La devastazione del Leoncavallo e il corteo dei 30mila del 23 dicembre ’95

A chiunque decida di ripercorrere la vita del Leoncavallo non può che balzare all’occhio, in modo evidente, come il mese di agosto abbia rappresentato una triste ricorrenza per la storia di questo spazio sociale milanese.

Come nel 1989, con lo sgombero dalla sede storica avvenuto il 16 agosto, o il 9 agosto del 1994, con quello dalla sede provvisoria di via Salomone; uno sgombero che diede il via alla concatenazione di eventi che avrebbe portato alla giornata di fuoco del 10 settembre 1994.

Il 25 agosto 1995, poi, il Corriere della Sera (e anche questa è una consuetudine che si ripete immutabile da decenni) ospitò un articolo in prima pagina dall’eloquente titolo “Leoncavallo: allarme droga e pestaggi (…)” nel quale, sostanzialmente, il centro sociale venne descritto come un centro di spaccio cittadino. Il Leo fiutò subito il clima, denunciando il giorno stesso l’operazione giornalistica e prevedendo un’imminente azione repressiva. E, infatti, le previsioni si rivelarono corrette.

Dopo un breve e rapido crescendo di polemica politica che vide, tra gli attori principali, Riccardo De Corato (sì, proprio lui, sono 25 anni che ripete le stesse, identiche accuse), scattò puntuale nella notte del 27 agosto un blitz dei Carabinieri nello spazio verde recuperato retrostante la sede di via Watteau. Fu un intervento massiccio, con tanto di blindato da una parte, passamontagna e pistole dall’altra, che portò al fermo di sei persone e al sequestro di una dose ridicola di sostanze stupefacenti. Il Leoncavallo non si fece intimidire e, il 30 agosto, rispose con un presidio dal sapore ironico nei pressi della sede del Corriere.

In realtà, però, quelle appena ricordate non furono che l’antipasto di vicende ben più gravi e drammatiche che ebbero luogo a dicembre, in quella che potrebbe a tutti gli effetti essere definita la vendetta delle Forze dell’Ordine per i fatti del 10 settembre dell’anno prima.

All’alba del 19 dicembre ’95, con un’operazione in grande stile, avvenne l’irruzione all’interno del Leoncavallo da parte di Polizia e Carabinieri in esecuzione di due mandati della Procura di Milano.

Sulle modalità di esecuzione del blitz lasciamo parlare il primo comunicato del centro sociale:

Vandali

Alle 6.30 di questa mattina un ingente contingente di Polizia e Carabinieri mascherati ha portato a termine due diversi procedimenti giudiziari nei confronti del C.S. Leoncavallo, il primo riguardante il sequestro delle strutture necessarie per l’allestimento dei concerti all’interno del centro e la seconda riguardante perquisizioni e arresti, di un numero ancora imprecisato di persone, per sostanze stupefacenti.
Un atto di “polizia giudiziaria” caratterizzato da pestaggi dei compagni che questa notte dormivano all’interno del C.S. con tanto di manganelli e catene, mettendo scotch davanti alla bocca e distruggendo le macchine che sostavano all’interno del centro.
Non solo. Denunciamo che sono state distrutte pressoché la totalità delle strutture funzionanti del centro, strappati libri, calpestate videocassette, tagliati cavi, rotti vetri e luci, divelte porte, distrutte mattonelle e quant’altro.

Quelli che seguirono furono giorni di altissima tensione.

Per provare a ricostruirli, va ricordato il clima politico di quell’Italia di metà anni Novanta.

A livello nazionale, dopo la caduta del primo Governo Berlusconi nel dicembre ’94 crollato sulla riforma delle pensioni grazie al “combinato disposto” di conflitto sociale e della decisione della Lega di Bossi di togliere l’appoggio al leader di Forza Italia, in Italia c’era al potere l’ennesimo governo tecnico (dopo quelli di Amato nel ’92 e di Ciampi nel ’93) guidato da Lamberto Dini e sostenuto da una strana alleanza fatta dal PDS (ex-PCI e futuri DS e poi PD), PPI (ex-DC) e Lega.

Questo, come gli altri governi tecnici del passato e del futuro, si farà carico di politiche impopolari per il “bene superiore del Paese” (e anche qui la retorica si ripete). Dini sarà colui che riformerà pesantemente le pensioni, sostituendo al sistema retributivo quello contributivo.

Il Governo Dini si dimetterà poi nel gennaio ’96 e, nell’aprile dello stesso anno, si andrà alle elezioni, che Alleanza Nazionale (ex-MSI), con il suo leader Gianfranco Fini, è sicura di vincere (vi ricorda qualcosa accaduto nell’agosto dello scorso anno?). Fini si troverà invece sbattuto in faccia l’insperato successo del centro-sinistra, guidato per la prima volta da Romano Prodi.

A Milano il sindaco era ancora il leghista Formentini, che aveva stravinto le comunali del ’93. Un leghista che si potrebbe definire “moderato” a confronto con gli attuali…

È in questa situazione di instabilità che il clima milanese si fa incandescente, anche perché va ricordato che, all’epoca, il Leonvacallo agiva una sorta di “supplenza” per quanto riguardava l’opposizione politica alla destra in città, mobilitando su parole d’ordine molto radicali diverse decine di migliaia di persone.

Il 23 dicembre 1995 alle ore 15 in porta Venezia fu convocata una manifestazione indetta da Leoncavallo, Garibaldi, Cox18 e Ambulatorio Medico Popolare di via dei Transiti. Quel giorno, nonostante il clima di altissima tensione, che aveva fatto paventare a molti un bis del 10 settembre, e la militarizzazione della metropoli (due giorni prima di Natale), la piazza si andò riempiendo e, alla fine, furono circa 30mila le persone che sfilarono in un imponente corteo che terminò davanti al carcere di San Vittore.

Un corteo che, simbolicamente, sancì la fine di un’epoca per gli spazi autogestiti milanesi e l”ingresso in una nuova fase. La fase che avrebbe portato, di lì a sei anni, al G8 di Genova.

 

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