Italiani brava gente? Non proprio!
Il libro di Campbell, “Il massacro di Addis Abeba – Una vergogna italiana” (Rizzoli) fa uscire dalla nebbia, dall’omertà e dall’amnesia il terribile olocausto patito dalla popolazione etiope ad opera del fascismo italiano.
Benito Mussolini sognava di diventare il capo di una grande potenza e nel 1935 aveva deciso di invadere l’Etopia. Gli etiopi non erano preparati ad affrontare un esercito occidentale. Schiacciante era la superiorità militare dell’Italia. L’esercito italiano era attrezzato con carri armati, mitragliatrici e mezzi aerei per bombardare villaggi e soldati etiopi. Nella battaglia di Mai Ceu, Hailé Selassié l’Imperatore dell’Etiopia, subì una sconfitta decisiva che permise all’esercito italiano di occupare Addis Abeba. Pietro Badoglio venne nominato viceré d’Etiopia. Anche il papa Pio XI si congratulò per la vittoria dell’esercito italiano.
Rodolfo Graziani, dopo aver sostituito Badoglio, impose all’Etiopia un regime fatto di repressione, esecuzioni di massa e campi di concentramento. Per la sua brutalità, di cui aveva già dato ampia prova nella repressione della rivolta anticoloniale in Libia, si guadagnò il titolo di macellaio. Appellativo che gli venne affibbiato sia in Libia che in Etiopia lasciando pochi dubbi sulla sua ferocia. Sono stati resi noti certi documenti con istruzioni precise da parte di Mussolini a Graziani con l’ordine di utilizzare armi chimiche e gas asfissianti sui combattenti etiopi e sulla popolazione civile. Altre atrocità commesse nel periodo dell’invasione e della occupazione dell’Etiopia sono state: il massacro di civili, la distruzione dei villaggi e la pena capitale che comprendeva fucilazione, impiccagione, scuoiamento delle persone vive e decapitazione. Intere famiglie venivano bruciate nelle loro capanne con l’uso dei lanciafiamme.
La strage compiuta dagli italiani nel 1937, durante la cerimonia delle elemosine nel Palazzo del Governo generale, fece più di 5.000 vittime. Dopo il discorso di Graziani e l’esplosione di alcune granate lanciate contro il palco, i soldati, gli ascari, i carabinieri e le camicie nere iniziarono a sparare sulla folla. Le mitragliatrici sparavano anche dai balconi del palazzo. La violenza proseguì con la caccia all’etiope sia all’interno che all’esterno del palazzo. Anche i civili italiani, armati di bastoni e mazze ferrate, parteciparono all’uccisione e al saccheggio degli etiopi.
Il Comando superiore dell’esercito impose il coprifuoco su Addis Abeba. Soldati e camicie nere fecero irruzione nelle case picchiando e arrestando tutti gli uomini abili e quelli che opponevano resistenza. Intanto la Regia aeronautica bombardava le zone periferiche della città. Gli etiopi arrestati vennero condotti negli edifici trasformati in prigioni. Guido Cortese, federale del Partito Fascita, concesse carta bianca per attuare la repressione degli etiopi. Il terrore si scatenò per le strade di Addis Abeba. Ogni mezzo venne utilizzato per uccidere uomini, donne e bambini.Durante la notte la furia degli italiani continuò con saccheggi e roghi. Per incendiare le case vennero usati kerosene, benzina e lanciafiamme. Chi tentava di sfuggire alle fiamme veniva ucciso a colpi di bombe a mano.
Le aggressioni, le uccisioni e i roghi nelle strade e nelle case durarono tre giorni. Per raccogliere i cadaveri vennero usati autocarri militari; i corpi erano così tanti che non ci fu sepoltura ma una cremazione di massa. Il massacro terminò solo quando giunse da Roma l’ordine di far cessare le rappresaglie. Moltissimi etiopi impauriti lasciarono la città di nascosto, molti uomini lo fecero con l’intenzione di unirsi alle file della Resistenza.
Tutti i sospettati dell’attentato del 19 febbraio 1937 vennero uccisi nella massima segretezza e non fu permesso ai famigliari di recuperare i cadaveri per la sepoltura. La repressione degli italiani si accanì anche sulla popolazione istruita con l’intento di eliminare la classe intellettuale del paese occupato. Questa era una direttiva approvata a Roma e perseguita da Graziani in Etiopia. L’obiettivo degli italiani era quello di consolidare la conquista dell’Impero. Il massacro di Addis Abeba, che fece circa 30.000 morti, venne subito insabbiato dalle autorità italiane. Graziani fu destituito e rimpiazzato dal Duca d’Aosta.
Nel giugno del 1940 Mussolini dichiarò guerra alla Gran Bretagna e alla Francia e nel 1941 gli alleati appoggiarono l’esercito etiope per liberare Addis Abeba dall’occupazione italiana. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale il governo etiope cercò di perseguire e punire i responsabili dei massacri, ma il tentativo fu vanificato dagli ostacoli posti dalla Gran Bretagna. A differenza della Germania, l’Italia non subì mai un processo pubblico per i crimini commessi nella sua guerra di espansione. La rimozione è stata totale e nessuno ha mai pagato per lo sterminio commesso.
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Fate bene a rendere note queste cose, togliendo l’illusione che il Regime di allora aveva creato