CasaPound, la morte del partito

Per oltre un mese sul partito-movimento CasaPound Italia (CPI) era calato il silenzio. Dopo il risultato elettorale fallimentare del 0,33% alle elezioni europee di fine maggio 2019 c’erano sì state alcune manifestazioni dei fascisti, ed il festival Tana delle tigri 11, svoltosi a Roma il 22 giugno, ha fatto segnare una buona partecipazione. Ma i canali mediatici abituali dei “fascisti del terzo millennio” erano stranamente rimasti orfani, mancavano i soliti annunci spocchiosi ed anche le apparizioni degli esponenti risultavano alquanto titubanti. Dal 27 giugno ne conosciamo il perché: CasaPound conclude la sua esperienza partitica.

Gianluca Iannone, presidente di CasaPound Italia: “In seguito all’esperienza delle ultime elezioni europee e al termine di una lunga riflessione sul percorso del movimento dalla sua fondazione a oggi, CasaPound Italia ha deciso di mettere fine alla propria esperienza elettorale e partitica”.

Il partito è morto, viva il movimento

Contemporaneamente lo stesso Iannone annunciava: “La decisione di oggi non segna affatto un passo indietro, da parte del movimento, ma anzi è un momento di rilancio dell’attività culturale, sociale, artistica, sportiva di Cpi, nel solco di quella che è stata da sempre la nostra identità specifica e originale”. E minacciava: “Sarà anche un’occasione per tornare a investire tempo ed energie nella formazione militante, particolarmente essenziale, dati i nuovi pruriti liberticidi della sinistra”.

Il segretario di partito di CasaPound Italia, Simone di Stefano, circa la decisione di abbandonare l’attività partitica, spiegava: “Confondere la politica con le elezioni è un grande errore. Ci saranno ancora cortei di CasaPound, manifesti di CasaPound, proposte politiche di CasaPound, azioni di solidarietà per gli italiani, azioni mediatiche di contrasto al globalismo, controinformazione, iniziative culturali, gruppi sportivi, medicina sociale, volontariato, protezione civile, l’esaltazione del ricordo degli italiani che si sono sacrificati per donarci una nazione, l’amore infinito per la nostra ITALIA”. Aggiungendo: “CasaPound farà ancora più politica, e vuole tornare ad essere quell’avanguardia che ha dettato i temi e le parole d’ordine del sovranismo italiano”.

Commento:

In un primo momento questa decisione non certo ortodossa di CasaPound Italia può essere spiazzante. Tuttavia si tratta della realizzazione, logica e coerente, del desiderio dei “fascisti del terzo millennio” di continuare ad avere un ruolo anche in futuro nella società e nella destra italiana. Sicuramente, dopo il ridicolo risultato delle europee di maggio, si sono fatte largo sentimenti di disillusione, frustrazione e stanchezza. Ma questo stato d’animo non sarà stata la ragione determinante per la decisione di interrompere l’attività partitica. Lo stesso 26 maggio infatti CasaPound aveva vinto 63 cariche grazie alle elezioni amministrative in varie regioni italiane, portando così il numero totale dei propri consiglieri comunali a poco meno di 100. Anche il bilancio complessivo di CasaPound negli anni passati è di tutto rispetto: partita con lo 0,14% delle elezioni romane del 2013, a marzo 2018 è stata capace di raccimolare il 0,95% (equivalente a 312.398 elettori). L’appoggio a favore del Blocco Studentesco nelle scuole è raddoppiato nel periodo dal 2015 al 2017, giungendo a 56.000 voti. Dal 2013 il numero di sedi partitiche è triplicato a oltre 140, mentre il numero degli iscritti secondo le cifre diffuse da CPI sarebbe quadruplicato a 20.000 persone. Col Primato Nazionale da due anni CasaPound dispone di un proprio mensile e con Altaforte, da un anno, anche di una casa editrice. Il marchio d’abbigliamento Pivert nel frattempo è cresciuto totalizzando 14 punti vendita in tutta Italia, e non c’è paese europeo dove le arti marziali — e soprattutto le Mixed Martial Arts (MMA) — sono talmente pervase da organizzazioni fasciste come in Italia. A fronte di un tale bilancio, CPI avrebbe certamente potuto sopportare il cattivo risultato delle europee come un contraccolpo temporaneo. Caparbietà e grinta non sono certo caratteristiche che ai fascisti mancano.

