L’incredibile somiglianza tra gli articoli del Corriere della Sera e le fiction

È uscito l’ennesimo articolo di Andrea Galli che diffama Milano e le persone che la abitano.
La perversione di questo quotidiano e in particolare di questo “giornalista” per la presunta “vita da maranza” – una storia tutta costruita, una vera è propria fiction ad uso politico – va affrontata duramente e direttamente da noi, persone di 2gen.

È tutta la vita che viviamo nell’anonimato di un fenomeno che esiste ma che viene invisibilizzato, nascosto, e adesso, all’improvviso, ci dedicano articoli – o meglio, racconti romanticizzati e caricaturali – che ci ritraggono superficialmente, come persone criminali, violente, false, idolatrici, vuote.

Caro Galli, giornalista ancora in cerca di visibilità, posso capire la tua attrazione verso di noi.
Come dice spesso Houria Bouteldja (autrice di Maranza di tutto il mondo, unitevi!, libro attaccato da questo governo e dalla stampa senza neanche averlo aperto) per le persone come te la periferia è “sexy”. Nella periferia un giornalista come te può sentirsi coraggioso e temerario, mentre affronta la “maranzina” sfrontata o il “maranza” inconsapevole, mentre dà in pasto all’opinione pubblica una realtà pronta per essere giudicata, per essere criminalizzata. Del resto, lì non ci abiti.

Tutto questo senza il minimo rispetto per le nostre storie, la nostra provenienza, le nostre culture. Una classe disagiata resa e mantenuta precaria non solo perché conviene economicamente, ma anche per far sì che pseudogiornalisti possano speculare e fare propaganda in favore di questura e governi di destra, riversando tutto su di noi.

Le nostre vite di 2gen sono complicate, a tratti impossibili da comprendere. Figurati se puoi romanzarle in questa maniera. Può farlo solo chi ci osserva come fossimo un fenomeno alieno; può farlo solo chi nella vita ha il solo bisogno della notizia che spacchi la noiosità, che attiri tanto i perbenisti quando i razzisti della seconda ora. Può farlo solo chi è al servizio di una narrazione propagandistica.
Il giornalismo mainstream non dovrebbe lasciare spazio a opinioni e osservazioni personali di chi scrive. Dovrebbe essere solo uno strumento per la diffusione di notizie, la cui ricerca di oggettività rende credibile chi scrive (e non il contrario). Pretendere di chiamare questo “articolo” di gossip un’inchiesta è un insulto a un’intera categoria.

Il problema del giornalismo in Italia è uno, specialmente in grossi gruppi editoriali come Rcs o Gedi: vista l’impossibilità di poter fare inchiesta sui veri temi che lo richiederebbero, perché troppo spinosi, complessi e sfavorevoli al profitto (cioè ai finanziamenti esterni), viene rigirato il tipo di prodotto da pubblicare ottenendo questa mondezza, generalmente diffamatoria verso determinati gruppi sociali che sono facilmente attaccabili. Il reale stigma non è tanto che il giornale più acquistato in Italia pubblichi certe storielle, ma che qualcuno possa concordare con un pezzo volontariamente pretenzioso e superficiale.

Questo Corriere della Sera pare un libro Harmony, Andrea Galli si perde in dettagli legati alle unghie, al coltellino, ai social network, e si scorda il motivo per cui è pagato. Non c’è notizia, non c’è alcuna informazione in questo ennesimo “episodio” su Milano e i Maranza. C’è però una colpa enorme che Galli si porterà sulle spalle, se gliene fregasse qualcosa: quella di essere un ingranaggio ben oliato della macchina del fango che ci sta inondando di infamità da quando l’Italia ha rispolverato il termine Maranza e lo utilizza contro noi arabi e arabe, persone razzializzate e marginalizzate. In poche parole, i capri espiatori. Ma noi non siamo “alieni”. Siamo Milano, siamo tra le persone che la abitano davvero.

Nassi LaRage

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