Il decreto-carceri è legge. Più poliziotti, più reati e poca concretezza nel risolvere il problema del sovraffollamento e dell’alto numero di suicidi

Di fronte ad un  tasso di sovraffollamento delle carceri italiane di oltre il 130%, e a 65 suicidi avvenuti dall’inizio di quest’anno, il decreto-carceri sponsorizzato dal Ministro della Giustizia Nordio, è pronto ad aggravare ulteriormente la situazione.
La legge prevede nei prossimi due anni l’assunzione di mille agenti della Polizia Penitenziaria e di venti nuovi dirigenti  per  la gestione delle strutture carcerarie.
Viene introdotto il reato di peculato per distrazione (articolo 314-bis nel codice penale), che punisce l’indebita destinazione di denaro o cose mobili. Questo reato prevede una pena da sei mesi a tre anni di reclusione, e si aggiunge ad altri reati e aggravanti che contribuiscono ad ingrossare la popolazione carceraria di questo paese.
Nella decreto divenuto legge si affrontano superficialmente le difficoltà dei detenuti tossicodipendenti, citando un elenco di strutture (che non vengono presentate) per “l’accoglienza e il reinserimento sociale, gestite dal ministero della Giustizia”.

Quasi come a dare un piccolo contentino, le telefonate verranno aumentate, con un successivo regolamento, da quattro a sei al mese. Peccato che la legislazione vigente permetteva già questa modesta concessione, e che comunque così pochi contatti con la famiglia continuano – e continueranno – a incidere sulle cause dei suicidi e ad alimentare l’isolamento penitenziario delle persone recluse.
Sarebbe necessario prevedere telefonare quotidiane, e non una ogni 5/6 giorni.
Per finire, è incerto il destino delle persone detenute che possiedono cittadinanza non europea, gli ultimi degli ultimi. Verranno effettivamente espulsi dall’Italia e detenuti nel carcere del paese di provenienza, in barba al pericolo che può rischiare il detenuto in caso di rimpatrio per reato, oppure continueranno ad essere indirizzati verso i CPR una volta conclusa la pena?

Assumere sempre e solo poliziotti non serve. Se proprio si vuole investire sul carcere cosi come è oggi, bisognerebbe aumentare il numero di personale educativo, di mediazione, assistenti sociali capaci, medici, psichiatri, interpreti, insegnanti.
E’ necessario tornare a parlare di amnistia, che non viene concessa dal 1990 cosi come l’indulto. Da più di 30 anni le carceri non fanno altro che riempirsi, e non c’è stato nessun governo in grado di alleggerire il peso di queste strutture. Il nostro sistema pratica un uso massiccio della carcerazione preventiva (quindi incarcerazione temporanea in attesa della conclusione delle indagini); questo comporta l’ingresso di un numero ingente di arrestati, poi trattenuti per qualche giorno e scarcerati in sede di udienza di convalida. Stiamo parlando del 32% degli ingressi, e un fenomeno, definito «delle porte girevoli» che è un trauma devastante quanto inutile per gli incensurati e uno strumento privo di deterrenza per chi non lo è.
Il continuo aumento di reati penali, la continua criminalizzazione di persone che commettono gesti legati alla miseria, l’assenza di strutture idonee a pene detentive alternative, sono solo alcuni dei fattori che contribuiscono al sovraffollamento carcerario.
La mal destinazione dei fondi invece, non prevede quasi mai soldi per rendere dignitose le strutture carcerarie fatiscenti, pericolanti e sporche in cui sono costrette le persone detenute.
Il sistema carcerario cosi come è, ha necessità di essere completamente stravolto a tutela e salvaguardia fisica e mentale non solo delle persone detenute, ma di intere famiglie e del benessere della società tutta.

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