Maxievento inutile, ci risiamo! In piazza contro le Olimpiadi insostenibili del 2026
Un migliaio in piazza a due anni dall’apertura dei Giochi del 2026.
Si è svolta ieri sotto una pioggia battente e incessante la prima grande mobilitazione in opposizione all’ennesimo maxievento inutile che verrà ospitato dalla nostra metropoli: si tratta delle Olimpiadi Invernali Milano-Cortina del 2026. Un evento che sarà diffuso su tutto l’arco alpino e che non vedrà coinvolte solo a Milano e Cortina.
Al di là degli squilli di fanfara e dei rulli di tamburo propagandistici il pessimo menù che verrà presentato alla cittadinanza sarà il solito ieri ben rappresentato dai cinque cerchi olimpici con le cinque parole chiave di quest’ennesima operazione: cementificazione, gentrificazione, greenwashing, sfratti e privatizzazione. Sì, perché in piena crisi ecologica vengono costruite nuove infrastrutture di dubbia utilità. Ovviamente legate a un vecchio concetto di mobilità: gomma e fossile.
Ovviamente poi non si tratterà di Olimpiadi a costo zero come spesso sbandierato: quasi 4 miliardi di denaro pubblico verranno sottratti a ben altri problemi che affliggono il nostro tessuto sociale (dalla disastrata sanità ai trasporti passando per il diritto alla casa) per venire convogliati nella costruzione delle strutture per le Olimpiadi. Emblematica di tutto ciò è l’imbarazzante vicenda della costruzione della pista da bob di Cortina. Come sempre, inoltre, seguendo la tradizione del nostro paese dai Mondiali di Calcio di Italia ’90 in poi i costi subiranno la consueta maggiorazione.
Il corteo si è dato appuntamento alle 15 in piazzale Lodi, di fianco a quello che era lo Scalo ferroviario di Porta Romana e che, nei progetti, diventerà il villaggio olimpico. Uno scalo pubblico privatizzato come da poco gloriosa tradizione milanese. Al suo ingresso è stato appeso lo striscione che recitava, storpiando volutamente la parola scalo con un gioco di parole: “Operazione Squalo Romana 200 mila metri quadri di cemento per ricchi”.
La manifestazione è proseguita verso il quartiere popolare di Corvetto dove, se tutto si svolgerà come previsto, nei prossimi anni si assisterà a un progetto di gentrificazione come già accaduto in molte altre parti della metropoli con l’espulsione delle fasce più deboli della popolazione.
Fondamentale, la presenza in piazza del ricco arcipelago di movimenti che dal 2019 hanno iniziato a muoversi contro il collasso climatico del nostro pianeta e che, nelle nostre speranze e non solo, saranno uno dei protagonisti delle mobilitazioni contro il maxievento del 2026.
Per concludere, ricordando come un altro grande evento di quasi una decina di anni fa, Expo, ha prodotto l’attuale modello di città in cui viviamo fatto di eventi continui e incessanti, aumento costante dei prezzi, marginalizzazione o espulsione delle fasce più deboli o del ceto medio autoctono e impoverito, gigantesco problema abitativo e tanto altro citiamo i punti della piattaforma della mobilitazione di ieri con la convinzione che nei 24 mesi che ci separano dalla cerimonia di apertura di Milano-Cortina ’26 molto se ne dovrà parlare:
- lo stop di opere e interventi infrastrutturali imposti e inutili, dal Villaggio Olimpico di Milano alla pista da bob Cortina (simbolo del finanziamento tossico e dell’insostenibilità da realizzarsi senza se e senza ma), i cui costi sono in continuo rialzo al pari del loro impatto ambientale;
- la destinazione dei quasi 4 miliardi pubblici stanziati per le Olimpiadi a politiche abitative pubbliche, servizi e strutture sportive accessibili a tutt* nei quartieri, mobilità dolce e rafforzamento del trasporto pubblico locale, sanità territoriale, in città come nelle aree interne e della provincia impoverita e cementificata;
- messa in sicurezza dei territori in condizioni di dissesto idrogeologico;
- la fine della turistificazione tossica, inevitabilmente accelerata dal grande evento, che porta solo prezzi al rialzo e affitti brevi in città, sfruttamento e insostenibilità per le terre alte;
- la tutela del lavoro: dal “buco nero” dell’edilizia con il suo record di morti bianche alla giusta paga per lavorator* dello sport, passando per lo sfruttamento intensivo del volontariato non pagato per i grandi eventi.
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