Raccontiamo LottoMarzo
Lo sciopero femminista e transfemminista globale a Milano.
Grazie a tutt* per la straordinaria giornata dell’8 marzo.
Lo sciopero transfemminista globale ha trovato corpo e corpi anche a Milano.
Vogliamo provare a raccontarlo collettivamente.
MATTINA – “PIAZZA DELLO SCIOPERO” IN PIAZZA AFFARI:
La mattina abbiamo scelto piazza Affari come “piazza dello sciopero”, per puntare il dito contro la violenza economica e finanziaria di un sistema neoliberista che si basa sullo sfruttamento e sull’estrazione di valore attraverso l’oppressione delle donne*. È un sistema che crea profitti grazie al nostro lavoro riproduttivo e produttivo non pagato o sottopagato e invisibilizzato. Abbiamo alzato tutt* il dito medio con lo smalto fuxia in direzione della borsa sulle note de “Un violador en tu camino” perché la patrimoniale è solo una piccola parte di quello che ci è stato tolto.
- D.A.D. IN PIAZZA: nel primo giorno della nuova chiusura delle scuole che sarebbe potuta benissimo essere evitata, le abbiamo portate in piazza! Student* e insegnanti hanno condiviso distanziati e in sicurezza le ore di lezione, perché la formazione è la migliore prevenzione della violenza, per rompere l’isolamento e perché il contrasto alla cultura della violenza deve iniziare a scuola.
- LABORATORIO PER BAMBIN*: laboratorio di letture e disegno a cura di Priorità alla Scuola, a partire dal libro “Mary si veste come le pare”. Perché in Italia il lavoro di cura è ancora a carico prevalentemente delle donne nel 76,2% dei casi e durante la D.A.D. aumenta in media di 4 ore al giorno: noi lo abbiamo condiviso e collettivizzato, in un momento prezioso di educazione alle differenze per l* più piccol*.
- I CERCHI DI DISCUSSIONE e confronto su “Violenza e percorsi di fuoriuscita dalla violenza”; “Reddito e lavoro”, “Scuola e formazione”, “Salute” hanno visto la partecipazione di moltissime persone che, a partire dalle proprie esperienze hanno cercato di individuare i principali ostacoli alla vita degna, immaginando come dovrebbero essere i luoghi che quotidianamente attraversiamo e allargando i terreni di lotta presente e futura.
Abbiamo ribadito che vogliamo:
- Una sanità pubblica, laica, accessibile che garantisca la salute di tuttə
- Una scuola pubblica che sia antidoto alla violenza maschile contro le donne e di genere. In questo momento più che mai ci teniamo a ribadire che la scuola si cura in presenza
- Il reddito di autodeterminazione come unica strategia possibile per uscire dalla pandemia e dalla crisi
- Finanziamenti reali e incondizionati ai Centri anti violenza femministi e transfemministi, perché la violenza è strutturale e come tale va affrontata.
POMERIGGIO – BICICLETTATA studentesca e del mondo della formazione
Centinaia di student_ hanno pedalato da piazza Cairoli a piazza Duomo, perchè “la scuola SI-CURA, non si chiude”. Le biciclette sono passate da ATM per chiedere un potenziamento dei trasporti per muoversi in sicurezza; da ATS per chiedere tamponi e test gratuiti nelle scuole; davanti alla Statale; al Tito Livio e al Leonardo Da Vinci perchè l’Università e le scuole sono state abbandonata da un anno a questa parte; in piazza Vetra dove venivano bruciate le streghe perché la Storia va insegnata senza invisibilizzare le donne ribelli che l’hanno fatta; al Palazzo di Giustizia perché non possiamo accettare che persino le sentenze non sappiano riconoscere la violenza di genere. Le e gli student* hanno deciso di raggiungere piazza Duomo pedalando per non gravare sui mezzi pubblici, molto più sagg* degli adulti al ministero e all’assessorato competente.
LA SERA – INTERVENTI
Dalle 18 in piazza Duomo un presidio statico ha visto i preziosissimi contributi e interventi della rete “Non Una DI Meno” e delle oltre 50 organizzazioni che hanno aderito e promosso la giornata.
Un momento dedicato alla cura e alla sanità ha dato il via alla manifestazione, riproducendo dalla piazza il suono delle ambulanze. Una dedica a chi ha pagato maggiormente il prezzo della pandemia, che ha aggravato qualsiasi forma di violenza, economica e di genere. Una denuncia delle responsabilità di Regione Lombardia, a partire dalla decisione di un anno fa che individuava le RSA come strutture adatte ad accogliere i pazienti covid guariti da sintomi, ma ancora positivi, fino alla pessima gestione del piano di vaccinazioni. La cura è un diritto e non un privilegio.
In una giornata di sciopero globale, attiviste di Tigray, Rojava, Medio Oriente, Nord Africa, e Sud America hanno riportato il grido delle donne che subiscono lo stupro come arma di guerra e le barbarie in Libia, nel Mediterraneo, sulla Rotta balcanica.
