Libertà di movimento: fogli di via a Bologna, a Roma scarcerati attivisti

48e845f0-f895-49cd-9fb0-f65411c0ecb4Tratto da DinamoPress
Divieto di dimora nel capoluogo emiliano per 12 attivisti del Cs Tpo, dell’Asia-Usb e del Cua per gli scontri dello scorso maggio per liberare Piazza Verdi dalla polizia. A Roma invece il Tribunale del Riesame ha tramutato in obbligo di firma gli arresti domiciliari comminati agli attivisti dei movimenti di lotta per la casa per i tafferugli del #31o.

Il 23 e il 27 maggio scorsi la zona universitaria di Bologna veniva attraversata da due manifestazioni determinate per rivendicare l’agibilità politica dei movimenti e l’utilizzo delle piazze della città per manifestare. Il 23 venivano costruite barricate per rendere possibile l’incontro pubblico con i lavoratori della Sodexo in lotta, mentre il 27 la rabbia di centinaia di persone ha cacciato la polizia da Piazza Verdi riconquistandola.

Ora per questi due episodi la Questura di Bologna ha notificato questa mattina 12 fogli di via dalla città ad altrettanti attivisti. Un provvedimento che se da una parte ha il sapore della vendetta per la capacità dei movimenti di rinquistare e far vivere le piazze e le strade in maniera diversa, dall’altra ha l’esplicito intento di allontare questi compagni dalle lotte che portano avanti quotidianamente nel tentativo di indebolirle. Oggi pomeriggio alle 17,00 a Bologna si terrà un presidio fuori la Prefettura.

Invece ieri a Roma si è tenuto il Tribunale del Riesame per i 17 attivisti dei movimenti per il diritto all’abitare, ancora sottoposti a misure cautelari per gli incidenti dello scorso 31 ottobre in via del Tritone. Nel pomeriggio arriva la buona notizia: gli arresti domicialiari a cui erano sottoposti in sette sono stati tramutati in un obbligo di firma giornaliero, confermato un obbligo di firma, i restanti nove sono liberi da ogni restrizione. L’allentamento delle misure cautelari è frutto dello stralcio del surreale reato di “rapina aggravata” che era stato inizialmente formulato dal pm.

Tra una stretta repressiva e un allentamento dell’attenzione giudiziaria, processi e misure cautelari molto pesanti sono l’unica risposta che le istituzioni sembrano in grado di dare alle istanze portate avanti dai conflitti sociali. Un motivo in più per essere in piazza a Roma il 15 marzo prossimo per la libertà di movimento, l’appuntamento è alle 15,00 a metro Piramide per arrivare sotto il Ministero di Giustizia.

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