Lega: spostare l’attenzione dal disastro sanità verso il terrorismo islamico

Per la Lega, la liberazione di Silvia Romano è capitata nel momento peggiore da un anno a questa parte per il partito di Salvini e paradossalmente gli fornisce un salvagente per non sprofondare ulteriormente.

I dati degli ultimi mesi raccontavano di uno spostamento verso il basso del gradimento dell’elettorato, che aveva raggiunto il 34,3% in occasione delle ultime europee, poi c’è stato il suicido politico nell’agosto 2019 e da quel momento è stata una lenta ma inesorabile discesa, la pandemia Coronavirus ha velocizzato questa discesa, perché ha messo la Lega nell’angolo delle questioni generali sulle quali Salvini apriva abilmente la polemica sul suo terreno, mentre il problema reale si spostava inevitabilmente sulle questioni sanitarie e di gestione della crisi, per far fronte sia alle misure di contenimento del virus sia per tamponare la crisi economica nella quale milioni di persone in futuro andranno incontro.

Argomenti che non potevano essere affrontati con il solito metodo della rissa politica, perché il momento chiedeva soluzioni più concrete, cosa che non è mai stata nelle corde della Lega incapace di presentare proposte precise ma lavorando con la pancia di chi deve trovare un capo espiatorio per giustificare le proprie incapacità e fallimenti.

Per questi motivi ha colto la liberazione di Silvia Romano per scatenare la consueta formula dell’odio verso i migranti e le loro religioni, in un assioma che vede migranti/Islam/terrorismo come un unico nemico da combattere con tutti i mezzi e per tenere a se il suo elettorale.

La struttura della Lega dalla sua nascita ricalca il modello del partito leninista, chiedo scusa se uso questa definizione, ma serve per comprendere a fondo le modalità organizzative e di comunicazione.

Non a caso la gestione organizzativa è passata anche nelle mani di persone discutibili o che aveva passato nella cosiddetta sinistra extraparlamentare degli anni ’70, Maroni insieme ad altri uscivano da Democrazia Proletaria, altri dal vecchio PCI, fino a Roberto Sandalo (ex-militante di Prima Linea e pentito – ndr) che negli anni Novanta si avvicina alla Lega con mansioni all’interno delle Camicie Verdi organizzazione paramilitare del partito.

Con questa struttura e nel momento di maggior crescita della Lega, occupa capillarmente il territorio soprattutto fuori dalle grandi città, la dove una volta c’erano le Feste dell’Unità venivano sostituite dalle Feste della Padania, la struttura interna era molto rigida i nuovi iscritti dovevano essere presentati da militanti di provata fede, anche dal punto di vista della comunicazione il “porta a porta” era il sistema che consentiva di parlare alla gente direttamente.

Oggi la struttura è meno rigida e la comunicazione utilizza strumenti diversi, ma la struttura leninista resta invariata. Il segretario è assistito da tre vice e il coordinatore nazionale è Roberto Calderoli, la comunicazione cambia modello con lo spin doctor Luca Morisi che coordina un gruppo di giovani leve che invadono i social con provocazioni, fake news e denigrazione dell’avversario, il tutto a cascata arriva ai responsabili regionali che a loro volta attivano i militanti sui territori e sui social.

Esattamente ciò che sta accadendo in questi giorni, di fronte a una perdita di 10 punti percentuali del suo consenso elettorale, dove si è oscurata la sua leadership nel centro-destra con contrasti con Berlusconi, dove ha trovato una concorrente agguerrita in Giorgia Meloni che porta a se consensi in fuga dalla Lega e una figura marginale nelle scelte politiche del Paese, che con il caso Romano trova il modo di alzare la voce e cerca di tornare protagonista.

Inoltre, questo serve anche per uscire dal pantano in cui si sono infilati i governi locali gestiti dalla Lega, la difficoltà maggiore la incontra nella gestione sia politica sia sanitaria in piena pandemia, con al centro la Regione Lombardia nella quale esplode la pandemia e si sgretola il castello di carta della sanità voluto da Roberto Formigoni, il quale aveva puntato tutto sulla sanità privata, conosciamo tutti gli scandali che lo hanno visto coinvolto, a discapito delle strutture pubbliche e dei medici sul territorio.

Nessun protocollo, nessuna linea strategica per affrontare la pandemia e la Regione Lombardia è diventata a livello mondiale il luogo dove si sono registrati più contagi e morti, se pensiamo alla popolazione della Cina, degli Stati Uniti e del Regno Unito, i numeri a confronto sono drammatici.

Poi si aggiunge danno su danno, l’ospedale in Fiera voluto a tutti i costi con una spesa di 21 milioni di euro e che non è servito a nulla se non ospitare 25 pazienti, proprio oggi viene smobilitato, oltre a non avere nessuna idea di come gestire un eventuale contagio di ritorno qualora la fase delle riaperture dovesse riaprire la diffusione del virus. Per non parlare della partita aperta delle RSA.

Allora quale migliore occasione, la liberazione di Silvia Romano, per scatenare le truppe dal segretario all’ultimo dei militanti con una campagna d’odio con il cavallo di battaglia caro alla Lega, dai presunti soldi per il riscatto, al pericolo del terrorismo islamico portato dalla talpa che si è convertita alla loro religione, leggiamo post pieni di insulti, si creano pagine social che invitano all’impiccagione, deputati come Alessandro Morelli e Alessandro Pagano che dalle istituzioni pubblicano foto offensive o urlano al terrorismo ormai giunto alle porte di casa, restando impuniti e senza alcune reazione da parte dello Stato che dovrebbe essere garante delle istituzioni proprio a partire dai luoghi stessi delle Istituzioni.

Il livello si può solo alzare se non si abbassano i toni e qualcuno deve dare un segnale chiaro, nella giornata di ieri dopo l’intervento di Alessandro Pagano alla Camera dei Deputati si è registrato un grave atto sotto la finestra dell’abitazione di Silvia contro la quale è stata lanciata una bottiglia di vetro.

Di fronte a tutto questo noi dobbiamo essere determinati, da un lato evitare le provocazioni e non cadere nella polemica social dall’altro dare risposte concrete sul territorio da parte delle realtà sociali della città.

Lo stesso devono fare le istituzioni politiche e chi deve garantire la sicurezza, se c’è una procura che indaga e una questura che deve fornire protezione, questi devono essere tempestivi e in grado di garantire la sicurezza di Silvia e della sua famiglia.

Valter Boscarello, Memoria Antifascista

 

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