Abbiamo ricordato Lidia, uccisa a Pavia; Elisa, uccisa a Piacenza; Sharly, uccisa a Milano e tutte le altre vittime dei femminicidi e della violenza omolesbobitransfobica. Lo spazio mediatico in piazza Duomo è stato uno strumento per dare visibilità a massacri e violenze che si perpetrano in silenzio, in tutto il mondo e tra le pareti di casa: la visibilità non può essere un privilegio, la visibilità è vita e possibilità di sopravvivenza.
Abbiamo puntato il dito contro ogni forma di violenza di genere e dei generi, rivendicando il diritto all’autodeterminazione per tutte le donne e le persone lgbtqia+, perchè il femminismo che vogliamo è transfemminista, intersezionale e inclusivo.
Abbiamo rivendicato spazi femministi e transfemministi, denunciando gli attacchi che questi ricevono dalle istituzioni, come nel caso della Casa delle Donne messa a bando dal Comune o dei Centri Antiviolenza in balìa dei ricatti e del taglio dei fondi, di cui invece abbiamo sentito la voce e la testimonianza, a riprova del preziosissimo lavoro che svolgono quotidianamente.
Abbiamo rivendicato il diritto alla casa, centrale nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza, il diritto alla formazione, perché questa è la migliore forma di prevenzione, la centralità del mondo dello spettacolo, perché abbiamo bisogno di saperi contro la cultura della violenza, il diritto alla salute.
Hanno preso parola donne dei quartieri popolari, le lavoratrici “essenziali” che sono state le più esposte ai rischi del virus e le più “scartate” appena non più “necessarie”.
In collaborazione con Fridays For Future, XR e le reti ecologiste e antispeciste, abbiamo ribadito che è necessario distruggere il patriarcato e non il Pianeta e la necessità di abolire il privilegio binario dell’Uomo sulla Natura.
È un anno intero che ci manca il respiro. Sui giornali e leggiamo di una donna uccisa ogni due giorni, ma non abbiamo bisogno della stampa per sentire dalla voce di un’amica le molestie che ha subìto. Abbiamo appreso inorridite dei 444 mila posti di lavoro perduti, di cui 312mila tra le donne e abbiamo conosciuto molte di loro.
E’ un anno che soffochiamo alla mercè di Fontana, che una settimana “sbaglia” a comunicare i dati RT e l’altra pure, che criminalmente lascia la sanità pubblica senza fondi per il puro intento di favorire il business privato. Stiamo rischiando succeda lo stesso coi vaccini.
“Io resto in casa” è stato l’unico palliativo proposto nell’assenza totale di welfare, ma in un paese con la violenza che è domestica nell’80% dei casi e nel taglio di fondi ai consultori questa strategia non solo è inefficace, ma persino criminale. Le scuole chiuse hanno abbandonato una generazione intera senza prevenzione della violenza di genere né socialità, quando potrebbero essere luoghi centrali per il tracciamento e la cura collettiva.
L’8 marzo abbiamo ripreso fiato, immaginazione, potenza comune, alleanza. Lo abbiamo fatto dotandoci di strumenti di prevenzione e cura, con la consapevolezza che i corpi non sono tutti uguali quando attraversano lo spazio pubblico. Per questo il programma della giornata si è composto di momenti con caratteristiche molto differenti, compresa la diretta su Shareradio e quelle sui social per far sentire vicina chi ha preferito partecipare da remoto. Tutt* coloro che hanno animato le piazze hanno individualmente e collettivamente fatto il massimo, contro il virus del Covid e contro il virus dei femminicidi, degli stupri, del patriarcato, a differenza delle istituzioni. Abbiamo scelto piazza Duomo, la piazza più grande di Milano, perchè potesse accogliere tutt_ le persone in sicurezza. Abbiamo preparato la piazza con migliaia di segnali a terra che garantissero il distanziamento e distribuito disinfettanti e mascherine. Ci siamo dotat* un gruppo di cura che per tutto il presidio ha attraversato la piazza ricordando l’importanza del distanziamento e controllando che tutt indossassero le mascherine e abbiamo interrotto gli interventi dal microfono ogni volta che si è reso necessario chiedendo a tutt_ di avere cura della piazza.
Siamo scese in piazza consapevoli che la cura è una pratica collettiva, che prende corpo anche nel dare voce collettivamente ai nostri desideri e ai nostri bisogni che la società patriarcale cerca di ridurre al silenzio, soprattutto durante una crisi. Lo abbiamo fatto per rendere visibile il nostro dissenso di fronte ad una situazione che sta aggravando le nostre condizioni di vita, la nostra salute, la nostra possibilità di vivere vite degne di essere vissute. Nessun* si cura da sol*: noi ci siamo prese cura di noi in piazza e in tutte le assemblee che hanno dato vita a questa mobilitazione, in cui abbiamo intrecciato discorsi e vissuti che hanno dato voce anche a chi non poteva esserci.
Tornate a casa, ci siamo riempite gli occhi della marea transfemminista che ha attraversato oltre 70 città in Italia e centinaia in tutto il mondo, facendo risuonare “il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce”, perché ci vogliamo vive, libere, felici e senza debiti.
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