Fascismo su Facebook – Sentenze discordanti

CasaPound graziata, Forza Nuova condannata.

Quando di parla di certezza del diritto si può star sicuri che non si sta parlando di Italia.

Sì, perché pur essendo eredi del glorioso diritto romano dove tutto è scritto il nostro è anche il paese degli Azzecca-garbugli, delle mille scappatoie alle regole e delle diverse interpretazioni di una frase.

A volte può essere un bene, a volte meno.

Di ieri la notizia della pubblicazione dell’ordinanza emessa dal Tribunale di Roma che respinge il procedimento cautelare intentato da Forza Nuova contro Facebook dopo la cancellazione dei profili social del gruppo di estrema-destra guidato da Roberto Fiore.

Una delle pagine incriminate

L’ordinanza del giudice Silvia Albano è un documento di più di 40 pagine in cui vengono ricostruite dettagliatamente, dopo un’analisi delle norme sia di diritto sia internazionale che italiano, sia le attività di Forza Nuova che i suo scopi politici che il suo retroterra ideologico. C’è una lista piuttosto dettagliata di una serie di pubblicazioni su Facebook da galleria degli orrori: rimandi a Mussolini e alla RSI, accostamenti dell’omosessualità alla pedofilia, odio per i migranti con citazioni dei manifesti propagandistici fascisti della Seconda Guerra Mondiale in cui il soldato yankee negro stuprava la donna italica e tante altre bestialità.

L’ordinanza, in chiusura afferma che:

“I contenuti, che inizialmente erano stati rimossi e poi a fronte della reiterata
violazione hanno comportato la disattivazione degli account dei singoli ricorrenti e delle pagine da loro amministrate tutte ricollegabili a Forza Nuova, sono illeciti da numerosi punti di vista.
Non solo violano le condizioni contrattuali, ma sono illeciti in base a tutto il complesso sistema normativo di cui si è detto all’inizio, con la vasta giurisprudenza nazionale e sovranazionale citata”.

Tutto bene direte voi.

Non proprio perché il 12 dicembre lo stesso tribunale aveva emesso un’ordinanza diametralmente opposta nei confronti di CasaPound redatto dalla giudice Stefania Garrisi.

Come Forza Nuova anche CasaPound, il 9 settembre 2019, si era vista chiudere i profili social su decisione del colosso americano.

Attraverso un procedimento d’urgenza CP si era vista dar ragione e la giudice Garrisi aveva ordinato a Facebook di riattivare le pagine social legate al gruppo di estrema-destra e ai suoi militanti. Questo perché, secondo l’ordinanza la funzione di Facebook è una funzione tutt’altro che privata e perché le pagine chiuse non avevano direttamente incitato a compiere atti illegali.

Facebook si è opposta all’ordinanza presentando reclamo. Toccherà ora al Tribunale in un procedimento non più d’urgenza decidere se i fascisti del nuovo millennio promuovano o meno l’odio in rete.

Una nota interessante è che l’ordinanza contro Forza Nuova sembra essere più dettagliata e completa rispetto a quella che tratta la vicenda di CasaPound (43 pagine per la prima vicenda e 6 per la seconda).

Noi, come MilanoInMovimento, già in tempi non sospetti avevamo sollevato qualche perplessità sul fatto che fosse un soggetto privato, con un giudizio insindacabile e agendo in modo assolutistico, a decidere cosa è corretto e cosa no. Un soggetto privato, ovvero Facebook, che gestisce uno spazio ibrido: giuridicamente privato, ma nei fatti pubblico vista la presenza di milioni di persone sulla piattaforma.

Eravamo stati buoni profeti infatti a ottobre, in relazione all’attacco turco al Rojava, era iniziata l’opera di censura massiccia da parte del colosso di Menlo Park contro i profili di movimento che sostenevano la causa curda. Una censura che aveva colpito anche MiM.

La vicenda non è conclusa. Staremo e vedere le prossime evoluzioni.

 

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