Pasqua 2020 – Una via crucis per i riders
Che i riders, in una società precarizzata, siano una delle fasce di lavoratori meno garantite è una cosa nota. L’emergenza Covid19 ha reso ancora più chiari i livelli di sfruttamento e disinteresse di datori di lavoro e autorità varie nei confronti delle vite di questi ragazzi e ragazze. In queste settimane le consegne non si sono mai fermate (con annesse polemiche sulla fornitura delle protezioni) esponendo i riders a ogni tipo di rischio. In aggiunta a ciò va sottolineata la ricattabilità di chi, se non lavora, non mangia. Riprendiamo un comunicato di Deliverance Milano sullo stato della situazione con un impressionante filmato girato in una stazione del ritorno a casa dei riders dopo la giornata di lavoro di ieri.
Milano, un esercito di rider torna dopo una giornata di lavoro. Sono centinaia di ragazzi, migliaia, la maggior parte migranti, che tutti i giorni prendono un treno suburbano per venire a lavorare in città, per poi fare ritorno nelle loro case, dopo il turno serale. Vengono dall’hinterland milanese per lo più, ma anche dalle province limitrofe di Bergamo, Monza e Brianza, Varese, Sondrio, Lecco.
Queste immagini parlano da sole: molti di loro non hanno nemmeno i dispositivi di protezione individuale, costretti a lavorare spesso al limite, al di sotto di ogni standard di salute e sicurezza, senza tutele e senza diritti.
E’ proprio in un momento come questo di emergenza sanitaria nazionale e di allarme sociale generalizzato che decidiamo in che tipo di società intendiamo vivere: una società che lascia indietro gli ultimi scambiando sushi, pizza e patatine come un servizio essenziale, una coccola che qualcuno può concedersi ai danni di qualcun’altro (una società malata evidentemente) o una società in cui le istituzioni sono in grado di garantire il benessere collettivo e la salvaguardia della salute pubblica?
Nessuno deve esser lasciato indietro, dicevamo, ma è passato un mese e niente è cambiato.
Servono risposte immediate e concrete da parte delle società di food delivery che non offrono soluzioni puntuali ai lavoratori, benché la fase sia così delicata. Abbiamo chiesto un incontro tra le parti sociali. Chiediamo che Assodelivery, Prefettura e le amministrazioni territoriali (Regione Lombardia e Comune di Milano) dovranno assicurare l’applicazione dei protocolli e che le nostre richieste, espresse nel documento “10 punti per un delivery al sicuro”, non cadano inascoltate.
Ne va della vita di tutt*, c’è in gioco il nostro futuro.
https://www.facebook.com/deliverancemilano/videos/511309186169710/
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