[DallaRete] A Expo dal Tav dove i pm non indagano, “appalti onesti in nome di Dio”

 

381x254x208524905-38551198.jpg.pagespeed.ic.YHJdSpIkgZA sostituire l’arrestato Angelo Paris in Expo sarà Marco Rettighieri, top manager di Ltf, Torino-Lione, alta velocità ferroviaria. Una provenienza che è una garanzia, perchè gli appalti del Tav sono gli unici onesti e trasparenti al mondo, per definizione, quasi per grazia divina.  La ragione è molto semplice: su quegli appalti la procura di Torino non ha acceso non diciamo un faro, ma nemmeno un lumino. Non ci possono essere ombre per ragion di Stato.

Il rischio sarebbe quello di dare argomenti a chi al Tav si oppone nelle piazze, davanti ai cantieri, manifestando dubbi e  perplessità su un territorio che viene sventrato, buttando via un sacco di soldi per un’opera che serve a nulla, se non a permettere una spartizione della torta che da anni riguarda soprattutto i partiti “di sinistra”, uno in particolare, che nel tempo ha cambiato nome ma ha sempre gli stessi appetiti.

In materia di Tav la procura di Torino, retta fino a pchi mesi fa da Giancarlo Caselli magistrato ora in pensione e che costruì la sua fortuna passando per ogni “emergenza”, ha ben altro da fare: svolgere il ruolo di laboratorio politico della repressione del terzo millennio. Da cinque mesi, per aver danneggiato un compressore in un cantiere, sono in carcere, torturati da un articolo 41bis di fatto, 4 militanti NoTav che rischiano condanne fino a 30 anni. Secondo i pm, i 4 avrebero agito con finalità di terrorismo, danneggiato l’immagine dell’Italia e dell’Unione Europea. Il 22 maggio inizierà il processo nell’aula bunker di Torino. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria per rinfocolare il clima da emergenza ha proposto che gli imputati non siano presenti in aula ma seguano il processo in videoconferenza dalle prigioni che li “ospitano”. La procura vuole un processo “pilota”, pene esemplari, che suonino da deterrente e da monito per chiunque nel presente e nel futuro pratichi l’opposizone sociale allo status quo.

Per questo, nel momento in cui, quasi tutte le opere pubbliche sono sub judice, gli appalti dell’alta velocità non si discutono. Per non darla vinta ai “terroristi” agitano i fantasmi del passato con un un senatore piddino, siamo sempre lì, che gioca a recitare pateticamente il ruolo del Pecchioli del terzo millennio.

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