Trump nei Territori occupati tra proteste e sciopero dei prigionieri

Il presidente Usa incontra Abu Mazen a Betlemme, ma per i palestinesi è la “Giornata della Rabbia”. Ieri 20 feriti negli scontri con le forze armate israeliane. Ucciso un quindicenne. Tel Aviv: “Aveva provato ad accoltellare un agente”. 37esimo giorno senza toccare cibo per 1.300 detenuti.

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AGGIORNAMENTO ore 13:30

Trump: “Farò tutto il possibile per raggiungere la pace”. Abu Mazen: “Il nostro problema è l’occupazione e le colonie”. Palestinese ferito dopo aver accoltellato un poliziotto a Netanya (centro d’Israele).

Incontrando a Betlemme il leader dell’Ap Abu Mazen, il presidente Usa Trump ha promesso che farà “tutto il possibile” per raggiungere la pace tra israeliani e palestinesi. “La pace – ha detto l’inquilino della Casa Bianca durante la conferenza stampa congiunta – è una scelta che facciamo ogni giorno e noi, come Usa, siamo qui per rendere questo sogno possibile per i giovani bambini ebrei, musulmani e cristiani. Credo fermamente che se Israele e i palestinesi faranno la pace, inizierà un processo di pace per il Medio Oriente”. “Abbas – ha poi aggiunto – mi ha assicurato che è pronto a lavorare per questo obiettivo e Netanyahu mi ha promesso lo stesso. Non vedo l’ora di lavorare con questi due leader verso una pace duratura”.

Abu Mazen, dal canto suo, ha ribadito che il problema dei palestinesi sono “l’occupazione, le colonie e il mancato riconoscimento israeliano dello stato palestinese a differenza di quello che noi facciamo con Israele”. “Il problema – ha poi spiegato – non è tra noi e l’Ebraismo, ma tra noi e l’occupazione”. Il leader dell’Autorità palestinese ha poi esortato Tel Aviv a rispondere alle “richieste giuste e umane” di centinaia di detenuti palestinesi in sciopero della fame da 37 giorni. “La chiave della pace in Medio Oriente – ha concluso – è l’indipendenza e la libertà del popolo palestinese.

Un palestinese sui quarant’anni di Tulkarem, intanto, ha accoltellato e ferito leggermente stamane un poliziotto a Netanya (nel centro d’Israele) prima di essere raggiunto dai colpi di arma da fuoco esplosi dall’agente. La portavoce della polizia Luba al-Samri ha fatto sapere che l’aggressore è stato arrestato.

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della redazione

Roma, 23 maggio 2017, Nena News – Giornata carica di tensione nei Territori Occupati dove il presidente statunitense Donald Trump sta incontrando in queste ore a Betlemme il leader dell’Autorità palestinese (Ap) Abu Mazen. I palestinesi hanno infatti proclamato oggi un “Giorno della rabbia” per esprimere sostegno ai 1.300 prigionieri in sciopero della fame, per protestare contro la visita di Trump e per mostrare una chiara opposizione ad un eventuale processo di pace sponsorizzato dagli Usa tra l’Ap e Israele.

Ieri è stato sciopero generale nei Territori Occupati: istituzioni private e pubbliche, scuole, mezzi di trasporto, banche e negozi chiusi in solidarietà con la lotta dei detenuti (arrivata oggi al 37esimo giorno). I manifestanti palestinesi hanno bloccato le strade nelle città e i villaggi della Cisgiordania: gli attivisti hanno chiuso due strade che collegano Gerusalemme e Ramallah, quelle dei campi profughi di Qalandiya e al-Amari, le vie di comunicazione tra Ramallah e Nablus, tra Ramallah e Betunia e tra Ramallah e i villaggi a nord.

Nel pomeriggio, poi, si sono registrati violenti scontri con l’esercito israeliano soprattutto nei distretti di Ramallah e Hebron. Stando a quanto riferiscono fonti locali, il bilancio è stato di almeno 20 palestinesi feriti dalle pallottole vere e dai proiettili di acciaio ricoperti di gomma sparati dai soldati. La croce rossa palestinese ha allestito una clinica da campo vicino al checkpoint di Qalandya per curare i manifestanti e i passanti, molti dei quali sono rimasti intossicati dai gas lacrimogeni lanciati dalle forze armate israeliane. I palestinesi, inoltre, accusano i militari di aver sparato contro di loro dai tetti che danno sulla strada principale. L’esercito israeliano per bocca della sua portavoce non conferma l’accusa, ma fa sapere che indagando su quanto è accaduto. Tensione anche nel villaggio di Nabi Saleh (Ramallah) e in quello di Zif (Hebron) dove marce e sit-in in solidarietà con i prigionieri sono state represse con forza dai militari israeliani. Copione simile anche a bab al-Zawiya, nella città di Hebron.

Ben diverso, invece, è stato l’esito degli spari israeliani nel nord est di Betlemme: a perdere la vita vicino al posto di blocco della città è stato il quindicenne palestinese Raed Ahmad Radaya. Secondo il capo della polizia Micky Rosenfeld, il giovane è stato “neutralizzato” dopo che aveva provato ad accoltellare un poliziotto. Intervistato dall’agenzia Ma’an, un portavoce della Croce rossa palestinese ha però denunciato il comportamento delle forze armate israeliane che avrebbero impedito alle ambulanze di raggiungere il ragazzo che era riverso a terra.

Scontri si sono registrati ieri pomeriggio anche a Gaza, vicino al confine con Israele: ad essere ferito alla gamba destra è stato qui un ventenne. Trasferito all’ospedale Shuhada al-Aqsa di Deir al-Balah, le sue condizioni non destano preoccupazioni. Secondo fonti locali, il ragazzo partecipava ad una protesta nel campo rifugiati di Bureij in solidarietà con la lotta dei detenuti palestinesi.

Ieri, intanto, il Comitato dei prigionieri ha fatto sapere che alcuni scioperanti sono stati trasportati negli ospedali civili mentre una settantina di loro sarebbe stata trasferita nelle cliniche da campo allestite nelle prigioni a causa del “grave peggioramento” delle loro condizioni di salute. La notizia ha trovato conferma anche su alcuni media in ebraico. No comment per il momento da parte delle autorità carcerarie israeliane (Ips).

Secondo il Comitato dei prigionieri, dopo 37 giorni senza toccare cibo, i detenuti Hafith Sharayaa e Mansour Fawaqa starebbero mostrando “sintomi pericolosi” come perdita di coscienza, nausea, vomito, forti dolore alla testa e agli arti, bassa pressioni, perdita di peso di almeno 15 chili. I due, inoltre, avrebbero detto all’avvocato Ehab al-Ghalith che 72 scioperanti del carcere di Ramla sarebbero tenuti in “condizioni disastrose e dispotiche”.

da Nena News

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