Il MES, un pacco o un pacchetto?

Il MES, Meccanismo Europeo di Stabilità è un’organizzazione internazionale e funziona come un fondo finanziario per la zona euro dell’Europa. Istituito nel marzo del 2011 ha agito per far rispettare le scelte di politica economica a tutti i paesi aderenti. Una caratteristica del MES è quella dell’immunità; i suoi beni e patrimoni godono della dispensa da ogni forma di processo giudiziario e i membri del personale sono immuni da procedimenti legali per ogni atto inerente alla loro funzione. ll MES resta quindi al di sopra di ogni forma di controllo e di giustizia.

Il MES, nel caso di un Paese in difficoltà economica, è quindi una istituzione che funziona da prestatore di ultima istanza. Ci chiediamo perché far nascere il MES quando esiste già la BCE (Banca Centrale Europea)?

In questi ultimi mesi del 2019 abbiamo assistito ad un acceso dibattito sulla riforma del MES e un conclusivo voto alla Camera e al Senato. La riforma prevede che gli strumenti a disposizione del Meccanismo Europeo di Stabilità siano utilizzati non solo per la risoluzione delle crisi degli Stati ma anche di istituzioni bancarie e finanziarie. La prospettiva diventa quella di creare un cordone sanitario intorno ai paesi in difficoltà per proteggere sopratutto l’area euro.

In una situazione critica il singolo Stato potrà richiedere l’intervento del MES che, custode della stabilità finanziaria dell’Eurozona, imporrà le sue condizioni e coordinerà il salvataggio. Se il paese in difficoltà rientra in certi requisiti verrà aiutato con condizioni “semplificate”, altrimenti scatteranno le condizioni “rafforzate”. I requisiti fondamentali per l’intervento del MES sono: procedure di disavanzo eccessive e rispetto dei parametri di Maastricht.

I rischi per un paese in difficoltà (talia o altro) diventeranno maggiori e pericolosi. Nel primo caso, la Precautionary Conditioned Credit Line, lo Stato deciderà da solo gli interventi per ottenere la linea di credito, nel secondo caso, la Enhanced Contditions Credit Line, le condizioni per la ristrutturazione del debito dovranno essere negoziate con la partecipazione di Commissione Europea, MES e BCE. Ardua condizione per un paese debitore.

Siamo proprio sicuri che la Troika (Commissione Europea, MES e BCE) non operi indipendentemente dalle richieste degli Stati? Per “salvare l’Europa” la super Troika sarà sicuramente pronta ad obbligare ogni Paese a prendere misure per fronteggiare la situazione economica e finanziaria. La Grecia insegna.

Ogni Paese ha i suoi interessi che sono difficilmente compatibili con quelli di altri. Come far coincidere gli interessi economici e finanziari dell’Italia con quelli dell’euro e dell’Eurozona? I tedeschi e i francesi, nella crisi della Grecia, hanno dimostrato di essere furbi, hanno pensato in primo luogo a salvare le loro banche esposte verso quel paese.

L’Italia è da anni un contribuente netto del bilancio UE e per il MES si calcola una partecipazione che potrebbe arrivare a 125 miliardi. L’articolo 10 del Trattato prevede che possa essere richiesto ( a discrezione del Consiglio d’Amministrazione dove non siede neppure un italiano) di incrementare il capitale del fondo, quindi nuovi miliardi da sborsare. Il MES potrà svuotare le casse degli Stati infischiandosene delle proteste dei cittadini.

Quando i singoli Parlamenti nazionali ratificheranno il MES, questo trattato internazionale diventerà prevalente rispetto alle legislazioni nazionali e addio ad un altro pezzo di sovranità.

L’Unione Europea è nata come un’operazione mercantile e finanziaria. Sono gli stessi principi che guidano i tecnocrati europei ad esigere questa riforma del MES. A Bruxelles se ne fregano delle regole della democrazia e marciano dritti verso il rafforzamento del loro potere attraverso questa costruzione illegale.

Per queste semplici considerazioni non possiamo definire la riforma del MES come vantaggiosa per l’Italia e quindi la consideriamo inaccettabile.

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