L’attentato di Macerata e chi lo giustifica. Quando ogni barriera salta
Luca Traini, ex candidato della Lega Nord – nel 2017 si è presentato al voto a Corridonia: prese zero preferenze – è il fascista che ieri a Macerata ha sparato a sei persone, tutte di origine africana, incontrati lungo la strada e rimasti feriti dai colpi sparati dal finestrino con la sua Glock. Oltre 20 i proiettili esplosi.
Traini è senza dubbio un fascista. Sulla tempia destra ha un tatuaggio con il simbolo della Terza posizione, movimento neofascista eversivo fondato negli anni ’70 da Roberto Fiore, oggi leader di Forza Nuova. Il simbolo si ispirava alla runa Wolfsangel, termine tedesco che sta a significare il “dente di lupo”, che in passato apparteneva anche alla Panzer-Division “Das Reich”.
Dopo il folle raid xenofobo ha indossato una bandiera tricolore sulle spalle, è salito sui gradini del monumento ai Caduti, si è girato verso la piazza e ha fatto il saluto fascista.
Quello che è accaduto ieri lo definiremmo un attentato fascista, utilizzando una terminologia tanto cara ai media mainstream, che però in questa occasione non la hanno utilizza.
È l’azione di un esaltato razzista che crede nel superuomo bianco e questa idea – che ormai dovrebbe essere superata – viene alimentata da partiti come la Lega, di cui lui fa parte, e da media di destra, che fanno passare questa notizia come un semplice gesto di un pazzo e non per quello che è realmente, appunto, un attentato fascista.
Quando Gianluca Casseri, simpatizzante di Casa Pound, sparò ai senegalesi nel 2011 nessuno lo avrebbe giustificato. Ora gli argini sono crollati. Sui social ci sono migliaia e migliaia di persone che giustificano il fatto. Anche sui giornali più insospettabili ci sono editoriali delle “grandi” penne che condannano il gesto con l’aggiunta di quell’insopportabile “però”. E come insegnano i saggi, quando in una frase c’è un “però” tutto quello che si è detto prima non conta più nulla.
E non stiamo parlando di naziskin, ma di madri di famiglia, tranquilli impiegati, magazzinieri che magari lavorano con ragazzi migranti senza aver nessun problema, ma ormai hanno assorbito la retorica dell’invasione. Come diventare lentamente nazisti insomma. Pronti a giustificare il tiro a segno contro gente che nulla c’entrava con il brutale omicidio di Pamela, l’affondamento dei barconi o i lager in Libia. Tutto, ovviamente e come sempre, senza sporcarsi le mani…
E poi Salvini che invece di stare zitto per decenza rilancia urlando più forte, i fascisti che offrono supporto legale e la sinistra che balbetta.
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