Green Hopes, il primo grande parco della Striscia di Gaza
Il Gaza Freestyle Festival ha aderito al progetto MAE, con la collaborazione del Centro Italiano di Scambio Culturale Vittorio Arrigoni – VIK e di aziende locali tra cui Golden Steps. Riqualificheremo insieme un’area particolarmente disagiata, che sorge nei pressi di una fogna a cielo aperto e molto vicina al confine con Israele, dove i frequenti bombardamenti hanno impedito un piano di investimenti credibile e duraturo.
Il finanziamento di questo progetto, reso possibile dalla Cooperazione Italiana Internazionale e da finanziatori privati oltre che dal contributo del Gaza Freestyle, ci permetterà di rendere più umana e vivibile quest’area.
Le persone che popolano questo quartiere vivono in un luogo inabitabile per crescere e prosperare umanamente, in condizioni di estrema povertà; sullo sfondo si scorge in lontananza la sagoma di Gaza City, che sembra essersi dimenticata di loro.
I palazzi sono segnati dalla guerra, i bimbi corrono scalzi per le strade polverose giocando con materiali di recupero, tra sabbia e immondizia, senza mai perdere il sorriso e la gioia di vivere.
Il Gaza Freestyle ha individuato nello sport lo strumento ideale per creare uno scambio tangibile e duraturo nel tempo, aiutando un popolo oppresso dalla guerra e da un governo proibizionista che non pensa alla salute e al benessere della propria gente.
Come volontari condanniamo sia l’occupazione israeliana che il regime oppressivo di Hamas.
Proseguono quindi i lavori al Green Hopes, il primo grande parco della Striscia.
Il cantiere di quest’area è stato aperto il 1 settembre 2019, con 20 giorni complessivi in cui i lavori si sono dovuti fermare:
7 giorni dovuti all’attesa dei documenti per far partire i lavori, 7 giorni a causa dei bombardamenti durante i quali sono morti 35 palestinesi, altri 6 giorni di stop dovuti al maltempo e alla pioggia.
Molti i problemi relativi alla bonifica dell’area e alla rimozione di cumuli di spazzatura ancora presenti in una zona che di fatto era una discarica a cielo aperto.
Le aree completate sono la struttura che ospiterà gli spogliatoi, i servizi, i laboratori polifunzionali, la struttura della serra in cui sarà realizzato un giardino botanico per la produzione e vendita di fiori e l’anfiteatro al centro del quale sorgerà il tendone del circo, in arrivo dall’Italia insieme al nostro gruppo.
La spianata dei campi da calcio, volley e basket è in fase avanzata, mentre in questi giorni abbiamo cominciato i lavori di movimentazione terra per preparare la base su cui sorgerà lo skatepark.
Una volta ultimata questa fase preparatoria saranno predisposte le finiture, e successivamente all’inaugurazione inizierà la piantumazione del parco.
I lavori ad un primo impatto sono sembrati procedere in rapido avanzamento, tuttavia a Gaza niente accade secondo i programmi ed è stato necessario riadattare sul campo il progetto che avevamo definito.
Le persone che ci lavorano sono capaci, motivate e disponibili ad aiutarci anche se – come è normale che sia – l’azienda che ha vinto l’appalto non ha esperienze sulla costruzione di skatepark. E’ qui che entriamo in scena noi del Gruppo Skate GFF, professionisti in materia. Abbiamo infatti concluso il primo skatepark di tutta la Striscia nei pressi del Porto di Gaza City, luogo oggi di ritrovo per skaters di tutte le età.
Per aiutare l’azienda in questo arduo compito coinvolgeremo quindi i ragazzi che in questi anni ci hanno aiutato a costruire le strutture nell’area del porto a Gaza City, accumulando quella esperienza fondamentale per realizzare un manufatto di buona qualità.
Abbiamo intervistato Sami Abuomar, coordinatore del Progetto MAE – ACS.
