Vent’anni fa MetropoliX, casa occupata & ostello autogestito
Milano, fine anni ’90; metti una banda di sbarbati con la giusta arroganza di chi già occupa un centro sociale, il Deposito Bulk, che da un anno sta scuotendo la scena underground urbana.
Un quartiere, l’Isola, ancora nel secolo scorso, abitato da sorelle e fratelli maggiori che ci ha accolti come nelle migliori famiglie.
Un cavalcavia, il Bussa, come una terrazza sui tramonti più fottutamente romantici di Milano.
Una casa occupata che avrebbe inorgoglito il senatore Blutarski.
Un’intuizione – un ostello autogestito! – troppo precoce e felice per essere realizzata e infatti finita tra le barricate di piazza Minniti in una ghiacciata alba invernale.
Quella banda di ragazzini diventa comunità politica surfando tra i due millenni e maramaldeggia incurante delle buone maniere, dei vecchi maestri e dei cugini stronzi:
Fuori luogo come un mohicano nell’ufficio di un assessore.
Elegante come un tchai sorseggiato tra le macerie industriali di un rave.
Appropriata come le ossa spaccate per una parola di troppo davanti al cancello d’ingresso.
Stilosa come un carro – Spatarro! – beffardo e sgangherato lanciato a 180bpm per le strade della città della moda.
Fresca come il sorriso dei vent’anni.
Quelli passati dall’occupazione di Metropolix – casa occupata & ostello autogestito, il 10 ottobre 1998, in piazza Minniti 6.
Ma va a dà via el cuu anca la nustalgia: compagn*, sorelli e fratelle son sempre qui a fare la propria parte in città e in giro per il mondo.
Al contrario di molti di quei cugini stronzi che ci insultavano allora e che sono proprio spariti.
A Robi e al Cappe, sempre con noi.
N. mi ha chiesto di scrivere qualcosa su MetropoliX per Milano In Movimento.
“Son passati 20 anni” mi ha detto.
Allora sono andato alla biblioteca del Folletto25603 e impolverato tra gli scaffali ho trovato il faldone che raccoglie i volantini, gli articoli e gli scritti di quella storia.
Le ultime pagine raccolgono uno scambio apparso su indymedia nel 2003. Qualcuno pubblica il riassunto della storia di MetropoliX, sotto, a seguire, in modalità Facebook (nel bene e nel male siamo sempre stati antesignani) arrivano i commenti sotto. Commenti entusiasti, diffamatori e polemici, insulti.
Lo scambio finisce con un commento che recita più o meno così:
CASA NOSTRA COSA NOSTRA CAZZI NOSTRI
Invidio B. e lo rispetto perché ha la pazienza di rispondere a tutti, compresi quelli che vedono un mondo che si sono costruiti nella loro testa ma che non esiste.
La politica crea mostri.
Confronto, capire, ricordare, cospirare (respirare insieme), scrivere, riprendere in mano pezzi di storia milanese, o meglio e più modestamente, dei pezzi di storia delle vite di alcune persone.
Ma per cosa, con chi e per chi? Come faccio a spiegarti quello che ho vissuto? A te che mi giudichi e non sai chi sono. A te che non c’eri. A te che sei duro e puro.
Forse potresti stare insieme a me per tre mesi abbondanti, a pisciare e cagare in un cesso solo per cinquanta persone, acqua corrente solo nel cortile, potresti dormire con un bel cappello di lana per non farti gelare il coppino con la gola secca per le stufe elettriche, quelle che fanno saltare la corrente ogni due per tre. Potresti portare via una montagna di macerie nel cortile e un paio di carrelli di spazzatura ogni tanto.
Ma tutto passa. Quando arriva il tuo appartamentino tranquillo che ti sei sistemato per benino, con la doccia calda e la tua cucina puoi sempre decidere di sistemare un intero piano con camere, spazi comuni, lavanderia e cucina per farci un ostello (è esistito l’ostello e puoi chiedere a quelle mille persone che ci sono passate). Puoi occuparti di senzatetto, di ragazzine e ragazzini scappati di casa, di tossicodipendenti (che posizioni hai sul metadone?), potresti occuparti di bambini mentre le loro madri si prostituiscono, di una famiglia di Kosovari scappati dalla guerra, di ragazzi marocchini, senegalesi, moldavi, russi senza permesso di soggiorno e in cerca di sistemazione a Milano.
