ZAM – La Cassazione conferma le condanne per lo sgombero di via Olgiati
Nove condanne definitive e 18.000 euro di ammenda.
Ultima tappa in Cassazione a Roma della lunghissima vicenda processuale legata ai fatti relativi allo sgombero di ZAM in via Olgiati 12 del 22 maggio 2013.
La suprema corte ha confermato la sentenza d’appello che ha visto 9 condanne a pene che si aggirano attorno all’anno. Condanne che diventano quindi definitive con due imputati cui non è stata concessa la sospensione. In aggiunta a ciò a ogni condannato è stata inflitta un’ammenda di 2.000 euro per un totale di 18.000. Ammenda che viene emessa a seguito del rigetto dell’istanza presentata dalle difese. Un filtro classista, quello dell’ammenda, che crea una platea di imputati di seria A, coloro che possono permettersi grandi spese processuali e imputati di serie B, coloro per i quali, anche solo qualche migliaio di euro sono un gigantesco problema. Una follia che sarebbe da rendere incostituzionale, ma si sa, in tempi di populismo giudiziario, vale tutto.
La mattina del 22 maggio 2013 un’ingente schieramento di Forze dell’Ordine si era presentato in Barona per sgomberare la Zona Autonoma Milano che aveva trovato casa in via Olgiati da più di 2 anni. Gli agenti avevano trovato davanti ai loro occhi uno spettacolo insolito. Tutte le attività dello spazio sociale erano state spostate in strada. Polizia e Carabinieri avevano quindi dovuto prima spostare un primo blocco di persone sedute e sdraiate a terra trascinandole via per poi abbattere una barricata con l’ausilio di una ruspa.
Nel pomeriggio, un corteo di alcune centinaia di solidali partito da porta Genova era arrivato davanti a Palazzo Marino venendo caricato ben tre volte dallo schieramento di celere posizionato all’ingresso del Comune. Proprio per gli episodi del pomeriggio era stato aperto il procedimento che oggi è approdato in Cassazione.
Nel marzo di quest’anno la sentenza d’appello aveva sostanzialmente ricalcato quella di primo grado del novembre 2017 con condanne che, come abbiamo già detto, variavano in un range da poco meno a poco più di un anno. Erano state dichiarate prescritte le contravvenzioni con un ritocco verso il basso delle pene per quegli imputati che rispondevano di queste.
Quasi tutti gli imputati avevano avuto la pena sospesa tranne due. Uno di questi condannato per vicende molto vecchie relative agli anni 2000 mentre il secondo ha subito una condanna definitiva per i fatti di corso Magenta del novembre 2012. Come spesso capita, le persone che si sono spese più generosamente nelle lotte (i famosi “volti noti agli uffici”) sono poi quelle che pagano un conto maggiore nelle aule di tribunale.
Dopo una lunga fase di abbandono i terreni di via Olgiati sono stati destinati al consueto progetto di edilizia per ricchi. L’abbattimento delle vecchie strutture è iniziato nel corso dell’estate e sono ora in corso i lavori per la realizzazione dell’ennesimo progetto speculativo.
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Questa si chiama vendetta, non giustizia. A distanza di anni e per una protesta più che legittima a difesa di spazi sociali contro la solita speculazione per la Milano ricca ed “europea”, l’accanimento della magistratura contro i soliti noti è vergognosa. Non vedo tra i condannati i carabinieri che in piazza Scala hanno manganellato loro colleghi della Digos provocando gli incidenti all’origine dell’inchiesta.