Europa, la battaglia energetica sul gas e sul nucleare

In questi giorni avrete letto anche voi di una “battaglia energetica” che vede contrapporsi i Paesi europei con diverse posizioni, tra sostenitori e detrattori di nucleare e gas fossile. Perché se ne parla tanto? Perché nucleare e gas sono “candidati” a entrare nella “tassonomia europea”, che dovrebbe vedere ufficialmente la luce proprio quest’anno.

Vi state chiedendo cosa significa la tassonomia europea? Ve lo raccontiamo in pochi passaggi.

Cos’è la tassonomia europea

La tassonomia europea è una classificazione – una vera e propria lista – degli investimenti ritenuti sostenibili in Europa dal punto di vista ambientale.

Quello che bisogna ora chiedersi è: perché all’Europa dovrebbe interessare una simile classificazione?

Facciamo un passo indietro e torniamo al Green Deal Europeo, la strategia che l’Europa si è data per diventare una società a impatto climatico zero entro il 2050.

Per l’Unione Europea questa sfida necessita non solo di fondi pubblici (come quelli del Next Generation EU), ma anche privati. Ecco a cosa serve la tassonomia: a dire agli investitori cosa sia green e cosa no.

La posizione della Commissione Europea sulla tassonomia

Il regolamento sulla tassonomia è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea il 22 giugno 2020 ed è entrato in vigore il 12 luglio 2020.

Una volta realtà il regolamento sulla tassonomia avrebbe dovuto essere definito più chiaramente dagli “atti delegati”: le regole in grado di dettagliare meglio la classificazione. Qui sono sorti i problemi: il settore del gas ad esempio può essere considerato sostenibile oppure no? E il nucleare?

Cosa può essere inserito nella tassonomia?

Secondo una bozza del 31 dicembre 2021, la Commissione europea vorrebbe etichettare gas e nucleare come investimenti “sostenibili” nella tassonomia dell’Unione.

In base a questo documento, i progetti nucleari con permesso di costruzione rilasciato entro il 2045 sarebbero idonei ad attrarre investimenti privati, purché in grado di prevedere piani per la gestione delle scorie radioattive e per il decommissioning, cioè per lo smantellamento delle centrali.  Sarebbero ammissibili anche i progetti sul gas con autorizzazioni rilasciate entro il 2030, purché soddisfino una serie di condizioni, fra cui emissioni inferiori a 270 grammi di CO₂ equivalente per kWh. Una decisione simile avrebbe effetti devastanti sul clima e sull’ambiente.

Gas e nucleare sono green? Spoiler: NO

Gas e nucleare non sono green e non dovrebbero far parte della tassonomia europea.

L’energia nucleare genera scorie radioattive ad alta attività molto pericolose per la salute e per l’ambiente e non è ancora stata trovata una soluzione commercialmente valida per il loro smaltimento a lungo termine. Il gas fossile è invece già oggi la principale fonte di emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di energia in Europa. Incoraggiare gli investimenti nel gas fossile dandogli un’etichetta verde non farà altro che esacerbare il loro devastante impatto climatico. Le fonti rinnovabili sono più economiche e veloci da sviluppare, il che significa che inviare un segnale sbagliato agli investitori privati potrebbe interrompere la transizione energetica verso il 100% di energie rinnovabili e ritardare i progressi dell’UE sui suoi impegni climatici.

Germania, Austria e Spagna schierati per il NO al nucleare e al gas nella tassonomia

Il braccio di ferro è ripartito immediatamente dopo la bozza della Commissione, con un secco NO espresso da Germania, Austria e Spagna.

La Germania non ha usato mezzi termini per opporsi alla proposta della Commissione: per il suo ministro dell’economia Habeck – dei Verdi –  l’inserimento del nucleare nella tassonomia è una «truffa delle etichette».

Anche la Spagna  ha respinto la proposta della Commissione europea: includere il nucleare e il gas «sarebbe un passo indietro», secondo il premier Sanchez.

La Francia e i Paesi dell’Est Europa sostenitori del nucleare

Parigi preme per l’ingresso del nucleare nella tassonomia e non è difficile immaginare perché: la Francia copre gran parte del proprio fabbisogno energetico con l’energia atomica e in un momento di crisi come questo sarebbe molto utile attrarre investimenti privati. Ma a che prezzo?

La Francia può contare sull’appoggio di altri Paesi – Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Romania – che avevano cofirmato con Parigi una lettera  per chiedere alla Commissione europea di “riconoscere l’energia nucleare come fonte di energia a basse emissioni“, da inserire nella tassonomia.

L’Italia da che parte sta?

Anziché restare a guardare o, peggio, fare gli interessi delle lobby del nucleare e del fossile, l’Italia dovrebbe fare una scelta energetica strategica: battersi per escludere gas e nucleare dalla tassonomia, e puntare tutto su rinnovabili ed efficienza energetica. Sono le uniche possibilità serie e lungimiranti per decarbonizzare l’Europa e anche il migliore volano economico che il nostro Paese abbia a disposizione, come abbiamo ampiamente dimostrato nel nostro studio “Italia 1.5”, in cui proponiamo un piano che permetterebbe all’Italia di rispettare gli accordi di Parigi e raggiungere l’obiettivo delle emissioni nette zero, con vantaggi economici e occupazionali, e conseguendo di fatto l’indipendenza energetica.

I tentennamenti del Ministro Cingolani e le sue dichiarazioni pro nucleare, così come le posizioni espresse da alcuni partiti di maggioranza, non solo di recente, ma fino a qualche tempo fa, sono inammissibili dal punto di vista climatico e ambientale, e non rispecchiano la volontà dei cittadini italiani, che già in due referendum si sono espressi contro l’atomo.

Va ricordato che il referendum del 2011 che bloccò il ritorno del nucleare in Italia ha evitato una catastrofe economica. I quattro reattori francesi EPR che avremmo dovuto costruire in base al memorandum tra Berlusconi e Sarkozy avrebbero creato quattro “buchi neri” finanziari: secondo la Corte dei Conti francese, l’unico EPR tuttora in costruzione in Francia avrà un costo totale di oltre 19 miliardi di euro contro i 3,3 previsti, e nel frattempo Areva, l’azienda francese proprietaria della tecnologia, è fallita. Includere il nucleare nella tassonomia è greenwashing e una potenziale truffa per gli investitori di “bond verdi” con il nucleare incorporato.

Prossimi passi: Europarlamento e Consiglio europeo

Nei prossimi mesi dovranno pronunciarsi il Parlamento europeo e il Consiglio.

In particolare, il potere di veto spetta al Consiglio: per bloccare la proposta di tassonomia è necessaria l’opposizione di almeno 20 Paesi che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’Unione. L’Italia faccia la sua parte per il presente e per il futuro del Pianeta, opponendosi all’ingresso di nucleare e gas nella tassonomia!

Greenpeace Italia

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