SIAMO OVUNQUE – L’8Marzo a Milano

15.000 persone in piazza a Milano.
Quando abbiamo iniziato a dire “siamo marea” erano 7 anni fa.
La marea era la coscienza di essere “OVUNQUE”, nelle province, nelle città, nelle metropoli, in Italia, in Europa e negli altri continenti.
Una marea con onde lunghissime mosse dai venti dell’urlo di “NI UNA MENOS” argentino, e del dire “se noi ci fermiamo, si ferma il mondo”.
È la stessa marea che si muove clandestinamente nelle case afghane dell’istruzione di nascosto tra e alle donne, è la stessa marea che ha incendiato hijab e continua a farlo in Iran, che guida la rivoluzione del Rojava, che ha puntato il dito contro el violador, il patriarcato agito da persone e istituzioni, che ha macchiato di sangue le cliniche antiabortiste statunitensi, che si organizza in squadre di autodifesa in India, che attraversa le strade nigeriane, che protesta a Gaza contro la violenza di genere, che attacca il capitalismo delle privatizzazioni…

SIAMO MAREA e SIAMO OVUNQUE.

A Milano il corteo è partito da Piazza Duca d’Aosta per arrivare davanti a Palazzo Marino.
Una mobilitazione che a caratteri cubitali rivendica un REDDITO DI AUTODETERMINAZIONE per avere una vita bella e serena, per non essere dipendenti dalla persona che ci violenta economicamente, psicologicamente e fisicamente.
Chiaro il passaggio all’Agenzia delle Entrate con la denuncia della criminalizzazione della povertà, del carovita che ci strozza e si avventa ancora di più su chi non ha i diritti per poter godere dello stato sociale sempre più basato sulla famiglia, legato al permesso di soggiorno e che non prevede alcuna tutela per chi è costrett* a lavorare in nero in un paese dove lo sfruttamento del lavoro è prassi.

È stato un corteo che non ha lasciata impunita Regione Lombardia e la scandalosa gestione della sanità lombarda, dove la privatizzazione selvaggia si traduce ogni giorno in tragedie personali e collettive: dagli 8 ai 10 mesi per una mammografia; ospedali e personale sovraccarico che comportano un trattamento vergognoso di pazienti più o meno gravi, più o meno anziani che si trovano a sostare ore, ore e ore prima di avere la prestazione di cui necessitano; obiezione di coscienza che in alcune strutture raggiunge l’80% e in alcune è coperta dall’obiezione di struttura; ostacolo al ricorso all’aborto farmacologico, le cui percentuali di somministrazione rimangono bassissime; non da ultimo migliaia e migliaia di morti per Covid, morti che sono state causate anziché evitate, morti determinate da scelte omicide (quelle riguardanti le RSA) e dall’implosione delle strutture sanitarie pubbliche ridotte ad essere inadeguate a fronteggiare la pandemia.
A sottolineare questo le azioni di attacchinaggio alla Regione, la scritta “Non Sei Sola” davanti all’ospedale Fatebenefratelli e il consultorio privato in via Galvani in cui la logica antiabortista e omofoba fa da base del loro operato.

Non poteva mancare una durissima condanna alle politiche sull’immigrazione da tempo scandalose e assassine e oggi aggravate dal rifiuto del salvataggio in mare che ha ucciso 71 persone al largo delle coste di Crotone e su cui la presa di parola istituzionale riecheggia in un “non dovevano partire” razzista e terrorista.
Scelte politiche che oggi a Milano ci mettono davanti al macabro teatro che va in scena ogni lunedì in via Cagni (da ora ogni due martedì) e che rende visibile tutta la xenofobia e il fascismo istituzionale che abbattono i manganelli su chi è in attesa del permesso di asilo, dopo notti su notti al freddo per ottenere l’appuntamento chr dovrebbe permettere loro di avviare la procedura.

E ancora, condanna al sistema che da una parte garantisce case sempre più belle a* ricch* mentre priva del diritto all’abitare chi non si può permettere il lusso. Questo ha espresso l’incursione a Coima, società che gestisce le abitazioni deluxe e che contribuisce all’innalzamento del caroaffitti, della speculazione edilizia e della “Milano sì, ma solo se fatturi”.

Come sempre, il motore che da 7 anni muove la marea è la lotta alla violenza patriarcale, una violenza che si muove viscida in tutti gli ambiti della nostra vita, una violenza che dobbiamo sempre dimostrare, una violenza dei corpi de delle menti, economica e istituzionale, dalla casa al Tribunale, dalla strada al luogo di lavoro.
Educazione sessuale e all’affettività come ricetta di un cambiamento che sta già avvenendo e che rivoluzionerà e sta già rivoluzionando dinamiche e relazioni di coppia, di gruppo, familiari di vita.
È stato però necessario urlare contro la violenza istituzionale dell’alienazione parentale e dei Pas, la violenza di non sentirsi sicur* per le strade, la violenza medica del non riconoscimento delle malattie invisibili, come sottolineato dal Comitato per la vulvodinia la malattia del nervo pudendo, e della violenza nei reparti di ginecologia e ostetricia.

A una anno dalla guerra in Europa e dalle tragedie inflitte da tutte le guerre, Non Una Di Meno non dimentica e ricorda il suo NO alla guerra come strumento capitalista, colonialista e patriarcale che acuisce disuguaglianze sociali, di genere e di abilità mentre con l’altra mano stupra, uccide, sottomette e schiavizza la popolazione partendo dalle donne e dalle soggettività non binarie né eteronormate.
In corteo con Non Una Di Meno le donne del Tigray, quelle curde e quelle iraniane e la voce delle palestinesi partecipi del processo organizzativo dalla Striscia di Gaza.

SIAMO OVUNQUE
SCIOPERIAMO OVUNQUE
LA MAREA CRESCE E AFFOGHERÀ i difensori del patriarcato, del capitalismo e di tutti i poteri forti che ci vorrebbero zitte, mute e macchina per la riproduzione e che vorrebbero annientare la pluralità di genere, riempire il mondo di confini, coltivare la povertà come base di sfruttamento, estirpare la giustizia sociale e la libertà per tutte le persone di autodeterminarsi.

Sarete Senza Tregua

Vale T

* foto in copertina Barbara Raimondi

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