Saniamo la sanatoria! Presidio a Palazzo Marino

Nella giornata di ieri si è svolto sotto Palazzo Marino una mobilitazione dall’eloquente titolo “Saniamo la sanatoria”. E’ evidente che la tanto sbandierata sanatoria voluta dal Governo Conte è la tipica “montagna che partorisce il topolino” piena di falle e limiti. Al presidio era presente un gruppo consistente di riders che in queste settimane sono stati protagonisti di una grande lotta a Milano sia per il riconoscimento dei propri diritti che contro la decisione di Trenord (che ha dovuto tornare sui propri passi) di impedire l’accesso delle bici (strumento fondamentale di lavoro) ai treni.

Questo il testo di lancio dell’iniziativa di ieri:

La cosiddetta “Sanatoria”, iniziata il primo giugno, contiene una serie di disposizioni che creeranno gravi disparità di trattamento, lasciando comunque migliaia di persone migranti senza permesso di soggiorno e senza diritti, daranno vita a speculazioni a danno delle persone migranti che cercheranno di ottenere requisiti in molti casi irraggiungibili.

Inoltre, le procedure previste sono illogiche e artificiose e, oltre a comprimere fortemente la sfera dei diritti, graveranno inutilmente sulla pubblica amministrazione. Un vero e proprio corto circuito istituzionale.

Ancora una volta, invece di affrontare il fenomeno dell’immigrazione nella sua interezza e dal punto di vista primario dei diritti e delle garanzie e di riconoscere dignità e diritto di soggiorno alla persona, indipendentemente dalle sue capacità e opportunità di lavoro, il governo ha scelto di muoversi secondo una logica selettiva e discriminatoria, che oltretutto irrealisticamente condiziona il permesso di soggiorno e l’emersione di situazioni di sfruttamento all’iniziativa degli stessi sfruttatori.

Per questa ragione vogliamo agire ora, nel momento del passaggio di conversione del decreto legge, per costruire la massima e più ampia mobilitazione possibile, con l’obiettivo di modificarlo per agevolare e estendere l’accesso alla regolarizzazione, contrapponendoci al discorso propagandistico con cui si tenterà di dare copertura all’iter di conversione se non, addirittura, ad emendamenti ulteriormente peggiorativi.

Proponiamo fin da subito una serie di punti relativi al testo di legge che andrà in discussione alle Camere, che scardinino le catene dentro cui si vorrebbe costringere la vita ed i corpi di migliaia di persone migranti:

1) Allungamento dei tempi di presentazione delle domande fino al 30 settembre.

2) Estensione delle procedure di emersione/regolarizzazione a tutti i settori lavorativi.

3) Abrogazione del contributo economico per le procedure.

4) Ampliamento del tipo di documentazione utile ai fini dell’identificazione o prescindendo dal passaporto per i richiedenti asilo.

5) Ampliamento delle fonti di prova adatte ad attestare la presenza in Italia in una data precedente all’8 marzo 2020.

6) Abrogazione delle differenziazioni nell’accesso alle procedure basate sulla data di scadenza del titolo di soggiorno già detenuto, in ogni caso confermando per i richiedenti asilo l’accesso ad entrambi i “canali” di regolarizzazione, anche con procedimento amministrativo o giudiziario in corso.

7) Cumulo di diversi rapporti di lavoro utili al raggiungimento dell’orario e salario minimo del lavoratore; abolizione reddito minimo del datore.

8) Conversione in permesso di lavoro del permesso diverso per chi ha già un contratto di lavoro regolare in corso.

9) Ammissione con riserva della domanda comprovante un lavoro irregolare in atto, denunciato all’Ispettorato del Lavoro o all’autorità giudiziaria, con concessione di un permesso temporaneo fino al termine degli accertamenti.

Su queste parole d’ordine vogliamo convocare una mobilitazione per organizzare una risposta che ci veda agire insieme come cittadine e cittadini, senza distinzioni di provenienza e di passaporto.

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