Le avventure (notturne) di Bordiga a Berlino
Berlino. Anni Venti. Tutto in una notte.
“Sai cosa diceva Il’ič di Iosif Vissarionovič Džugašvili?
Stalin, diceva, è un Gengis Khan che ha letto il Capitale”
(Nikolaj Nikolaevič Krestinskij,
ambasciatore sovietico a Berlino
rivolto ad Amedeo Bordiga)
“Per avere un buon partito basta poco:
due o tre bravi teorici,
qualche buon organizzatore
e il maggior numero di mascalzoni intelligenti…
più ce ne sono, di mascalzoni,
e meglio è!”
(Vladimir Il’ič Ul’janov detto Lenin)
Cosa accomuna un comunista napoletano, un rivoluzionario polacco, un cekista ucraino, un astronomo olandese, due tagliagola georgiani, un ambasciatore sovietico, una cabarettista berlinese, un giornalista americano, un poliziotto prussiano, un investigatore montenegrino, un mistico armeno e un legionario fiumano?
Niente! Direte voi ridendo per questo incipit che sembra un po’ una barzelletta.
Vi sbagliate di grosso!
Tutti sono accomunati da almeno tre elementi.
Il luogo fisico, ovvero Berlino, la città dove si svolgono le avventure narrate.
Lo spazio temporale in cui avvengono gli incontri, ma soprattutto gli scontri dei personaggi, ovvero una movimentatissima notte berlinese degli anni ‘20.
Il “motore immobile” dell’intera vicenda è rappresentato da un misterioso carteggio riservato che vedrebbe coinvolti nientemeno che Bismarck e Marx, due giganti del secolo che precede i fatti narrati.
Questo e molto altro potrete trovare nel libro di Diego Gabutti “Un’avventura di Amedeo Bodiga – Noir a Berlino” ri-pubblicato da Milieu edizioni dopo essere uscito una prima volta nel 1982 per Longanesi.
Dobbiamo confessare che se non fosse stato per l’azzeccatissima copertina, una celeberrima foto di Stalin che sorridendo fa il gesto del “marameo” (ma potrebbe essere pure una pernacchia!), non sappiamo se saremmo stati colpiti al punto di acquistare questo snello giallo politico-storico di 242 pagine.
Lo abbiamo fatto e il risultato non ci ha deluso.
Il primo pezzo forte è l’ambientazione. In qualche modo questo libro potrebbe essere il prologo inconsapevole di Babylon Berlin poiché anche qui la capitale tedesca assurge al ruolo di assoluta protagonista. L’anno però non è il 1929, bensì il 1926. Ma il fascino è lo stesso.
Ma cosa c’entra Amedeo Bordiga con la Berlino del ’26?
C’entra! Troviamo quello che è stato uno dei protagonisti della scissione socialista del 1921 e della fondazione del Partito Comunista d’Italia ospite nella capitale tedesca e appena reduce dalla sconfitta all’interno del congresso clandestino del partito tenutosi a Lione (i fascisti avevano già preso il potere e dichiarato fuorilegge gli altri partiti) dove lui e la sinistra erano appena stati messi in minoranza dalla corrente centrista di Gramsci e Togliatti più fedele alle direttive di Mosca.
Bordiga è in attesa di partire appunto per Mosca dove parteciperà all’Esecutivo allargato dell’Internazionale Comunista poco prima di essere arrestato e inviato al confino dopo il suo ritorno in Italia.
Ed è proprio in questa momento storico che inizia l’avventurosa e turbinosa notte di Bordiga e di tutti i personaggi in qualche modo straordinari che incontrerà nella sua avventura.
L’elemento scatenante di tutto sarà appunto un fantomatico carteggio segreto tra Otto von Bismarck, dominus assoluto della politica prussiana di metà Ottocento, e uno squattrinato ma già famosissimo Karl Marx, teorico della lotta di classe e della dittatura del proletariato.
Ma ancora una volta…cosa potrà accomunare il mastino della realpolitik tedesca e il profeta della rivoluzione? Se siete curiosi lo scoprirete leggendo il libro.
Vi basti sapere che ciascun personaggio cercherà in qualche modo di mettere le mani sul maledetto carteggio…
Tutto in una notte dicevamo. Sì, perché i fatti narrati hanno luogo tra il tramonto e l’alba. I personaggi si scontrano ferocemente, ma con una certa eleganza, fatalismo e ironia. Come se fossero tutti più o meno consapevoli di essere solo le marionette in un immenso teatro dove ognuno deve recitare la sua parte.
Tutti si inseguono, si azzuffano, si sparano più e più volte, ma con una certa galanteria e bon ton. Della serie: “Niente di personale amico!”. Tant’è vero che, nonostante tutto, nella notte infinita di Berlino nessuno dei protagonisti perderà la vita, a differenza che nell’Europa di cui essi rappresentano in qualche modo varie sfaccettature politico-culturali, dove sono state, vengono e verranno versate tonnellate di sangue.
Il ritmo dell’azione è velocissimo e i dialoghi, per essere un giallo dei primi anni ’80, molto moderni.
Ma la cosa eccezionale è che, tra una sparatoria e un duello, i protagonisti si lasciano andare a profondissime dissertazioni politico-filosofiche.
Tutto lo svolgimento dei fatti ha poi una suggestiva base teorica. Si parte da un testo del 1854 scritto dal rivoluzionario libertario francese Ernest Coeurderoy per sostenere la tesi che la rivoluzione proletaria, se messa in mano al popolo russo, non potrà che fallire producendo un fiume di sangue. Il titolo di questo libro è, non a caso: “Hurrah!!! ou la Révolution par les cosaques” ovvero “Hurrà!!! O la Rivoluzione (fatta) dai cosacchi” il cui incipit spiega già tutto:
“Il n’y aura plus de Révolution tant que les cosaques ne descendront pas!”
Alla fine tutto si accomoderà con una furbesca soluzione “all’italiana”.
Ma la narrazione non si concluderà a Berlino, bensì a Mosca, dove vedremo Bordiga impegnato in una feroce litigata da far tremare i polsi nientemeno che con Stalin! Siamo infatti negli anni in cui, morto Lenin nel ’24, si sta accendendo il durissimo scontro all’interno del Partito Comunista sovietico che porterà alle sanguinose purghe degli anni ’30. La tanto attesa rivoluzione planetaria non è scoppiata e l’Unione Sovietica, circondata com’è da nemici, si sta chiudendo in se stessa con l’elaborazione della teoria del socialismo in un solo Paese.
Per chi è appassionato di filosofia politica e amante degli anni ’20 una lettura da non perdere!
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Sinceramente, avendo studiato Das Kapital all’Università, con il Prof. Claudio Napoleoni, dubito fortemente che Stalin si potesse districare con la matematica contenuta in quei libri, che tutti i comunisti hanno sempre citato di fantasia e quasi nessuno ha letto realmente. Stalin avrà adottato il solito stratagemma: avrà fatto scrivere un testo scientificamente corretto da un professore “compagno” e poi lo avrà firmato lui. Come farà nel 1969 Aldo Brandirali, operaio dell’Alfa Romeo, alla guida dell’Unione dei Comunisti Italiani (marxisti-leninisti). Firmerà una critica del capitalismo scritta in realtà da un giovane professore di Economia e Commercio di Roma, che diventerà un luminare dell’Accademia dei Lincei. Mao tre-dong sicuramente si avvarrà di qualche grande economista, magari professore a Oxford. Lui sosterrà che “più libri si leggono, più si diventa stupidi”.