Migranti: vivere lo stigma
Se si parla di immigrati irregolari o più comunemente di clandestini ci si riferisce principalmente a due categorie di soggetti.
Coloro che migrano illegalmente verso un altro paese e coloro che permangono all’interno di determinati confini nazionali senza averne il permesso. Tra gli ultimi c’è infine una ulteriore differenza tra chi, dopo essere immigrato illegalmente, può comunque richiedere attraverso diversi circuiti istituzionali il riconoscimento di un determinato status che gli consente di avere il permesso di soggiorno e chi, invece, ricevendo un foglio di via, ha visto respinta qualsiasi possibilità di permanere in un determinato paese. Molto spesso è un passaggio transitorio dalla prima all’ultima delle 3 situazioni elencate.
La cosiddetta clandestinità fa sicuramente parte di uno dei capitoli più controversi del nodo storico e politico che stiamo attraversando. Per capire l’illogicità e la nocività di questo reato è necessario approfondire le modalità con cui viene imputato e la struttura delle migrazioni contro cui si scaglia.
Partendo da coloro che migrano illegalmente in Italia ha senso chiedersi con che criterio una persona abbia la possibilità di migrare. La quasi totalità delle persone che transitano attraverso il Mar Mediterraneo per giungere sulle coste italiane non ha semplicemente alcuna possibilità di migrare legalmente. Come può un eritreo, un gambiano, un somalo o un sudanese migrare legalmente in Italia? Con che criterio un siriano, un curdo o un afghano possono viaggiare legalmente dal Medioriente?
L’unica certezza è che se avessero la possibilità di farlo non rischierebbero di certo la vita nell’esodo a cui sono costretti prima di giungere sulle coste europee. Per non parlare del fatto che viaggiare su uno di quei barconi fatiscenti costa più di un biglietto in prima classe su Alitalia. Il costo del viaggio, infatti, costringe queste persone a spendere buona parte dei guadagni di una vita e le cifre sono sempre superiori ai mille euro per passeggero. Se per queste persone non esiste un modo per viaggiare legalmente perché ci si ostina a mantenere una legge così illogica che non fa altro che creare spazi di illegalità laddove non ci sarebbe la necessità? La lotta agli scafisti e ai trafficanti di essere umani, infine, si può fare solamente con l’apertura di uno spazio in grado di far migrare legalmente queste persone.
Scavando a fondo del problema è ancora più nefasta la situazione per chi invece decide di permanere illegalmente in Italia. Pur considerando la tragicità degli esodi per deserti e mari di chi viaggia verso il nostro continente, la permanenza illegale è una scure molto più sottile, più invisibile, che uccide di meno ma distrugge di più le coscienze di chi la subisce. In diverse forme e con diversi canoni normativi e repressivi c’è sempre stata una continuità storica nel considerare indesiderate certe categorie di persone.
Gli indesiderati di oggi sono coloro che migrano da paesi più poveri e vengono considerati illegali perché non gli viene riconosciuta la possibilità di esisterne all’interno di determinati confini nazionali. La clandestinità nega tutte quelle basi su cui, bene o male, si può costruire una vita stabile. Non hai la possibilità di affittare legalmente una casa, non puoi guidare una macchina, non puoi farti visitare da un dottore, non puoi lavorare legalmente. Sei costretto a vivere nell’ombra, in un perenne stato di irrequietezza, hai paura di essere identificato.
La clandestinità è la negazione del diritto ad esistere, la costrizione ad uno stato di miseria, lo stigma sociale che persiste e da una continuità alla lunga storia delle discriminazioni.
Dave
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