Ti piacciono le storie da Dolce Remì?
Hai ragione la sto facendo un po’ mielosa e caritatevole.
È meglio raccontare di quando hanno dato fuoco a un intero campo di rom rumeni da dei bastardi fascisti e ci siamo mobilitati e abbiamo ospitato donne e bambini, di quando abbiamo occupato l’assessorato, di quando ci siamo scontrati con le teste di cazzo del mercato.
Certo, ci son stati anche gli americani (sporchi imperialisti), le studentesse olandesi e francesi (no, ma forse a te non interessano queste cose) e i giovani turisti inglesi e spagnoli.Potresti aiutare a mettere due letti vicino rinforzandoli per il cantante dei Ratos De Porao (150kg!), ci sono state le Donnas, gli EX che hanno suonato in Cox18 in nostra solidarietà, gli Assalti Frontali sul camion dal Bulk a piazza Minniti…
I feltrini, i romani, Pergola, Garigliano… ecco, potresti andare a cucinare in Garigliano alla domenica (potresti entrare in quella casa e vedere con i tuoi occhi e non capire lo stesso).
Mi vengono in mente altre cose, ma secondo me alla fine il tuo posto è per una mezzoretta nel corridoio al primo piano insieme a Rusty e Buster, due Schnauzer giganti.In effetti, ti interessa parlare di percorsi politici, di organizzazione, di rappresentanza. Beh a me no, soprattutto con te. Ti faccio solo questa confidenza: quell’esperienza ha fatto un sacco di errori di ogni genere. Il più grosso forse è stato di essere stati troppo avanti e spregiudicati nei confronti delle pratiche e dei percorsi ortodossi. Alla fine è stata un’esperienza di ragazzi di vent’anni che ha fatto prima nascere il Bulk (un posto che ha fatto nascere a sua volta tante altre esperienze. Molte di quelle che esistono oggi non ci sarebbero senza quella esperienza) e poi ha deciso neanche un anno dopo di prendersi la casa, per molti la prima casa dopo quella condivisa con i genitori. Il progetto MetropoliX nel 2003 sarebbe politicamente una risposta reale a dei bisogni e desideri reali.
Lo sgombero? L’azione più disobbediente della storia dei movimenti, quando i “disobbedienti” non esistevano ancora.
Aus e i quaranta pali? Quaranta sono troppo pochi.
Dov’è lo stronzo che manipola i ragazzini e dove sono andati gli occupanti di piazza Minniti? Non lo so bene, non so cosa e che fine hanno fatto tutti e come faccio a spiegarti…
Io ho ventinove anni, se ti interessa posso dirti dove sono finito io.
Voglio bene alle persone con cui ho condiviso quell’esperienza, imparando e con cui a volte, in altre forme riesco ancora a condividere pezzi di strada.Voglio bene alla gente che si è messa in gioco con me, per me e più di me.
CASANOSTRACOSANOSTRACAZZINOSTRI
Paolo
Quando N mi ha chiesto di scrivere qualcosa per i vent’anni di Metropolix pensavo che fosse una chiamata collettiva, così non ho scritto nulla di formale, nulla di veramente politico perché pensavo che sarebbe emerso spontaneamente dalla collettanea. Ma oramai è fatto quindi ve lo mando.
Le cose politicamente importanti si confondono con i particolari estetici, come quella notte della sparatoria in Borsieri in cui Maurizia Paradiso riparò da noi e ne approfittò per palparmi le tette nel buio del corridoio. O il cartellone appeso sulle scale con i nomi dei cani e le rispettive problematiche psicologiche: Icio | bastardino | terzo piano | caratteriale |
Naturalmente non si può parlare di Metropolix senza menzionare come esperienze sorelle Garigliano e Pergola, a cui aggiungerei Bredaoccupata per amalgama culturale e infinita generosità. Il periodo è quello dell’epoca d’oro del Bulk ultimo bordo estremo del millennio che culminerà con Genova 2001. I protagonisti sono meno di un centinaio di studenti ventenni caricati a pallettoni (e a loro insaputa) dallo spirito drastico dei centri sociali degli anni Novanta. Infatti era facile sentirci ripetere che “non siamo un centro sociale” e sia, figli anedipici e deleuziani che hanno traghettato i geni mutanti degli spazi occupati nel nuovo millennio (da Oben a Serpicanaro, dal Loa a Indymedia)
Però è proprio a quella scena italiana dei “centri sociali” (da Palermo a Feltre) che dobbiamo dire grazie per aver rimesso in movimento l’assalto contro l’ordine del mondo e adesso che il tempo è passato sono felice di poter dire che ne ho fatto parte senza dover fare mille distinzioni.
