Partigian* in ogni strada – Sandra, nata antifascista
“Secondo me sono state le donne a dare inizio alla Resistenza…la loro partecipazione fu dovuta a motivi personali; a differenza di molti uomini che scelsero di andare in montagna per sottrarsi all’arruolamento nell’esercito di Salò, nessun obbligo le costringeva ad una scelta di parte; fu anche l’occasione per affermare quei diritti che non avevamo mai avuto, mai come in quei mesi ci siamo sentite pari all’uomo…”.
Onorina e sua sorella Wanda sono figlie di antifascisti: il padre rifiuta di prendere la tessera del fascio e la madre Maria (nome di battaglia Tatiana) fa di tutto per garantire alle figlie un’istruzione che le allontani dal lavoro in fabbrica e le insegni a dubitare della propaganda del regime. A 14 anni inizia a lavorare come impiegata, licenziata nel ’41 per un diverbio politico con il padrone viene assunta in una ditta che produce binari, dove conosce gli operai e impara a distinguere chi è antifascista e chi no; frequenta il Circolo Filologico di Via Clerici, dove impara l’inglese e legge molti dei libri proibiti dal regime, fondamentali per la sua formazione politica.
La fame e la guerra tolgono progressivamente il velo della propaganda, la caduta di Mussolini il 25 luglio 1943 viene accolta con gioia dalla popolazione milanese. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 i tedeschi occupano Milano dando il via ad un’altra guerra: i soldati dell’esercito italiano abbandonano le divise e diventano partigiani, i Gruppi di Difesa della Donna procurano ai gruppi combattenti vestiti, denaro e cibo. Onorina ha il compito di distribuire stampa clandestina, vorrebbe raggiungere una Brigata Garibaldi in montagna ma il comandante Visone (Giovanni Pesce), suo futuro marito, la convince a rimanere a combattere nella sua città.
Nel marzo dell 1944 lascia il lavoro e, con il nome di Sandra, diventa ufficiale di collegamento del 3° Gap “Egisto Rubini”: con la bicicletta trasporta armi, munizioni ed esplosivo, passando spesso in mezzo ai rastrellamenti; le staffette dovevano portare le armi e riprenderle in consegna dopo un’azione, per evitare che i gappisti venissero sorpresi armati e fucilati sul posto.
“C’erano le rappresaglie, ma cosa avremmo dovuto fare? Smettere la lotta? In ogni caso i nazifascisti non avrebbero cessato di fare quello che facevano. Non ho mai provato pena per chi colpivamo. La guerra non l’avevamo voluta noi. Loro ogni giorno fucilavano, deportavano, torturavano. Si dovevano vincere due cose, la pietà e la paura”.
Il 24 giugno del 1944 fa da collegamento tra i gappisti e i ferrovieri durante l’esplosione simultanea di 14 ordigni piazzati nelle locomotive della stazione di Greco.
Il 12 settembre 1944 viene arrestata e incarcerata nella Casa Balilla di Monza, dove subisce ore e ore di torture che le vengono inflitte per farle tradire Visone, ma Sandra non parla, salvando i suoi compagni.
Viene lasciata due mesi in isolamento completo nel carcere di Monza, poi trasferita per soli due giorni a San Vittore e, l’11 novembre, deportata con altri prigionieri a Bolzano. Lei e le altre 500 prigioniere politiche saranno le uniche a non essere mandate in Germania.
Dopo la fuga dei tedeschi e la liberazione di Milano, Onorina decide di non aspettare l’arrivo degli americani, e con altri compagni valica il passo della Mendola sotto la neve, aiutata dai punti di ristoro dei partigiani delle Fiamme Verdi. Da Ponte di Legno prendono un pullman e poi un treno che li porterà il 7 maggio 1945 alla Stazione Centrale di Milano. Mentre dalla finestra di casa guarda i partigiani sfilare vede Visone, che corre ad abbracciare: si sposano il 14 luglio e continueranno a fare politica insieme per tutta la vita.
Onorina Brambilla Pesce è stata Responsabile della Commissione femminile dell’ANPI.
“Si vuole falsificare la Resistenza, lo chiamano revisionismo ma spesso è falsificazione della storia. Noi siamo stati impegnati tutta la vita per difendere la libertà, oggi ho 87 anni, non ho rimorsi, ho un rimpianto ma non voglio parlarne. Quando cala il sole chiudo le persiane perché non amo il buio della notte…”.
Onorina è venuta a mancare il 6 novembre del 2011.
Margherita Fruzza
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