4° Grève Genéralé – ‘continuons sans crainte’

Dal 5 dicembre la Francia è scossa dal più grande sciopero generale dal dopoguerra a oggi. Le Grève Genéralé va avanti ininterrottamente da 37 giorni (superando i 22 del ’95 e i 28 del biennio ’85-86), uno sciopero intercategoriale convocato da: CGT-SUD-UNSA-CFDT per contrastare la controriforma sulle pensioni voluta dal governo Macron.

Emmanuel Macron, nel suo continuo processo di neoliberizzazione della Francia, vuole distruggere il sistema pensionistico.
La proposta di legge implica il passaggio da un sistema retributivo a uno contributivo con l’introduzione di ‘âge pivot’ a 64 anni per aver diritto al massimo livello pensionistico. La pensione non sarà più finanziata dal welfare delle casse comuni ma attraverso i contributi versati nell’intera carriera.
Con il pretesto di semplificare il sistema attuale, il mostro uscito dal cappello di Macron sta cancellando il sistema a prestazione definita (con la garanzia legale di un tasso di sostituzione del salario o del reddito di attività) e lo sostituisce con un sistema in cui rimangono definiti solo i contributi da versare (senza sapere esattamente quale sarà il livello effettivo della pensione, a causa della volatilità dei valori dei punti).

Una proposta di legge inaccettabile che alimenta un modello di capitalismo selvaggio basato su un sistema di bonus-malus in continuità con le precedenti riforme del governo in carica ( riduzione degli aiuti sociali per l’affitto, leggi sul lavoro e selezione universitaria).

Nonostante le gigantesche mobilitazioni il Renzi d’Oltralpe vuole portare la proposta di legge, il 17 febbraio, in parlamento (come ha ricordato nel discorso di fine anno)
Un’atteggiamento arrogante accompagnato da dei tentativi velleitari di reprimere questo processo di mobilitazione di massa attraverso la violenza poliziesca.

La giornata del 9 gennaio si apre all’insegna di un rilancio complessivo della mobilitazione dopo le vacanze natalizie.
Ben 216 iniziative nel territorio nazionale: 220 mila persone a Marsiglia, 120 mila a Tolosa, disordini a Lille, Rouen, Lione.

Parigi si sveglia sotto i fuochi dei blocchi degli 8 depositi RATP e dei licei.
I preconcentramenti si moltiplicano per tutta la metropoli, scuola, università (Paris-Nanterre é in mobilitazione da giorni), stazioni.
Place de la Republique è invasa da 370mila persone che sfidano il gigantesco dispositivo di sicurezza del ministro Cristopher Castener.

Al gilet giallo si abbina bene la tuta da lavoro.
Il corteo è da subito interrotto dalle provocazioni della BAC e della Gendarmerie che provano a spezzarlo e a compiere diversi fermi.
Scioperanti e GJ non si lasciano soffocare dalla Polizia, conquistano il centro della città dirigendosi verso l’Eliseo.
Arrivare in Place Sant’Agostine, anche a costo di scontrarsi con la Polizia mostrando la vera forza della moltitudine.

Il tentativo fallito della Polizia di tagliare il corteo

A nulla sono serviti i tutti lanci di lacrimogeni e gli interventi repentini delle Forze dell’Ordine, tutto il corteo si è fatto spazio metro per metro.
Una lucida pratica dell’obiettivo di un corteo che esercitava contropoteri liberando le strade e colpendo alcuni dei simboli del capitalismo odierno.
Non è più un gruppo di casseurs spontaneo, non sono più le strutture di movimento organizzate è tutto il corteo.

La massificazione del conflitto, forse meno intenso ma condiviso da tutta la piazza, una giletjeaunisation di massa figlia di due anni di conflitto sociale.

È una lotta senza pause: sperare nelle festività come elemento ammortizzatore è risultata una tattica perdente. La riforma tocca tutti e questo sicuramente è stato un collante per lo sciopero ma questa moltitudine è esplosa grazie a un rifiuto che germoglia dalla rabbia, da quel cappio di politiche neoliberali che stringe il collo delle persone.

‘continuons sans crainte’

I compagni di Parigi

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