La Cassazione boccia il ricorso di Foodora: ai riders tutti i diritti dei lavoratori subordinati!
La vicenda iniziata nell’ottobre 2016 col primo sciopero dei riders a Torino e che aveva portato al licenziamento di alcuni dei promotori della lotta giunge a un punto di svolta decisiva. Ieri, dopo un lungo percorso processuale, la Cassazione si è espressa dando ragione ai lavoratori e torto all’azienda. La suprema corte ha riconosciuto che ai riders andavano riconosciuti i diritti dei lavoratori subordinati. In questi anni, oltre che nella aule di tribunale, i lavoratori si sono mossi nelle strade per vedere riconosciuti i propri diritti.
Questo il comunicato dei riders:
Importante sentenza della Cassazione che respinge il ricorso dell’azienda e conferma la decisione della Corte d’Appello che aveva stabilito che ai 5 fattorini ex-Foodora, in quanto collaboratori etero-organizzati, andavano riconosciute le tutele della subordinazione.
La sentenza è ancora più importante perché sancisce che ai riders bisogna applicare integralmente la disciplina che tutela i lavoratori dipendenti, come viene indicato anche dal provvedimento legislativo recentemente approvato dal Parlamento, che ha avuto il merito di rafforzare il quadro giuridico e la stessa sentenza della Corte d’Appello del Tribunale di Torino.
Viene finalmente sconfitto l’oltranzismo delle aziende che – mentre ricattano i corrieri con il cottimo, gli algoritmi, il rating e il ranking – vorrebbero far credere ai riders di essere imprenditori di sé stessi e delle proprie miserie.
Le lotte che abbiamo portato avanti fin qui in tutti questi anni cominciano finalmente a dare i loro frutti!
Segnaliamo inoltre che dal 1° febbraio tutti i fattorini (al di là della tipologia contrattuale), come previsto dalla legge, avranno obbligatoriamente diritto all’assicurazione Inail, una storica rivendicazione di tutto il movimento dei riders che rende giustizia ai tanti colleghi morti e infortunati sul lavoro senza avere uno straccio di tutela assicurativa.
Tutto finito? Niente affatto. Ora serve arrivare alla definizione di un accordo collettivo perché questi avanzamenti rischiano di essere minati dall’abuso dei contratti di prestazione autonoma occasionale, vere e proprie armi nelle mani delle aziende per eludere le leggi e calpestare i diritti dei lavoratori, scaricando su di essi rischio e responsabilità di impresa.
Il vento però è cambiato e dimostra di essere dalla nostra parte, dalla parte di chi non si è mai piegato di fronte alla gig economy e alle nuove forme di sfruttamento.
Non ci fermeremo fino a quando queste importanti vittorie non diventeranno patrimonio comune e una conquista di tutto il mondo del lavoro, un mondo del lavoro in cui tutti i lavoratori delle piattaforme possano vedere riconosciuti i propri diritti!
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