“In piazza. Rabbia e passione”. Il libro fotografico di Dino Fracchia tra passato e futuro

Cosa lega le piazze di ieri e quelle di oggi?

Scenderemo ancora in piazza?

Queste sembrano essere le due domande che fanno un po’ da filo conduttore a “In piazza. Rabbia e passione”. Il libro di Dino Fracchia uscito da pochissimo per Interno4 Edizioni.

Si può dire senza temere smentite che Fracchia è uno dei migliori fotografi che, negli ultimi 50 anni, ha seguito l’evolversi dei movimenti sociali. Lo testimonia anche la ricchezza del suo archivio on-line.

Il libro contiene più di 100 fotografie scattate durante momenti “di piazza”.

Si parte dai “volti antichi” degli operai degli anni Settanta e si finisce coi “volti futuri” dei giovanissimi e delle giovanissime che hanno animato le piazze di Fridays For Future, il movimento per la giustizia climatica esploso in modo fragoroso nel 2019.

In mezzo cinque decenni di società italiana, coi suoi mutamenti e con ciò che si è agitato nelle strade.

All’inizio di ogni capitolo una piccola introduzione opera di chi, i diversi momenti, li ha agiti da protagonista.

Uno dei grandi meriti dell’opera di Fracchia è quella di fare giustizia della frase tanto cara ai vecchi di qualsiasi epoca: “Ai miei tempi…noi eravamo meglio!”. Mai frase fu più ingiusta, noiosa e scontata. Il libro dimostra come, pur nei mutamenti (impossibile paragonare il decennio rosso dei Settanta agli anni Ottanta oppure la radicalità di massa di alcuni momenti del G8 di Genova con quella dell’oggi), le generazioni continuano a scendere in piazza: con motivazioni differenti, con volti differenti, con stili differenti, ma comunque accomunate da due sentimenti potenti: rabbia e passione per l’appunto.

Quando poi capita di conoscere molte delle persone che si sono prestate a scrivere per questo libro e capita di ritrovare e ritrovarsi in molti dei momenti (almeno degli ultimi vent’anni) ripresi dagli scatti di Fracchia inutile negare che si gongola un po’ e ci si sente parte di una narrazione che, in alcuni momenti è a tutti gli effetti quella della Storia con la S maiuscola.

Interessante la presenza di due capitoli dedicati al femminismo: quello degli anni Settanta e quello dei giorni nostri agitato da Non Una di Meno. Le introduzioni sono affidate rispettivamente a Vicky Franzinetti e Carlotta Cossutta. In queste pagine si possono notare le continuità e le discontinuità di una lotta che ormai si sviluppa da decenni.

Altrettanto interessanti i capitoli dedicati ai misconosciuti anni Ottanta, la cui introduzione è affidata nientemeno che al giallista Sandrone Dazieri e al movimento dei centri sociali che viene introdotta da Xina.

Gli anni Ottanta sono la vera e propria attraversata del deserto dopo il crollo delle speranze rivoluzionarie del decennio precedente. Degli anni che noi associamo immediatamente al rampantismo e alla “Milano da bere”, ma che non sono stati privi di momenti di conflitto sociale come quello del movimento pacifista contro i missili nucleari americani a Comiso o quello degli studenti dell’85 (bellissime le foto dei paninari affiancati ai tamarri insieme in corteo) o ancora quello del mitico Anti-Anti (il Coordinamento Antinucleare-Antimperialista) contro le centrali nucleari.

Gli anni Novanta a Milano li associamo immediatamente all’epopea del Leoncavallo, ma in realtà in città si sviluppa una vitalissima rete di soggetti autorganizzata settimanalmente attraversati da migliaia di persone e che troverà il suo culmine nelle giornate del G8 di Genova del luglio 2001.

Le storia degli ultimi quindici anni sono attualità e, per il pubblico di MiM, non sarà difficile ritrovarsi in qualche scatto.

Rispondendo alla seconda domanda che ci siamo posti all’inizio la risposta è sì. Naturalmente sì. Probabilmente mai con le modalità cui siamo abituati, ma con modalità nuove. Mai con le parole d’ordine cui siamo abituati, ma con parole d’ordine nuove. Ma certamente sì! La storia continua!

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