Iran in fiamme. La rivolta delle donne

E’ salito a 4.000 il numero delle persone arrestate dalla polizia iraniana.
Nonostante le difficoltà causate dal rallentamento o dalla totale eliminazione di internet nella maggior parte del paese, le notizie e le immagini della coraggiosissima resistenza delle donne e della feroce repressione poliziesca e maschile per le strade stanno circolando su telegram.

Ora è stata la morte di Mahsa Amini, la giovane ragazza curda arrestata dalla polizia religiosa per aver aver indossato l’hijab “in modo inappropriato”, a scatenare le contestazioni. In passato il repressissimo popolo iraniano aveva già occupato le strade per protestare contro il prezzo delle vita, e prima ancora il proprio dissenso nei confronti della larghissima corruzione nei ranghi governativi.
Già da anni le donne in Iran vengono arrestate con motivazioni futili, e negli ultimi mesi erano stati diffusi i video di una serie di arresti violenti compiuti dalle “pattuglie della moralità” contro le donne che non rispettavano i codici di abbigliamento.
Il feroce assassinio di Mahsa, morta di botte mentre la trasportavano in caserma, è avvenuta due giorni dopo il suo compleanno.
Quest’ennesimo femminicidio ha suscitato una forte emozione in tutto l’Iran.

Anche se in prima linea si mobilitano le donne e gli studenti, molti uomini si sono uniti alle manifestazioni che mettono al centro della contestazione uno dei pilastri dell’autorità e dell’identità politico-religiosa della Repubblica islamica: il velo.
Non solo alcune manifestanti hanno bruciato il loro hijab e si sono tagliate i capelli in segno di protesta, ma affrontano le forze dell’ordine al grido di “Morte al dittatore”, riferendosi alla guida suprema iraniana.

L’elemento scatenante questa volta è socioculturale e politico, e va avanti ormai da diversi giorni diffondendosi dunque a macchia d’olio in tutto il paese.
Nel pieno della rivolta delle donne iraniane, i Pasdaran hanno riferito di aver lanciato missili e droni contro il Kurdistan iracheno causando 17 i morti.
Il motivo del bombardamento è che le autorità di Teheran accusano i curdi iraniani di essere coinvolti nelle recenti proteste in corso nel Paese e soprattutto nell’Iran nord occidentale. La stessa parte curda da cui proveniva Masha Amini.

Intanto la famiglia di Mahsa, attraverso i suoi legali, fa sapere di aver denunciato gli “autori del suo arresto”, la nazionale iraniana di calcio si è coperta la maglia durante l’inno nazionale in segno di solidarietà e le proteste di queste donne coraggiose vanno avanti. 

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