C’è da presupporre — e le affermazioni di CasaPound vanno interpretate in questo senso — che le motivazioni per l’abbandono dell’attività di partito vanno ricercate nelle radici movimentiste di CPI.

Un movimento che ha come obiettivo la trasformazione della società in senso fascista tramite il raggiungimento di un’egemonia culturale e sociale, non necessariamente deve incamminarsi sulla via parlamentare. Le diverse fazioni interne del movimento-partito si saranno certamente confrontate su questo punto. Quanto giovamento e quali danni può provocare l’impegno nei parlamenti? Discussioni simili sicuramente ci saranno state già nel 2012, quando CasaPound decise di fondare un partito. Questa volta invece la decisione è quella del ritorno alla strada.

Una delle ragioni per l’abbandono dell’attività di partito potrebbero essere gli attuali rapporti di forza fra i partiti di destra. Oltre 5 anni fa era stata CasaPound Italia, da partito di recente fondazione, aveva funto da rete, intermediario e testa di ponte per la diffusione dei leghisti verso il (fino allora tanto disprezzato) meridione. Ne era nata una situazione che giovava sia a CPI che alla Lega. Ma l’alleanza “Sovranità – prima gli italiani” del 2014/15 non ebbe lunga vita. Con il suo nuovo programma che comprendeva tutta l’Italia e una rotta simile a quella del Front/Ressemblement National la Lega sotto Salvini era riuscita a canalizzare e concentrare su di sé il razzismo e lo sciovinismo di classi sociali e ambienti differenti. A marzo 2018 quadruplicava il proprio risultato a livello statale del 2013, raggiungendo il 17% dei voti, e il risultato del 34,4% alle europee di maggio rappresenta addirittura la quintuplicazione del risultato del 2014. Al contempo Fratelli d’Italia, partito fascista nato dalla costola destra del Popolo della Libertà (PDL) sotto Giorgia Meloni, a marzo 2018 entrava nel parlamento italiano con il 4,37% e in quello europeo con il 6,5%. E anche Forza Italia, il cui presidente Silvio Berlusconi, ex membro della loggia di estrema destra “Propaganda Due”, aveva preparato durante gli ultimi 25 anni gli attuali sviluppi politici con la sua attività de-tabuizzante del fascismo, nonostante forti perdite riusciva a racimolare ancora il 13,98% alle europee. Nel 2013 aveva raccolto il 21,56%.

Attualmente la destra italiana definisce il clima, la rotta e il ritmo della politica italiana. Il Movimento 5 Stelle, liberalista e populista, nella coalizione di governo è indebolito e il Partito Democratico, socialdemocratico, che a marzo 2018 alle politiche aveva raggiunto il 18,74% e a maggio 2019 nelle europee il 22,69% è più occupato dal suo tramonto che con progetti costruttivi di società e la loro attuazione.

Della destra parlamentare italiana CasaPound rappresenta(va) la parte più trascurabile. Fatta eccezione per Bolzano, negli oltre 30 consigli comunali in cui era rappresentata non aveva alcuna importanza. Né si trovava nella posizione di avanzare richieste con una qualche prospettiva di successo, né di codecisione. Con un futuro da partito elettivo CasaPound  sederebbe al tavolino delle destre, farebbe lavoro amministrativo nei consigli comunali e si batterebbe per un minimo di potere e un po’ di influenza, soldi e poltroncine. Si sforzerebbe di essere sempre un po’ più fascista dei suoi fratelli maggiori, la Lega e Fratelli d’Italia. CasaPound Italia metterebbe forza, energia e risorse nel lavoro parlamentare, perderebbe carisma in dibattiti senza colore e senza successo e dovrebbe accettare compromessi al ribasso. Nel migliore dei casi sarebbe un’appendice di attori di destra più importanti di lei. L’irrilevanza guasterebbe all’immagine che i membri e i simpatizzanti hanno di CasaPound, la base si vedrebbe tradita e la parte movimentista se ne andrebbe, indebolendo il partito in modo duraturo. Insomma, il partito movimento si trasformerebbe in un normalissimo partito con poche possibilità di successo. Un partito che misurerebbe il proprio aumento di potere in poltrone conquistate e prenderebbe decisioni secondo interessi dettati dall’egoismo.

