Milano dipende dal punto di vista 

11024646_10205069783978766_5128390936023734394_nDomani sera, allo Spazio Aurora di Rozzano, si terrà un concerto dei 99 Posse per ricordare l’omicidio per mano fascista di Davide “Dax” Cesare, di cui, il 16 Marzo, cadrà il 12° anniversario. In occasione di questa iniziativa pubblichiamo le parole di Rosario Dello Iacovo autore del libro “Curre curre guagliò. Storie dei 99 Posse” (che verrà presentato a Villalta Autogestita sabato pomeriggio alle 18).

Ogni volta che vengo a Milano mi sento come se tornassi a Milano. Succede da settembre del 1982, la prima volta che la vidi, e talvolta ci sono tornato davvero perché ci vivevo. La mia Milano ha scarsa attinenza con quella che diventò da bere negli anni ottanta, perché per me era la città delle grandi fabbriche, dove mio padre si recava ogni tanto per le riunioni dei delegati di fabbrica della Fiom. Era lui a parlarmi del Movimento e io me lo immaginavo come la brezza di primavera che porta mutamenti sostanziali e duraturi, anche se in realtà avrei scoperto qualche tempo dopo che fu un ciclone che invece di azzerare l’esistente spazzò via i sogni di una generazione. La repressione fu durissima, poi vennero l’infamia e l’eroina. Poi più nulla, finché al vecchio Leo di via Leoncavallo qualcuno si inventò l’Helter Skelter. Quando tornai definitivamente da Londra, che insieme alla natia Napoli era l’altra città della triade della mia anima, ci andavo spesso ai concerti al Leo. E stavo tornando da Berlino quel 16 agosto del 1989 in cui lo sgomberarono. Ero a Bolzano quando lo appresi, e piansi stringendo idealmente i compagni, perché avevano ragione: quando ci vuole ci vuole. Dai semi che resistettero su quel tetto, nacquero poi i fiori dei nuovi centri sociali e delle posse. Opportunamente rinvigoriti dalla Pantera che pochi mesi dopo lo sgombero iniziò a ruggire a Palermo, per risalire l’Italia e non fermarsi più. Poi ricordo i Transiti, il Bulk, Conchetta, Pergola, il 10 settembre del 1994, il Cantiere, lo Zam. Mi piaceva fare i cortei a Milano, erano l’ultimo colpo di coda di quegli anni settanta che mi avevano solo sfiorato solo da bambino. E quando chiedo a Zulù, che è affianco a me qui in macchina mentre siamo in viaggio, chiedendogli di essere breve perché sto scrivendo dal cellulare: “Luca, tu che pure ci hai vissuto, come definiresti Milano?”, lui ci penso un po’ e poi mi fa: “Che ti devo dire… per me Milano dipende dal punto di vista. Cioè, se chiedi a dieci persone diverse, probabilmente riceverai dieci immagini differenti che faresti fatica a ricondurre alla stessa città. La mia Milano è stata quella della solidarietà, della vita di quartiere che non avevo trovato altrove, della gente del parchetto. Milano ha un’anima, ma devi saperla cercare”. Così non vediamo l’ora di arrivare e vi diamo appuntamento per il concerto dei 99 Posse di domani sera allo Spazio Aurora di Rozzano. Con Dax nel cuore, naturalmente. E Fausto e Jaio, la Volante Rossa e Giulio Paggio, gli scioperi operai dell’8 marzo 1943, la Banda Bellini, Primo Moroni e la Calusca, e molto altro ancora.

Perché è quella la nostra Milano

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Una risposta a “Milano dipende dal punto di vista ”

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