25 aprile – Quando la Resistenza fa ancora paura

Puntuale come tutti gli anni, arriva l’allergia stagionale (come l’ha brillantemente definita ieri Nicola Fratoianni) dei fascisti al 25 aprile.

Quest’anno un tentativo di delegittimazione in grande stile di una delle nostre ricorrenze preferite arriva dal senatore La Russa che propone di rendere il 25 aprile “il giorno del ricordo delle vittime di tutte le guerre e del virus” perché questo “sarebbe il modo migliore per ripartire in un’Italia finalmente capace di privilegiare ciò che ci unisce e che ci rende tutti orgogliosi di essere italiani (…) da quest’anno il 25 aprile diventi, anziché divisivo, giornata di concordia nazionale”. Da lì la proposta di cantare, invece che “Bella ciao” addirittura “La canzone del Piave” che ricorda la Prima Guerra Mondiale anche se probabilmente La Russa, in cuor suo, preferirebbe sentire suonare qualche altra marcetta.

Noi, antifascisti da 75 anni, generazione dopo generazione, siamo invece tutto sommato contenti che il 25 aprile sia ancora una giornata divisiva, questo serve infatti a ricordare uno dei momenti più bui della nostra storia nazionale.

Ma del resto siamo un ben strano paese…

L’unico paese dell’Europa occidentale dove una parte dell’opinione pubblica addita chi si è battuto contro i nazisti invece che celebrarlo come eroe (vedi su tutte la vicenda dell’attentato di via Rasella in questo link magistralmente raccontato da Alessandro Barbero che demolisce il mare di menzogne che da sempre la destra e non solo vi ha costruito attorno).

Dicevamo che siamo un paese strano.

Mentre “Bella ciao” è mondialmente riconosciuto come una canzone di rivolta e libertà e in alcuni paesi qualcuno lo scambia addirittura per l’inno italiano, nel paese dove questa splendida canzone è nata c’è sempre qualcuno pronto a storcere il naso e sollevare il suo ditino accusatore pronto a mille distinguo.

I morti della Resistenza simboleggiano qualcosa di più della semplice unità nazionale, da 75 anni rappresentano il coraggio di non chinare la testa difronte alle ingiustizie e di combattere per la libertà degli altri, erano donne, uomini, ragazzi, atei, cattolici, comunisti, soldati delusi, intellettuali, contadini e operai. In realtà quindi, non esiste niente di più unificante del 25 aprile, perché il 25 aprile è il ricordo quella parte dignitosa del popolo italiano che si oppose alla dittatura fascista e all’oppressione nazista.

Proprio in ricordo dei partigiani caduti e per quelli che sono sopravvissuti e hanno passato la vita a sensibilizzare le nuove generazioni non avremo mai nulla da spartire con quei gruppi politici che del “quando c’era LVI” fanno ancora il loro imbarazzante cavallo di battaglia.

Se l’onorevole La Russa volesse veramente rendersi utile, nella sua Regione, la Lombardia, c’è moltissimo da fare visto lo scempio fatto dal Covid19.

Margherita Fruzza

* in copertina un celebre fotogramma di Ignazio La Russa ad un comizio della “maggioranza silenziosa” in piazza Castello l’11 marzo 1972. La scena compare anche all’inizio del film “Sbatti il mostro in prima pagina” di Bellocchio.

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Una risposta a “25 aprile – Quando la Resistenza fa ancora paura”

  1. roberto giudici ha detto:

    Il 24 Aprile è ANTIFASCISMO

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