[DallaRete] Una Questura impazzita. Cronaca del folle tentativo di reprimere la doverosa contestazione contro Renzi a Bergamo

13235484_189584911435951_3853888424113878523_oIl 21 Maggio Renzi è a Bergamo, la prima tappa della campagna per il referendum di Ottobre sulla riforma del Senato, un referendum sul quale il premier gioca il suo futuro politico conferendogli un valore plebiscitario.
La città scelta è quindi quella del sindaco Giorgio Gori, ghostwriter del primo programma della Leopolda di Renzi, grande escluso dalla spartizione di poltrone renziana. Gori si deve accontentare del ruolo di sindaco di una città di medie dimensioni di scarso interesse per gli equilibri politici nazionali. La scelta del luogo per il lancio della campagna referendaria è quindi da inserire in un quadro di scambi di favori oltre che fondata nella speranza di una facile gestione dell’ordine pubblico: si è pensato di trovare Bergamo addomesticata e restia a manifestare le conflittualità che innervano il tessuto sociale.
Così non è stato: appena saputo dell’arrivo del premier, le diverse componenti della città che quotidianamente lottano contro le politiche reazionarie del governo Renzi si sono date appuntamento in prossimità del Teatro Sociale di Bergamo. C’erano gli studenti in lotta contro la Buona Scuola, i lavoratori forzatamente precarizzati dal Job’s Act, i comitati che lottano contro gli scempi ambientali le cui vittime sono i territori e quelli schierati contro le speculazioni edilizie che lasciano centinaia di persone senza casa, infine gli spazi sociali che ogni giorno portano avanti idee alternative di autogestione e condivisone. Una volta davanti al Teatro Sociale, abbiamo assistito ad una gestione della piazza letteralmente folle: di fronte ad un gruppo di 50 persone disarmate che dimostravano la propria contestazione al premier, reparti della celere che con cariche violente e immotivate infierivano su ragazze, ragazzi, semplici passanti e paradossalmente sugli stessi agenti della DIGOS interposti tra manifestanti e forze dell’ordine.
Ebbene sì: i 15 giorni che il dirigente Grasso ha avuto come referto ospedaliero sono interamente da imputare alle botte prese dai colleghi della celere.
Chiunque si sia avvicinato alla zona centrale di Città Alta può testimoniarlo: le transenne fermavano tutte le persone che passavo per le vie centrali, agenti schedavano, perquisivano e identificavano, impedendo di fatto ai solidali di raggiungere i manifestanti; centinaia di poliziotti presidiavano una situazione la cui complessità avrebbe sicuramente richiesto una gestione più oculata.
Nonostante le pesanti cariche ricevute, i manifestanti hanno mantenuto la posizione resistendo di conseguenza ad un situazione la cui gestione era ormai chiaramente fuori controllo. Cariche indiscriminate hanno accompagnato tutta la fase di scioglimento del corteo, obbligando i manifestanti a rimanere costantemente in difensiva nei confronti degli attacchi attuati dalle forze dell’ordine che hanno provocato numerosi feriti.
Non accettiamo la narrazione trita e ritrita che identifica chi contesta come violento. Violenti sono i poteri forti che, ansiosi di nascondere il malcontento diffuso, cercano di reprimere e trasformare chi contesta in un corpo malato e da emarginare, annullando il contraddittorio con l’utilizzo dei manganelli, nascosti dietro al mantra del “va tutto bene”. C’è ancora chi ha il coraggio, nonostante le violenze subite, di urlare che non va tutto bene. Tentare di silenziare questa voce significa ripristinare uno stato fascistoide in cui le idee contrarie a quelle dominanti sono considerate criminali. Ribadiamo a gran voce che di contro alla forte determinazione dimostrata dai manifestanti nel voler contestare Renzi, la gestione dell’ordine pubblico è stata spropositata, punitiva e non proporzionata alla situazione.
Ieri a Bergamo è emerso una volta ancora che si vogliono soffocare le voci di dissenso con ogni mezzo. Il leader del Partito Democratico è stato da una parte leggitimamente contestato, dall’altra protetto in maniera disordinata e criminale: niente di più lontano dal concetto di democrazia. Ieri a Bergamo è emerso ancora una volta che queste voci non sono soffocabili e si leveranno sempre più forti.
*Chiediamo a tutte le persone che hanno fatto dei video che testimonino le ingiustificate cariche delle forze dell’ordine o/e che hanno avuto esperienze dirette di abusi di inviarle ad uno dei seguenti indirizzi:
norenzibergamo@autistici.org kap@inventati.org bgreport@autistici.org

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