Padova – Bentornato BiosLab!
Tratto da BiosLab.org
Il BiosLab torna a vivere!
Il 17 Aprile di un anno fa le strade del Quartiere Palestro tornavano a gioire: dentro due locali di proprietà dell’INPS, abbandonati da oltre un decennio, nasceva il Laboratorio Bios. Un’occupazione che ha saputo restituire al quartiere e alla città due nuovi spazi di socialità, inchiesta, crescita culturale e politica.
Non possiamo non ricordare il nostro entusiasmo – a poche ore dall’occupazione – quando cittadini, negozianti, o semplici passanti ci davano il loro sostegno, raccontandoci della necessità di riportare in vita un frammento di città che lentamente perdeva la sua identità e i suoi spazi di incontro e aggregazione. Una città che, anche in questi mesi di campagna elettorale, continua ad essere lacerata dalla crisi e da miopi politiche di esclusione e controllo sociale.
Le riflessioni e i contributi degli abitanti del Quartiere Palestro, così come di tutti coloro che hanno attraverso il Laboratorio Bios, sono diventate parte integrante di quell’esperienza politica. In pochi mesi ci siamo trovati difronte ad una partecipazione sincera, spontanea e radicale che ha permesso di dare corpo ai nostri progetti di inchiesta e socialità, caratterizzati dalla tensione verso la condivisione di strumenti di intervento orientati a costruire nuove forme di relazione, welfare e cooperazione per sovvertire il penetrante controllo sulle nostre vite che rivendicano reddito e felicità.
Nei mesi in cui abbiamo rifatto vivere il Laboratorio Bios, centinaia di persone lo hanno attraversato, contaminato e trasformato in uno spazio aperto a disposizione di una città sempre più silenziosa e incapace di intercettare i desideri e le necessità dei suoi abitanti. Il Laboratorio Bios ha saputo dare fin da subito cittadinanza a progetti culturali come cineforum, dibattiti, conferenze e concerti, rendendo il quartiere uno spazio vivo, aperto e accogliente. Un’esperienza nuova e complessa, che il quartiere e la città hanno saputo apprezzare, regalandoci una lista di migliaia di nomi che ne attestavano la complicità e la voglia di avere uno spazio liberato, fra i tanti che l’INPS ha vergognosamente lasciato all’incuria e all’abbandono.
Alla luce di questi elementi, e forti della vergognosa gestione delle centinaia di spazi che l’INPS che possiede in città, avevamo deciso fin da subito di interloquire con la dirigenza dell’ente al fine di identificare una strada che portasse all’assegnazione dei locali. La risposta dell’INPS, tempestiva e violenta, non si è fatta attendere. Dopo tre mesi di occupazione, in una soleggiata mattina di Luglio, ci siamo trovati costretti a confrontarci con le forze dell’ordine e con un decreto di sgombero. L’INPS evidentemente non tollera che venga messa in discussione la mal gestione dei suoi spazi, preferendo lasciarli marcire, piuttosto che restituirli a coloro che possono offrire un prezioso contributo di crescita alla città.
Con lo sgombero, ancora una volta, l’INPS si assunse la responsabilità politica di trascinare un pezzo di città nell’incuria e nell’abbandono. Ma noi non ci siamo arresi. Passo dopo passo abbiamo ripreso la trattativa con l’Inps che, attraverso il coinvolgimento diretto dei vertici del Comune di Padova, si era dimostrata propensa ad assegnarci lo spazio. Le nostre iniziative immediatamente successive allo sgombero, infatti, hanno portato alla luce una gravissima situazione: decine e decine di spazi commerciali e abitativi di proprietà dell’INPS sono abbandonati da anni. In una città in cui l’emergenza abitativa colpisce in modo sempre più forte, e la crisi non da respiro noi ci siamo fatti carico di sollecitare l’INPS e il Comune di Padova verso una politica capace di valorizzare gli immobili in stato di abbandono. La trattativa sembrava giunta a buon punto, l’assegnazione dei locali sembrava essere una concreta possibilità. A dicembre il Laboratorio Bios avrebbe potuto avere di nuovo una casa.
A mesi di distanza, però, nessuna notizia è più giunta alle nostre orecchie. Se non la dichiarazione sensazionalistica dell’attuale sindaco reggente che ritiene di essere stato capace di aver condotto a buon termine una trattativa con l’INPS e di aver ottenuto la gestione di numerosi spazi che avrebbe in breve tempo assegnato alle associazioni. Di spazi dati in gestione, ovviamente, manco l’ombra. Il sindaco reggente in questi mesi è stato solo capace di costruire una folle stretta del cappio securitario, culminata nella proposta di apertura di un CIE in Veneto. L’arroganza e la violenza di queste politiche è stata messa a nudo dalla campagna #padovatrema, con la quale abbiamo denunciato il pericolo di una idea di città fondata sull’esclusione e sulla violenza poliziesca.
Ad oggi resta un dato evidente: nonostante il nostro impegno al dialogo dentro una trattativa condotta da noi, e assunta furbescamente o in malafede dal candidato sindaco, i progetti del Laboratorio Bios aspettano una casa. Il tempo dell’attesa, però, è finito.
