Perché lo show natalizio di Salvini è intollerabile a Milano
Una scampagnata elettorale senza nessuno scrupolo, l’ennesima. Nessun’altra descrizione può accompagnare altrettanto fedelmente il comportamento di Matteo Salvini nella giornata di Natale. L’ex-Ministro dell’Interno e quasi ex-leader della coalizione di centrodestra le prova proprio tutte e questa volta a finire nel tritacarne della sua macchina di propaganda politica sono finiti i “nuovi ultimi”, le persone che sono state impoverite e devastate dalla pandemia Covid.
Tra un giro in mezzo ai senzatetto accompagnato da aspiranti dirigentelli in cerca di un quarto d’ora di celebrità e un viaggio sulla macchina dei City Angels (offerta dal Rotary) a distribuire spese agli anziani con codazzo mediatico a seguito, Salvini ha rilanciato sulle trite e ritrite polemiche sulle chiusure natalizie imposte dal Governo, connotando con del CharityWashing la sua “disobbedienza” al DPCM natalizio. Uscire di casa è giusto, non vorrete mica dire che è sbagliato aiutare i poveri?
La pagliacciata è facilmente svelata ricordando che il volontariato è fin dall’inizio della pandemia un motivo valido per poter uscire di casa. Questo lo sanno benissimo tutte le volontarie e i volontari delle Brigate di solidarietà che si sono attivate dallo scorso marzo nella nostra città, dando una risposta concreta alle difficoltà di decine di migliaia di persone mentre Salvini era impegnato a difendere a spada tratta la criminale Giunta lombarda dalla giusta rabbia delle persone e strombazzare tesi complottiste sulla nascita del Covid-19.
Già, perché anche se il circo mediatico ha spostato la sua attenzione sui colori dei giorni o delle regioni in Lombardia sono morte quasi 25.000 persone, le responsabilità della Giunta lombarda rimangono clamorose e chi ha causato questi disastri è ancora lì. In buona parte grazie alla difesa a spada tratta dei vertici della Lega (il mantenimento del potere in Lombardia è un totem che nessun leghista sarebbe disposto a sacrificare). In sostanza, mentre migliaia di giovani e meno giovani passavano 24 ore su 24 ad aiutare le persone povere, anziane e i senzatetto, la Lega causava i disastri che hanno portato buona parte di quelle persone alla miseria. Mesi dopo, finito l’apice della bufera, i nuovi poveri sono perfetto materiale per rilanciare la propria immagine, in un disperato tentativo di risalire nei consensi degli italiani, che per il Capitone sono in calo da mesi. Una prassi squisitamente leghista, per nulla differente da quella adottata con i migranti attraverso i decreti sicurezza, che avevano solo il compito di marginalizzare ulteriormente i profughi per poi gridare ancora più forte all’emergenza immigrazione.
La differenza sostanziale tra la solidarietà delle Brigate e gli spot salviniani risiede nella diversa centralità dei soggetti coinvolti. Per le Brigate che lavorano sul territorio da mesi un fattore fondamentale é la continuità: l’esigenza é quella di stabilire relazioni solide con le persone aiutate, vittime del Covid e delle ingiustizie cui siamo soggett_ tutt_, e favorirne il riscatto individuale per mezzo di una comunità. Nella comunicazione leghista invece il centro é ovviamente Salvini o il leader locale in questione, non le persone aiutate.
Ritroviamo un meccanismo identico anche nel campo di battaglia che riguarda la sanità, nel quale mai Fontana e Gallera si sono degnati neppure di chiedere scusa, anzi, continuano a propagandare la tesi vergognosa che ci sia stato un “complotto contro la Lombardia”. Tutto questo continua ad avvenire ancora oggi, mentre la pressione sugli ospedali rimane indicibile, ed anche qui la rete delle Brigate ha dato una risposta concreta aprendo la Brigata sanitaria in piazza Baiamonti, dove sarà possibile farsi i tamponi gratuitamente senza dover entrare nella giungla burocratica delle Ats.
È probabile che la destra in futuro provi ancora a contendere il terreno della solidarietà alle associazioni e alle Brigate attive da 10 mesi mentre loro distruggevano tutto. Ricordiamo che é già stato fatto un tentativo di criminalizzare la solidarietà nello scorso aprile, volendo impedire di fatto il volontariato a tutti coloro che fossero vicini ai centri sociali. Ora che a livello nazionale la leadership della Lega scricchiola, il potere sulla sanità lombarda non é solido come prima e su Milano non c é ancora un candidato sindaco che possa contrapporsi a Sala, si prova maldestramente a ricreare un’attivismo territoriale, probabilmente a scadenza programmata per le elezioni. La sfida sarà quella di continuare con le sane pratiche che hanno caratterizzato le Brigate fino ad oggi e al contempo mettere in campo tutti gli strumenti possibili per scoperchiare le contraddizioni di chi i poveri li vuole tali per poi lucrarci sopra più voti possibile.
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