Pillole dal confine con Kobane
Dopo la liberazione di Kobane, la situazione al confine tra Turchia e Siria continua ad essere in fermento.
Arrivando nella cittadina di Suruc, questa agitazione risulta evidente: un cospicuo passaggio di mezzi militari e controlli serrati dell’esercito turco caratterizzano il paesaggio cittadino.
Per 24 ore le linee telefoniche sono state interrotte e l’elettricità e l’acqua hanno funzionato ad intermittenza. Nel centro della città, alle 21, il deserto. Nei villaggi è stato imposto nuovamente il coprifuoco e qualche volta i curdi subiscono rastrellamenti.
Il contesto si è animato ulteriormente con l’operazione “Sah Efirat” (Operazione Eufrate) che ha visto l’entrata dell’esercito turco in Siria a seguito della profanazione del mausoleo di Suleyman Shah.
L’operazione, come si legge anche nei media mainstream, è conclusa, ma non tutti sanno che l’esercito turco ha dovuto chiedere il permesso di entrare ai combattenti della Rojava. Pare inoltre che le forze turche siano state scortate dai combattenti curdi. Interessante questo passaggio che il governo turco terrà nascosto, anche perché nella Rojava continua la lotta per la liberazione di Tel Abiad e Jaraboulod, rispettivamente ad Est e Ovest di Kobane.
Questi due punti sono strategicamente importantissimi per la creazione di un fronte unico che unisca Kobane agli altri due cantoni quello di Efrin e Qamishli. L’apertura di questi due fronti è funzionale alla ricostruzione di Kobane.
Non si ferma quindi la battaglia per l’affermazione del sistema che sta portando avanti il popolo curdo in questa zona: la tutela dei diritti, delle differenze e dell’importanza di forme di governo del territorio gestite dal basso nel rispetto delle diversità di genere.
L’Operazione Eufrate potrebbe essere l’inizio di un cambiamento degli equilibri. Nei prossimi giorni si spera che il panorama risulti più chiaro.
Da Napoliproject: http://www.napoliproject.org/?p=1655
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