano di andare avanti oltre il 2020, che per la giustizia tedesca significa un periodo estremamente lungo. E’ di oggi la notizia che l’assessore socialdemocratico di Amburgo Andy Grote, ha annunciato che d’ora in avanti ci sarà un “cambio paradigmatico” verso la persecuzione degli accusati per disordini in piazza e ha intimato nella sua dichiarazione a chiunque voglia protestare di farlo lontano da Amburgo, perché le conseguenze si protrarrebbero a distanza di anni anche per chi non è stato arrestato direttamente in piazza; riporta l’Hamburger Morgenpost.


Così si conclude il primo anno di attività repressiva dal G20, senza però qualche assurdità che nonostante la quantità di processi e arresti vari utili a mascherare l’incapacità diffusa delle forze dell’ ordine non è sfuggita ai giornalisti: BuzzFeed News rivela infatti che la cifra dichiarata, e poi diffusa su tutti i media della Terra, riguardante gli agenti feriti in quei giorni, sarebbe del doppio rispetto a quella reale, dato che tra i molti “feriti” (476 dichiarati) sono rientrate anche persone con problemi cardiovascolari e di idratazione nel periodo dal 22 giugno al 10 luglio 2017, quindi non proprio causati dal corteo del 6 luglio “Welcome to Hell” . Un’ altro scivolone imbarazzante è quello del processo a un ventisettenne accusato di tentato omicidio per aver cercato di abbattere un elicottero in servizio nella notte tra il 7 e l’8 luglio, infatti secondo le dichiarazioni un pilota sarebbe stato colpito all’occhio destro e avrebbe perso la vista per circa dieci secondi per arrivare a perdere 200 metri di quota e quindi mettere a repentaglio non solo la vita dei passeggeri, ma anche dei cittadini residenti nella zona. Queste sono solo alcune cronache di questa interminabile partita, è però accertata la notizia che L’Ufficio federale della Protezione della costituzione, il  “Bundesamt für Verfassungsschutz”,  ha reclinato la denuncia al Tribunale Amministrativo contro i 15 italiani del nord-est fermati e identificati al termine di un corteo dell’ 8 luglio accusati di aver partecipato ai disordini della notte precedente, difendendo così il diritto a manifestare.

I movimenti tedeschi proseguono invece la denuncia contro le violenze e per l’esagerato dispiegamento della polizia con la realizzazione di un film documentaristico che presto uscirà nei cinema tedeschi dal nome “Hamburger Gitter” .

 

Nicolas Seegatz

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