Bologna, 2 Agosto 1980
“…Buongiorno, Duccio Guida al microfono del GR1, la rete ci ha passato la linea per darvi una notizia purtroppo agghiacciante…una violenta esplosione ha fatto crollare parte della Stazione Centrale di Bologna…ci sono morti e feriti…”.
Così il GR1 interrompeva le normali trasmissioni radio alle 11 e 55 di sabato 2 Agosto del 1980 per annunciare l’esplosione di una bomba ad altissimo potenziale avvenuta poco più di un’ora prima (alle 10 e 25) alla Stazione Centrale di Bologna.
La strage provocò 85 morti e più di 200 feriti ed è parte della lunga lista delle stragi italiane iniziata il 12 Dicembre 1969 con la bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana e continuata con la strage alla Questura di Milano del Maggio ’73, con quella di piazza della Loggia a Brescia nel Maggio ’74, con quella del treno Italicus dell’Agosto dello stesso anno per poi concludersi con la strage del Rapido 904 del Natale ’84. A questi eventi si aggiunge una lista di episodi meno noti, ma altrettanto sanguinosi.
Le stragi di fine anni ’60 e dei primi anni ’70 vanno ad inserirsi nella Strategia della Tensione, il famoso “destabilizzare per stabilizzare” tanto caro alle centrali dei servizi segreti occidentali di quegli anni.
Del resto, l’Italia era uno dei “campi di battaglia” privilegiati della Guerra Fredda in Europa e l’opporsi con tutti i mezzi possibili ai movimenti e a una possibile svolta rivoluzionaria nel Paese era un obiettivo esplicitato chiaramente sia dagli apparati di sicurezza nostrani che dalla CIA americana.
L’utilizzo di manovalanza neofascista è ormai un dato acclarato con nomi e cognomi ben noti.
Di pochissimi giorni fa è la condanna all’ergastolo per due noti neofascisti veneti degli anni ’70 per la bomba di piazza della Loggia.
Il massacro dell’Agosto del 1980 si inserisce invece in un periodo diverso, ma non meno turbolento.
I movimenti sono già alle corde ed è anzi iniziato il periodo del riflusso (sancito da centinaia e centinaia di arresti e dal dilagare anno dopo anno dell’eroina).
Il Partito Comunista di Berlinguer col compromesso storico e la “solidarietà nazionale” ha messo nel cassetto qualsiasi ipotesi di alterità alla Democrazia Cristiana.
A breve alla FIAT, nell’Autunno di quello stesso anno, verrà combattuta e persa la battaglia decisiva. Di fronte all’annuncio di migliaia di licenziamenti la fabbrica verrà occupata per 35 giorni. A chiudere quella lotta, nell’Ottobre ’80, ci penserà la “celebre” Marcia dei 40.000. Una sconfitta, quella di quei giorni che scompaginerà le tute blu italiane e le riporterà al “purgatorio” degli anni ’80.
La lotta armata è ancora pienamente attiva nel Paese.
Il quadro internazionale è tutt’altro che sereno.
L’invasione sovietica dell’Afghanistan ha riacceso la Guerra Fredda.
La rivoluzione iraniana del ’79 ha mutato gli equilibri in Medio Oriente e la crisi degli ostaggi americani sequestrati dai Pasdaran all’Ambascita americana di Theran è in pieno svolgimento.
In Occidente si sta dispiegando la controrivoluzione neo-liberale con la vittoria delle elezioni in Gran Bretagna da parte della Thatcher. A breve, i conservatori si imporranno anche negli States con la vittoria del falco Reagan nelle presidenziali del Novembre ’80.
Forti le tensioni anche con la Libia di Gheddafi.
Non è forse un caso che la strage di Ustica (l’abbattimento ormai acclarato del DC9 Itavia) è del 27 Giugno 1980 e, come chiarito da più di 30 anni di indagini, quella notte nei cieli italiani c’era una mastodontica esercitazione che assume gli inquietanti contorni di una vera e propria battaglia aerea.
In questo clima complicato avviene la tragedia di Bologna.
Una strage che tutti ricordano con grande chiarezza: chiunque saprà dirvi cosa stava facendo quel giorno e dove ha appreso la notizia dell’eccidio.
Una strage che viene citata in romanzi e film, da “Romanzo Criminale” di Giancarlo De Cataldo a “Strage” di Loriano Machiavelli, ma anche in molte canzoni, come ad esempio “Sensibile” degli Offlaga Disco Pax.
La città reagì con prontezza dando vita a una “gara di solidarietà” che ancora viene ricordata.
Centinaia di migliaia di persone parteciparono alla manifestazione antifascista e ai funerali delle vittime che furono veri e propri funerali di popolo e non di Stato.
La rabbia popolare esausta delle frasi di rito del mondo politico sugli “sforzi per assicurare alla giustizia i responsabili delle stragi” fu contenuta con difficoltà e si ricorda ancora il viso terreo del presidente Pertini sul palco delle autorità.
Quel giorno, il movimento bolognese, portò in piazza migliaia di persone.
Negli ultimi anni è stata sollevata una cortina fumogena che ha tentato di addossare le colpe ai gruppi della resistenza palestinese che, in quegli anni, usavano l’Italia come retroterra delle loro operazioni di guerriglia in Europa. Un altro tentativo fu quello di addossare le responsabilità della carneficina al terrorismo internazionale e in particolare al noto bandito Carlos, all’epoca vicino al Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, pura fantapolitica pensarlo in combutta con gli ambienti di destra o con i servizi occidentali.
Altri invece sostengono che la bomba sarebbe troppo potente per avere una matrice nostrana e bisognerebbe guardare più in alto, magari al logo NATO.
Anni di processi hanno però portato alle condanne definitive di tre militanti dei NAR, i Nucleo Armati Rivoluzionari: Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini (ai tempi dei fatti minorenne).
I NAR erano un gruppo armato di estrema-destra. Responsabili, agli albori della loro storia dell’omicidio di militanti di sinistra per poi spostarsi sul terreno dello scontro con lo Stato uccidendo uomini delle Forze dell’Ordine e magistrati.
Uno dei possibili elementi caratterizzanti della strage a cui fanno riferimento i giudici è il rinvio a giudizio, il giorno prima della bomba, di Mario Tuti e altri militanti di Ordine Nero per la strage dell’Italicus di cui il 4 Agosto 1980 sarebbe caduto il sesto anniversario.
Il questi 35 anni Bologna non ha dimenticato e, nonostante il periodo estivo, ogni anno, migliaia di persone scendono in piazza per ricordare la più sanguinosa delle tante stragi che hanno insanguinato il Belpaese.
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