#NoOneisIllegal

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Sabato 20 maggio a Milano è stata convocata la manifestazione “20 maggio senza muri”, “per nuove politiche di accoglienza e integrazione. Per nuovi diritti di cittadinanza” Una manifestazione voluta, promossa e sostenuta dall’amministrazione comunale post-arancione del sindaco Giuseppe sala, ed in particolare dall’assessore PD ai servizi sociali Majorino.
Una manifestazione della quale fin dall’inizio erano evidenti limiti e contraddizioni, a partire proprio dalla convocazione da parte di un assessore della giunta Sala, che ha voluto richiamarsi alla grande manifestazione di Barcellona voluta anche dalla sindaca Ada Colau – richiamo decisamente forzato e improprio.
Perché la differenza saltava subito all’occhio: mentre a Barcellona le parole chiave erano “apriamo le frontiere”, “basta morti”, “nessuno è illegale” – e manifestavano forze all’opposizione del governo centrale – a Milano si parla più genericamente di accoglienza e rispetto delle differenze culturali. Che non sono cose di poco conto, ma non affrontano la questione fondamentale in questo momento: la necessità di opporsi sia politicamente che con fatti amministrativi al decreto Minniti-Orlando. E un impegno dal basso per sostenere il protagonismo delle/dei migranti e rifugiate/i.
La manifestazione è anche una messa in scena del confronto interno al PD, tra quelli decisamente schierati col ministro allievo di Cossiga e Pecchioli e chi invece vuole “coniugare sicurezza e accoglienza”, e che propone un superamento della Bossi-Fini.
Queste contraddizioni sono poi diventate un macigno dopo lo spettacolare e propagandistico rastrellamento di migranti alla stazione Centrale il 2 maggio scorso.
In quel caso una parte della giunta milanese ha appoggiato esplicitamente quell’operazione, esprimendo solamente fastidio per “non essere stata avvertita” – cosa poi smentita quando si è parlato di un “avviso all’ultimo momento” – e successivamente anche il sindaco Sala ha “fatto pace” con il ministro dell’interno in visita a Milano, incontro di cui ha salutato l’esito “positivo sia per quanto sta facendo Minniti con il suo decreto che invita a lavorare assieme…”, e ancora che “Il tavolo e la presenza di Minniti è servita a trovate delle formule affinché si pianifichi il controllo del territorio e la gestione dei migranti. Poi ognuno farà la sua parte operativa. Alla fine la mia richiesta voleva essere questa, quindi sono soddisfatto di come si è posto il ministro. In sostanza, di pianificare e lavorare assieme”.

Nonostante tutto questo, quella manifestazione è diventata un’occasione per gran parte dei settori progressisti milanesi, al di là del loro appoggio o meno a questa amministrazione – per manifestare il loro no al razzismo, alla chiusure, agli attacchi alle Ong e così via. Insomma, una scelta di campo rispetto alla disgustosa propaganda dei Salvini e Di Maio.

Per questo una parte del movimento, riunita nella rete “Nessuna persona è illegale”, ha condiviso la proposta del Naga (storica associazione milanese antirazzista e di sostegno ai bisogni delle/dei migranti) e ha deciso di essere presente in quella giornata, non aderendo alla manifestazione dell’amministrazione ma rilanciando con un proprio appello (che qui pubblichiamo) e una piattaforma con contenuti politici chiari e una scelta di campo ancora più netta – consapevole che il PD è parte del problema e non della soluzione – e che la presenza dei suoi esponenti al corteo è il segno della loro consueta ipocrisia.
Ri-make ha scelto di stare insieme a questo pezzo del movimento, con cui condividiamo percorsi sociali e di relazione con migranti e rifugiate/i (una relazione che non viene minimamente messa al centro dall’appello “ufficiale”).
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Nessuna persona è illegale

La rete “Nessuna persona è illegale” è oggi composta da numerosi soggetti di diverso tipo, quali associazioni, spazi sociali, comitati, collettivi, partiti politici; se la nostra proposta è giovane, da anni le nostre storie s’intrecciano nel segno dell’antirazzismo e della solidarietà attiva tra cittadine e cittadini indipendentemente dalla provenienza.
La proposta della manifestazione “20 maggio senza muri” da parte del Comune di Milano è stata un’ottima occasione per confrontarci apertamente; ne è scaturita la volontà di utilizzare la manifestazione come un’opportunità per far emergere una proposta alternativa, nata dalla nostra prassi e dalle nostre riflessioni pluriennali, che oggi infine convergono e si depositano in una piattaforma comune che proponiamo all’attenzione della cittadinanza.