Ho un ricordo in cui la bellezza si manifesta come gesto politico e che mi fa sentire l’unità tra luoghi e comunità molto diversi tra loro (’91-2001 baby, avevi ragione).
Avevo tredicianni ero in macchina coi miei e si stava incolonnati in Viale Brianza.
C’è qualcosa in Loreto che blocca il traffico e siamo tutti fermi, i più imprecano e strombazzano.
Mio padre dice che sono quelli dei “centri sociali”.
Ero stata in manifestazione con i miei, ma questo nome non l’avevo mai sentito.
Ricordo di aver appiccicato la faccia al finestrino sperando disperatamente di cogliere un’immagine fugace di queste creature aliene.
Non dimenticherò mai quello che ho visto. Erano boh, forse 20 in tutto. Venti.
Solo una manciata di persone e stavano bloccando tutta la piazza.
E non stavano facendo propriamente corteo, era come se stessero semplicemente mostrandosi al mondo, o almeno, così era ai miei occhi. Ricordo di aver pensato: voglio essere una di loro. Voglio bloccare il traffico e essere potente, bellissima e arrogante come loro.
E l’abbiamo fatto, la città è stata nostra. Il divenire minore ha mostrato la sua efficacia politica.
Oggi l’anarchismo queer sta facendo altrettanto. Non occorre essere tanti per essere determinanti, spero che le nuove generazioni ne siano consapevoli.
Quando vi incontro, quando qualche volta beviamo assieme, o ci sediamo a parlare un momento, mi sento onorata di aver fatto parte delle vostre vite. Al di là dei lutti e degli errori, mi piace quello che vedo. Mi emoziona, mi fa sentire grata e piena di fuoco.
buon compleanno,
hy
RACCONTI E TESTIMONIANZE
“2 Marzo 2000 ore 8.00 circa
Fa freddo nella gabbia, sono fradicio, il gas dei lacrimogeni ti taglia il respiro, l’acqua dell’idrante che ci sparano addosso e il suo vapore mi annebbiano la vista.
Non capisco bene cosa stia succedendo, ma sento dei corpi a me cari che si stringono, diventiamo una cosa sola.
E’ questa la nostra unica forza….”
“Ci becchiamo davanti al Bulk per partire verso l’ennesima nottata in giro per la metropoli in cerca di qualche avventura, ma soprattutto di una casa, di un nuovo spazio liberato.
Ci sono persone con cui non mi sono rivolta la parola per mesi, ma sento ancora un legame, fiducia, affetto. Altri non li conosco nemmeno.
Ci scambiamo alcune informazioni, ci dividiamo, saliamo in macchina veloci e iniziamo a girare, l’autoradio pompa: Assalti Frontali.
Giriamo per ore.
E’ tardi, dobbiamo tornare verso il Bulk per ribeccarci con gli altri.
Viale Zara, Piazzale Lagosta, Via Sebenico.
“Oh, ma guarda lì, cazzo, ma è vuoto…”.
Scendiamo, guardo quell’enorme palazzo all’angolo con Piazza Minniti.
Piazza Minniti 6.
Veloci montiamo la scala per entrare nel balcone al primo piano e un paio di noi salgono, io faccio il palo, sono agile come un bradipo in coma!!
Pochi minuti dopo escono.
Ci guardiamo e non c’è bisogno di dire altro, anche questo significa essere fratelli e sorelle.
Sorrido e mi lacrimano gli occhi, penso che il vero sbattimento inizierà adesso.
Sensazione y”.
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Continuiamo a comunicare. Io vengo dal coordinamento cittadino Lotta per la casa di Roma. Ma ho vissuto tanto al Nord, conoscevo la realtà milanese. Leggere le vostre parole mi ha allargato il cuore