Tonfa, proiettili di gomma e raccolta del DNA. Il nuovo ordine pubblico in Italia?


Donna, ventisette anni, tedesca.
“Trauma cranico cerebrale con frattura della rocca petrosa sinistra. Ematomi cranici vari. Policontusioni al dorso, spalla, arto superiore destro. Frattura della mastoide sinistra. Ematomi alla schiena e alle natiche. Prognosi riservata”.

(…)

Uomo, sessantadue anni, italiano.
“Frattura scomposta con distacco osseo del III distale dell’ulna destra. Distacco del processo stiloideo. Frattura lievemente scomposta del II distale del prone destro. Fratture costali multiple a destra. Indebolimento permanente dell’organo della prensione e della deambulazione”.


Referti clinici.
Ma a differenza di quel che si potrebbe pensare non sono legati agli effetti di un qualche terribile incidente stradale.
No.
Abbiamo deciso di aprire questo articolo citando i referti medici di due delle 61 persone massacrate durante il blitz alla scuola Diaz da parte del VII Nucleo Sperimentale della Polizia nella notte del 21 Luglio 2001 durante il G8 di Genova.
Quella notte ci furono 93 fermati di cui 61 feriti. Tre in prognosi riservata e uno in coma.
Tutti accusati del fantomatico reato di “associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e saccheggio”.
Tutti scagionati.
Se siete curiosi potete trovare l’elenco completo dei referti nel libro ACAB del giornalista Carlo Bonini.

Un inizio forte per commentare un articolo uscito ieri sull’edizione online di Repubblica.

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L’articolo commenta la presentazione a Roma del libro: “Dieci anni di ordine pubblico”, a cura di Armando Forgione, Roberto Massucci e Nicola Ferrigni.

Il libro spiega che nel corso degli anni il numero dei feriti tra le Forze di Polizia sarebbe cresciuto complessivamente del 70%, passando da 230 casi del 2005 ai 391 del 2014. L’anno peggiore sarebbe stato il 2011 (che ha visto alcune giornate di grande conflitto di piazza come il 25 Giungo e il 3 Luglio in Val di Susa e il 15 Ottobre a Roma).
Inoltre dal 2005 a oggi il numero delle manifestazioni di piazza sarebbe aumentato di circa il 19%.

Un aumento delle iniziative di piazza sicuramente legato all’esplodere drammatico della più grave crisi economica dal 1929 aggiungiamo noi. Un aumento di conflittualità di piazza che però non è riuscito ad incidere nel profondo sullo scenario politico e sociale del paese (se non in alcuni casi). Per quanto riguarda l’aumento dei feriti forse conta anche la scelta di non sottrarsi quasi mai allo scontro anche quando questo sarebbe ampiamente possibile.

L’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia (ANFP) ha sferzato il governo proponendo una serie di innovazioni tecniche e giuridiche per una gestione “moderna” dell’ordine pubblico in Italia.

Le proposte tecniche vanno dall’introduzione dei proiettili di gomma (capaci di uccidere una persona) a fucili marcatori a vernice.
L’aspetto più paradossale è la richiesta di introduzione del manganello tonfa.
Ma sarebbe meglio dire re-introduzione visto che il tonfa è stato sperimentato proprio nelle giornate del G8 di Genova.
E sono proprio i manganelli tonfa in dotazione al VII Nucleo ad aver causato il massacro di cui abbiamo dato un breve assaggio in apertura.

Come se non bastasse, viene richiesta l’applicazione dei Daspo (le diffide per intenderci) anche per le manifestazioni di piazza.
Ancora una volta lo stadio sembra essere stato un laboratorio di sperimentazione repressiva per quello che viene poi applicato al resto della società.
Non si parla di “arresto in differita”, ma il passo, in caso di applicazione dei Daspo sarà brevissimo.

Altro punto di doglianza sarebbero le pene ritenute troppo lievi per i reati legati all’ordine pubblico.
Ci si dimentica l’uso ormai spropositato ed estensivo del reato di devastazione e saccheggio (dagli 8 ai 15 anni di carcere) che con elementi come la “compartecipazione psichica” e il “concorso morale” è ormai diventato uno strumento buono per tutte le stagioni per contrastare la conflittualità di piazza nel nostro paese.

Ovviamente ci si oppone fermamente all’introduzione del numero identificativo sulle divise degli agenti.
Numero che potrà essere introdotto se e solo se tutte le richieste citate fino ad ora saranno esaudite.

L’ultima proposta è quella di creare formazioni altamente specializzate nella gestione dell’ordine pubblico.

Da un lato assistiamo quindi al dilagare di una prospettiva di “gestione militare” dell’OP. Una gestione in cui il “nemico interno” (il cittadino che protesta in modo conflittuale) deve essere parificato alle peggiori minacce esterne.
Il processo sembra diffondersi in molti paesi europei e negli Stati Uniti è già un fatto compiuto. L’esperienza di anti-insurrezione raccolta dal Pentagono nelle guerre degli anni 2000 (Afghanistan e Iraq) è stata utilizzata per gestire le rivolte dell’ultimo periodo.
Basta osservare lo schieramento e le dotazioni delle forze dell’ordine in campo per restare interdetti. Lo scenario è quello di guerra o di pace (seppur conflittuale)?

Dall’altro lato assistiamo ad iniziative “scientifiche” come quello della Questura di Milano, che il Primo Maggio, dopo aver scelto una gestione “di contenimento” della piazza ha messo in campo una sistematica raccolta del DNA nelle indagini sui fatti del corteo NoExpo.

Specializzazione “militare” e uso delle tecniche scientifiche quindi.
Il binomio del nuovo ordine pubblico in Italia?

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