Inoltre CasaPound Italia sulla sua via parlamentare sarebbe percepita come forza compromessa e statista, che durante le future crisi del capitalismo non avrebbe più credibilità in quanto al suo atteggiamento nazional-rivoluzionario e alla sua opposizione fondamentale.

Oltretutto CasaPound Italia sarebbe un bersaglio facile per attacchi politici da parte di forze democratiche e di sinistra. Le sue occupazioni illegali la discreditano come partito e la rendono attaccabile. Un tentativo di andare proprio in questa direzione viene attualmente portato avanti da un’iniziativa per lo sgombero della sede principale in via Napoleone III. “Insieme in Rete” ha raccolto oltre 50.000 firme su change.org per mettere fine all’occupazione nella Capitale italiana.

È difficile opporre resistenza adeguata a tali iniziative antifasciste avendo un ruolo partitico. Proprio per quanto riguarda la sua sede principale CPI dipende poi dalla clemenza del ministro degli interni Matteo Salvini ed è quindi ricattabile dalla Lega. Vista la decisione presa dal Comune di Roma è solo il Ministro degli Interni a proteggere l’immobile di via Napoleone III evitando, finora, lo sgombero.

Considerato ciò, la permanenza sul livello partitico è una cattiva opzione. L’accesso minimo a potere e prebende non compensa le prospettive complessive, che sono negative.

CasaPound può mantenere e ampliare la sua rilevanza e il suo potere solo sul campo delle attività extraparlamentari, da movimento. Qui dispone di esperienze, accessi, risorse e personale. Qui può posizionarsi come opposizione fondamentale, come ispiratrice e motore per posizioni di estrema destra, strappando concessioni ad altre forze di destra e venendo percepita come un’alternativa coerente ed integra dai propri seguaci. Oltre le restrizioni e i limiti del parlamentarismo per CasaPound sono possibili molte più forme d’azione transfrontaliere, illegali e violente, che con la poca repressione che c’è da aspettarsi dal governo di destra sono anche più facilmente attuabili. Che ci sia da aspettarsi una “formazione militante” contro forze democratiche e di sinistra scomode, Gianluca Iannone lo ha già minacciato. Invece di investire tempo ed energia nella costruzione e nell’ampliamento, ma anche nel lavoro quotidiano del partito, verrebbero ampliate e riattivate le proprie organizzazioni di base. Così CasaPound nella prossima crisi economica potrebbe offrirsi come una destra “anticapitalista” e alternativa non compromessa, che dispone di un sistema ben funzionante di organizzazioni sociali e caritevoli. Da questo punto di vista il ritorno alla politica di strada è quasi d’obbligo, imprescindibile per la sopravvivenza del modello di CasaPound Italia.

Che molti membri non fossero d’accordo con questa decisione lo si evince dalle affermazioni di Andrea Bonazza, coordinatore CPI in Sudtirolo. Nel Consiglio comunale di Bolzano siedono tre consiglieri di CasaPound. Col 6,7% nel 2016 erano entrati nel consesso Andrea Bonazza, Maurizio Puglisi Ghizzi e Sandro Trigolo. Secondo il quotidiano “Alto Adige” CasaPound dispone di 250 membri iscritti e 90 attivi, con due sedi locali del partito. L’anno prossimo CasaPound voleva ripresentarsi alle elezioni. Un’opzione per la quale molti seguaci locali di CPI si erano già preparati. Bonazza: “Mi dispiace molto se qualche nostro simpatizzante non comprenderà la nostra scelta […] ma per noi che in questa comunità militante sputiamo quotidianamente sangue e sudore per una battaglia maggiore, di destino e tesa alla Vittoria, è la decisione più giusta che si poteva prendere. E adesso, ancora più di prima… Avanti tutti!”.

Rimane da vedere cosa sarà dei circa 100 seggi comunali di CPI e quali sedi CPI sarà in grado di mantenere attive. E anche come CPI riuscirà a gestire la trasformazione. Resta però da constatare che CPI ha nuovamente dimostrato la sua competenza nell’azione politica e strategica prendendo una decisione coerente dal proprio punto di vista, un ammonimento che la sua forza politica non va sottovalutata.

da www.osservatoriorepressione.info

Heiko Koch

Traduzione: BBD

Heiko Koch vive e lavora in Nordrhein-Westfalen (Germania). È cofondatore e autore di varie riviste antifasciste, autore di libri, redattore di ricerche in internet, teamer e docente contro la destra.

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