Per decenni le politiche sulle migrazioni si sono basate sull’assunto implicito e mai dimostrato che “accogliere” fosse un costo, e che pertanto fosse necessario contenere in qualche modo le migrazioni, con accese dispute solo sul numero di migranti da “ammettere”; abbiamo così assistito a un dibattito monopolizzato dal confronto tra le velleità xenofobe e razziste delle destre da una parte, e dall’altra le politiche di restrizione dei flussi migratori e controllo militarizzato delle persone, insistentemente presentate all’opinione pubblica come “politiche di accoglienza”.
È giunto invece il momento di considerare l’arrivo di queste nuove e nuovi cittadini non come un costo o un pericolo, ma come una grande opportunità per la società europea in crisi; occorre valorizzare le energie, la creatività e le legittime aspirazioni delle persone migranti anziché reprimerle e umiliarle: questo il pensiero che guida il nostro progetto.

Il razzismo non si supera con i discorsi, ma praticando solidarietà, e per questa via creando relazioni, conoscenza, incontro: non si tratta di una bella affermazione un po’ idealista, ma di una realtà sperimentata nelle nostre attività quotidiane di volontariato e di mutuo soccorso.
Non riconosciamo la distinzione tra autoctoni e immigrati, tra regolari e irregolari, tra rifugiati e migranti economici, perché i problemi degli uni e degli altri non sono diversi e contrapposti ma collegati: i temi del lavoro, del reddito, della precarietà, dell’istruzione e formazione professionale, della casa, della salute, accomunano tutte e tutti, e non ammettono che soluzioni condivise.

Abbiamo l’ambizione di dar vita su queste basi a un movimento che vada ben oltre il 20 maggio e che si allarghi a tutti i soggetti che si riconosceranno in questa prospettiva, e perciò non riteniamo dirimente la questione dell’adesione e della partecipazione alla manifestazione.
Consapevoli che non può esistere una vera piattaforma antirazzista se non su queste basi, consideriamo la nostra iniziativa come distinta e autonoma ma non ostile rispetto all’appello ufficiale, e pertanto ci rivolgiamo sia a chi vi ha aderito, sia a chi – come la grande maggioranza dei soggetti che compongono la rete – parteciperà senza aderire, sia a chi sceglierà di non partecipare: non è su una sola giornata che si costruiscono alleanze e progetti di ampio respiro.

Quel giorno saremo presenti, e siamo sicuri che il nostro messaggio, riassunto inequivocabilmente nello slogan “Nessuna persona è illegale” dilagherà coinvolgendo tutte e tutti: saremo noi a darle significato, perché rappresentiamo la sola vera possibilità di cambiamento.
Accomunati dalla scelta di agire nella realtà e non solo a livello di dibattito filosofico e culturale, non ci limitiamo ad additare una direzione, ma indichiamo come passi concreti alcune proposte ineludibili e possibili agli organi dell’Unione Europea, al Parlamento e al Governo Italiani, al Comune di Milano e in potenza a tutte le amministrazioni locali: consapevoli della complessità dei livelli istituzionali, vogliamo infatti richiamare ciascun soggetto alle proprie responsabilità.

Nelle prossime settimane saremo presenti con numerose iniziative sia come rete sia come singole realtà che ne fanno parte per creare confronto e dibattito […]; siamo aperti a nuove esperienze e a nuovi contributi: venite a conoscerci, portate le vostre idee, partecipate a questa sfida.

da Communianet.org

http://www.communianet.org/lotte-di-classe/nooneisillegal

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