Ong contro il governo: «Rinnovare il memorandum libico è inaccettabile»
Mediterranea, Open Arms, Sea-Watch, Sea-Eye, Medici Senza Frontiere attaccano l’esecutivo e le proposte avanzate dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
Dopo la lettera delle associazioni che compongono il Tavolo asilo, anche le Ong attive nelle missioni umanitarie nel Mediterraneo e nei campi di prigionia libici attaccano duramente l’esecutivo sul rinnovo del memordandum d’intesa con la Libia. Mediterranea, Open Arms, Sea-Watch e Sea-Eye hanno diffuso ieri un comunicato congiunto in cui chiedono di approfittare di «questa importante scadenza per dimostrare un cambio di passo».
Le modifiche annunciate dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio durante il question time parlamentare di mercoledì scorso non hanno convinto nessuno. «Riteniamo grave l’intenzione da parte del governo italiano di voler confermare un accordo che ha avuto come unico risultato quello di aumentare in modo indiscriminato la violenza e la violazione dei diritti in territorio libico», scrivono le Ong.
Nel documento smontano punto per punto le asserzioni avanzate dal capo politico dei 5 Stelle sull’affidabilità dell’interlocutore libico e sull’equazione, di salviniana memoria, tra meno partenze e meno morti. In termini assoluti la diminuzione degli arrivi ha causato un aumento delle violenze e delle torture delle persone bloccate o riportate in Libia. In termini relativi i dati di Unhcr e Oim dimostrano che il rapporto tra partenze e decessi nel 2018 era di 1 a 29, mentre nel 2019 è divenuto di 1 a 6.
«Maquillage umanitario» è invece la definizione utilizzata da Medici senza frontiere (Msf) per le proposte di Di Maio. Le équipes dell’organizzazione sono attive lungo la rotta mediterranea centrale e forniscono assistenza medica nei centri di detenzione libici. «L’unica soluzione umanitaria possibile è superare il sistema di detenzione arbitraria, accelerare l’evacuazione di migranti e rifugiati dai centri favorendo alternative di protezione e porre fine al supporto ad autorità e guardia costiera libica che alimenta sofferenze, violazioni del diritto internazionale e traffico di esseri umani», afferma Marco Bertotto, responsabile advocacy Msf.
di Giansandro Merli
da il Manifesto dell’1 novembre 2019
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