Sami ha il compito di coordinare i colloqui con le autorità locali, sia negli uffici che sul campo. Visiona e approva tutti i dettagli del progetto, e grazie alla sua padronanza con la lingua italiana crea ulteriori legami tra la comunità italiana e quella araba; supervisiona inoltre tutti i progetti e le relative modifiche.
“Ho cominciato a lavorare al progetto nel luglio 2018 e il mio impegno si protrarrà sino al 15 settembre del 2020. Il Green Hopes è un progetto unico a Gaza, perché la sua polifunzionalità è unica rispetto a tutti i parchi della città; la forza di questo progetto deriva dallo scambio culturale che esso offre. I maggiori beneficiari sono i giovani ed una comunità che fino ad ora non aveva un posto per incontrarsi e condividere esperienze. La presenza degli operatori Italiani è fondamentale perché permetterà di far conoscere al mondo la situazione drammatica del popolo palestinese e si focalizza su una zona di Gaza disagiata e priva di strutture ludiche; per questo motivo lavorare al Green Hopes è duro ed estenuante, ma nonostante tutto ci riempie di soddisfazione”.
Zeyad Kafarna, Supervisor dei lavori e Abdalla Ahmad, ingegnere del Golden Steps ci hanno raccontato che:
“Lo svolgimento dei lavori non ha presentato particolari difficoltà, a parte alcune interruzioni dovute a bombardamenti e alle condizioni meteo.
La consegna dei lavori è prevista per fine gennaio e siamo molto fiduciosi nel riuscire a rispettare la scadenza programmata.
Abbiamo partecipato ad una gara di appalto che abbiamo vinto grazie alle competenze che ci vengono riconosciute oltre alla disponibilità dei materiali”.
Wafi Migbil, uno degli operaio dell’azienda Golden Steps, ci ha detto:
“Il Green Hopes è un lavoro di fondamentale importanza per Gaza ma soprattutto per la comunità locale, essendo l’unico parco che si trova nella zona e per di più con accesso gratuito. Credo che non appena pronto sarà molto frequentato, soprattutto dai giovani che già in questi giorni entrano scalzi nel cantiere in corso d’opera. Il lavoro dei volontari italiani, che reputo siano delle brave persone, è un sostegno vitale per il popolo dimenticato di Gaza e contribuirà ad aumentare la bellezza e la vivibilità di questo posto. Io sono molto felice di potere partecipare a quest’opera e cerco di manifestare il mio profondo rispetto verso tutti gli operatori coinvolti offrendo il mio contributo”.
E concludiamo con la dichiarazone di Hamada Ukasha, un barbiere locale:
“Sono felice che questa bellissima opera sia realizzata nel mio quartiere, sarà una vera e propria ventata di aria fresca che permetterà ai bambini di avere un luogo di ritrovo per divertirsi e per coltivare interessi diversi. Nonostante la povertà diffusa e la mancanza di lavoro qui vivono persone per bene, che si arrangiano in tutti i modi per sopravvivere senza causare problemi al prossimo, aiutandosi a vicenda. Vedere gente straniera costruire un’opera di questa rilevanza e dedicare il proprio tempo e i propri sforzi verso il prossimo riempie il cuore di gioia, sono grato a tutti voi per il lavoro che fate. In questa zona ci sono poche possibilità e strutture, ma nonostante ciò il sorriso è stampato sul volto di tutti”.
In generale le persone intervistate dichiarano che sono felici per il nostro intervento impegnato a rivitalizzare una zona disagiata. Lo scopo è di costruire un’opera che creerà opportunità lavorative crescenti e aumenterà sensibilmente l’offerta turistica rivolta ai residenti della Striscia, prendendo come esempio il porto di Gaza City, realtà nella quale il Gaza Freestyle ha operato gli anni scorsi
C’è una fiducia generalizzata rispetto al fatto che questa zona abbandonata verrà riportata alla luce grazie all”intervento di tutti noi.
E mentre aspettiamo l’arrivo degli altri progetti legati al Gaza Freestyle, continuiamo ad accumulare sensazioni e emozioni in questa Striscia di terra martoriata.
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