E’ inaccettabile che di fronte alla crisi sempre più devastante, e agli scandali che nei mesi appena trascorsi hanno caratterizzato l’ente che dovrebbe occuparsi della previdenza sociale dei cittadini, le nostre proposte e i nostri progetti siano rimasti inascoltati.
Aperti al dialogo e alla discussione che sempre ci ha caratterizzati, abbiamo deciso di ripartire e ridare una casa ai nostri desideri e ai nostri progetti.
La città non rimarrà un deserto di paura e restrizioni, ma ricomincerà a vivere perché il Bios è vita. E la vita parte dai nostri desideri e bisogni, e non da quelli di chi ha come unico interesse quello di continuare a fare profitto sulla vita delle persone.
Queersultoria – FuxiaBlock
“Tutta la vita deve cambiare” recitava uno striscione femminista degli anni ’70!
Con questa propensione biopolitica nasce il progetto di “Consultoria Queer” che rappresenta uno dei tre nodi attraverso cui si articola il Bios Lab e che prende forma a partire dal lavoro e dalla riflessione del collettivo Fuxia Block.
Un progetto che trova le proprie radici nello studio e nell’analisi dei processi di formazione dell’identità soggettiva, nella decostruzione delle categorie e degli stereotipi di genere, nell’analisi e nella critica di quei dispositivi disciplinanti tipici della società eteronormata che contribuiscono a determinare forme di disuguaglianza e di esclusione sociale.
Questo “cantiere” di sperimentazione, dialogo e confronto, mira a rimettere in discussione il concetto stesso di salute e di benessere, problematizzando il modello unico della patologizzazione e della conseguente medicalizzazione del corpo e della vita intera.
Un laboratorio dunque che sia in grado di riportare al centro del discorso il desiderio e la necessità di dare forma e sostanza ai bisogni, alle emozioni e alla moltitudine di relazioni sociali e affettive, che volga lo sguardo e problematizzi le relazioni e la violenza che spesso si esprime all’interno di esse, che sia in grado di affrontare tematiche chiave come la sessualità e l’autodeterminazione dei corpi dando vita a processi di liberazione soggettiva dall’oppressione simbolica e materiale. Un laboratorio che tenda dunque a rideclinare il concetto basilare e multidimensionale della salute nella prospettiva di valorizzare tutte quelle soggettività incarnate eccedenti e stimolare l’autodeterminazione e la liberazione del desiderio!
Progetto di Conricerca sulla precarietà e sulla rivendicazione di un reddito garantito
Il ricatto a svolgere lavori malpagati nella cornice di una pressoché assenza di diritti fa parte della vita di gran parte dei giovani. Lo sfruttamento, la rapina del nostro tempo e delle nostre energie e la precarietà sono elementi con cui facciamo i conti ogni giorno, nel difficile tentativo di recuperare un reddito sufficiente per mantenerci. Questo avviene nel quadro di una sorta di guerra di tutti contro tutti dove la competizione cinica e sfrenata ci fa individuare soltanto soluzioni individuali e spesso al ribasso per fare fronte alle condizioni di crescente povertà ed erosione dei diritti a cui le politiche di austerity ci spingono nel quadro della crisi.
All’interno del Laboratorio Bios inizieremo un percorso di inchiesta e, con un alternarsi di interviste individuali, focus group e seminari di autoformazione, cercheremo di mettere a fuoco questa generale condizione di precarietà e ricatto. L’obiettivo è quello di capire in profondità come venga soggettivamente vissuta questa cornice di costrizione al lavoro ed individuare possibili traiettorie di lotte collettive che, a partire dalla battaglia per un reddito minimo incondizionato, possano liberare i soggetti dal ricatto e rimettere al centro delle nostre vite la libertà e l’autodeterminazione.
DiSC – Dipartimento dei Saperi Critici
Il Dipartimento dei saperi Critici nasce all’interno dell’Università riformata, dentro e contro i processi di dipartimentalizzazione e di svuotamento dei saperi, e vuole essere, a partire dalla messa in gioco di noi stessi, una piattaforma da cui pensare una Università differente. Il progetto vuole, a partire da ciò che studiamo, mettere a critica i saperi che apprendiamo di volta in volta per poi arrivare al ruolo che essi hanno nella società tutta, in quanto determinanti dei processi produttivi che la abitano. In questo senso vogliamo dar vita a due percorsi che prendano posizione e producano delle rotture nel sempre più docile mondo accademico: da una parte l’utilizzo dell’autoformazione come pratica di costruzione di percorsi di apprendimento autonomi slegati dalle logiche dell’amministrazione neoliberale dell’università; dall’altra un inchiesta che, domandandosi il senso che abbia oggi vivere un’università forgiatrice di contenitori passivi di nozioni, crei percorsi animati dalla volontà di trasformare la nostra vita e i luoghi che attraversiamo. Vogliamo essere spazio di contaminazione e di dibattito che produca percorsi soggettivanti tesi alla trasformazione dell’esistente e faccia della cooperazione, e non della competizione, un valore aggiunto nello studio, nelle nostre relazioni, nel nostro BIOS.
BiosLab
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