Parco Bassini incorona Milano capitale del greenwashing

Il 2020 degli ambientalisti milanesi è iniziato esattamente come era finito: con la lotta per la difesa di uno pochi spazi verdi presenti in città, il parco Bassini, e con l’ennesima delusione firmata dal Comune di Milano, con cui le relazioni sono ormai definitivamente compromesse nonostante la continua propaganda green condotta dal sindaco Sala.

L’operazione condotta al parco Bassini il 2 Gennaio dal Politecnico di Milano, con il supporto di uno spropositato spiegamento delle Forze dell’Ordine, ha rivelato inequivocabilmente la debolezza e l’ipocrisia del Comune sul tema del consumo di suolo.

Infatti fino a quel momento l’amministrazione comunale aveva tentato di assumere il ruolo di mediatore tra il Politecnico e il comitato Bassini, composto dai residenti di zona e gli studenti e i docenti del PoliMi.

L’intervento delle Forze dell’Ordine però ha reso istantaneamente inutili le commissioni organizzate nello stesso Palazzo Marino, le quali dovevano valutare più approfonditamente le conseguenze del taglio degli alberi sospendendo al contempo qualsiasi lavoro.

Ciò che è ancora più grave però è che il Comune abbia dato l’avallo a un uso della forza pubblica così massiccio per far sì che il taglio degli alberi iniziasse il 2 Gennaio, sfruttando come di consueto il periodo di vacanza per imporre azioni sgradite alla cittadinanza.

Se da un lato questo rivela debolezza nei confronti della volontà del Rettore del Politecnico, rendendo di fatto inutile il lavoro fatto precedentemente dal comune stesso, dall’altro indica palesemente la mancanza di volontà politica di preservare realmente gli spazi verdi di Milano e fermare il continuo consumo di suolo della nostra città.

In fin dei conti, non è sorprendente che la vicenda del parco Bassini si sia conclusa in questo modo. Dalla dichiarazione di emergenza climatica dello scorso 20 maggio, che tanto aveva fatto gioire molti ambientalisti, non c’è stato alcun cambiamento nelle politiche immobiliariste del Comune. Anzi, in piena estate è arrivato come una beffa l’annuncio delle Olimpiadi del 2026, mentre il nuovo Piano di Governo del Territorio approvato questo autunno prevede nuove cementificazioni in varie aree verdi della città, mentre l’assessore di Maran si affanna a spacciarlo come un provvedimento “green” perché gli indici di costruzione sono lievemente diminuiti rispetto alle prime versioni.

In questo contesto è bastato che decine di attivisti si prendessero cura di un bene comune come il parco Bassini, impedendo per un mese dei lavori che dovevano partire da anni, per scatenare una risposta totalmente fuori misura da parte della cosiddetta forza pubblica. Se si tratta di costruire, le voci di dissenso non possono essere tollerate all’interno della nostra città autoproclamatasi leader nella lotta ai cambiamenti climatici.

La realtà è che il cosiddetto modello Milano non è minimamente compatibile con una città che possa dirsi davvero sostenibile.

Mentre la qualità dell’aria della nostra città è costantemente tra le peggiori in Europa, chi governa Milano continua a farsi vanto delle svariate classifiche che la definiscono città migliore d’Italia per ricchezza prodotta. Solo che questa si basa principalmente sull’attrattività di Milano per grandi compagnie immobiliari, in particolare estere, e la cementificazione continua è un tassello fondamentale affinché Milano continui la crescita che ha avuto negli ultimi anni.

Per di più, la caratteristica di questi continui investimenti è l’esclusività: tutte le grandi operazioni immobiliari recenti, da CityLife a Cascina Merlata, sono rivolte alla minoranza più ricca della popolazione, essendo le case di nuova costruzione assolutamente inaccessibili anche per un reddito medio.

A farne le spese, oltre all’ambiente e il suolo, sono le periferie e le persone comuni che si vedono sempre più private dei pochi spazi verdi e di socialità rimasti a Milano. Parco Bassini non è altro che la punta dell’iceberg di tutto questo.

Il rovescio della medaglia è che questa continua ipocrisia è diventata intollerabile per i movimenti e i comitati di quartiere milanese attivi per migliorare il proprio territorio. La risposta popolare al taglio degli alberi del parco Bassini sarà la manifestazione di giovedì 9 Gennaio, che partirà dal “luogo del delitto”, largo Volontari del Sangue alle 17, per arrivare sotto al Comune. La richiesta del comitato e di tutti gli altri soggetti che si sono uniti nella lotta è tanto semplice quanto chiara: basta consumo di suolo. Un altro sopruso come quello andato in scena al parco Bassini non dovrà accadere mai più.

Jacopo Ciccoianni, attivista di FridaysForFuture Milano

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