Inizia la sperimentazione del taser (in attesa di pene più dure…)

Come preannunciato a Marzo è arrivato al dunque il percorso per la sperimentazione del taser ovvero una pistola capace di rilasciare una potente scossa elettrica in grado di immobilizzare per alcuni secondi le persone che ricevono la scossa.

La sperimentazione inizierà in 11 città: Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Catania, Padova, Caserta, Reggio Emilia e Brindisi. E sarà affidata a Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza.

Leggendo le linee guida del Dipartimento della Pubblica sicurezza emesse per normare l’utilizzo del taser si nota una certa cautela, paradossalmente molto superiore a quella di una buona fetta delle forze politiche che stanno egemonizzando il dibattito pubblico in Italia in questo periodo spingendolo drammaticamente a destra (leggi Lega e Fratelli d’Italia).

Questo tipo d’arma è già stata più volte contestata dall’ONU e da Amnesty International per la sua pericolosità e per il rischio di causare la morte di alcuni soggetti fragili.

Mentre quindi le alte gerarchie degli apparati repressivi sembrano muoversi con una certa circospezione c’è già chi, come il nuovo Assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia, l’onnipresente Riccardo De Corato si è detto entusiasticamente disposto a dotare le forze di Polizia Locale della nuova arma. E che il sogno della Lega sia trasformare le varie polizie locali in strumenti nelle mani dei sindaci un po’ sul modello degli Stati Uniti dove ogni città ha la sua polizia e il suo sceriffo è cosa nota.

Come se non bastasse è di pochissimi giorni fa la presentazione a Palazzo Madama di un disegno di legge targato Fratelli d’Italia che prevede di aumentare in modo spropositato le pene per chi si rende responsabile dei reati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale.

Il presupposto, ovviamente falso, è che chi si oppone agli uomini in divisa, riesce sempre a farla franca. Perché quindi non aumentare in modo spropositato i minimi di pena così da far finire in carcere una persona già alla prima condanna?

Al di là della facile e becera propaganda per raggranellare un po’ di consenso non è chiara una cosa… Se una persona accusata di un reato tutto sommato minore come resistenza a pubblico ufficiale rischia dai 4 ai 10 anni di carcere chi viene accusato di reati molto più gravi cosa dovrebbe rischiare?

Fa riflettere il fatto che una serie di iniziative intraprese sull’onda della tolleranza zero e che ci avvicinino a grandi passi al modello autoritario ormai di moda nell’Europa dell’Est (ma anche in Turchia) passino praticamente sotto silenzio, nell’ormai abituale stato di letargo (quando non è aperto e plaudente consenso) dell’opinione pubblica.

Questo lo stato dell’arte in questa Estate 2018.

 

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