Seratina (senza invito) al De Sade

 

 

180984_103926799687251_2938450_nNell’Estate 2007, subito dopo lo sgombero dell’occupazione di Volturno 33, un gruppo eterogeneo di compagni decise di iniziare a raccogliere racconti ed interviste sui 20 anni precedenti di movimento a Milano.
Non era un periodo facile per chi faceva politica dal basso e l’intenzione era quella di produrre un libro che riuscisse a trasmettere un po’ di memoria su quel che era stato. 
Poi, nell’Autunno del 2008, venne il grande movimento universitario dell’Onda e tante altre cose presero vita.
Ognuno si ributtò a seguire nuovi progetti ed il libro rimase una bella idea nel cassetto.
Approfittando del lancio del nuovo sito di MIM, iniziamo a pubblicare settimanalmente alcuni dei racconti che erano stati raccolti ormai 7 anni fa.
Ai tempi, quando proponemmo ai compagni di scrivere il loro vissuto, la traccia era fondamentalmente libera.
Ne vennero fuori tante storie interessanti, di cui molte, inutile negarcelo, parlavano di episodi di conflittualità di piazza.
Il movimento ovviamente è molto altro e non si riduce mai ai soli “scontri”. Noi però abbiamo deciso di pubblicare il materiale come lo ricevemmo all’epoca. Se vuoi proporre un tuo racconto scrivi pure a: milanoinmovimento@gmail.com
Buona lettura!

* L’11 Novembre 2000 Forza Nuova organizza a Milano una grossa mobilitazione a carattere nazionale. Gli antifascisti assediano l’iniziativa dell’estrema-destra. A fine giornata si conteranno 17 arrestati tra le fila del movimento.

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 Seratina (senza invito) al De Sade

11 Novembre 2000.
Assedio a Forza Nuova.
Gli scontri di Via Valtellina.

Ognuno quella giornata la chiama in modo diverso. La sostanza però non cambia.
Per comprendere a pieno i fatti di quel sabato di otto (l’intervista risale al 2008) anni fa bisogna parlare con chi ha avuto un ruolo determinante nella costruzione di quella mobilitazione.
Ho quindi appuntamento con un compagno che faceva parte della Raf Milano (Resistenza Antifascista).
Il puntello, al solito, è a Porta Romana. Poi rotta verso il Ticinese.
Antica tradizione meneghina quindi… Un po’ come il personaggio in questione.
Visto il suo abituale spirito guascone vi stupirà l’incredibile serietà delle risposte…

-Com’è nata la Raf?
La Raf nasce dall’esigenza da parte di un gruppo di soggetti di creare un collettivo politico che avesse come punto focale l’antifascismo inteso a 360 gradi. Senza nulla togliere alla militanza sugli altri temi cari al movimento.
Si trattava perlopiù di compagni di movimento che si conoscevano da anni, ma erano comunque soggetti variegati con una diversa provenienza politica.

-Dove vi beccavate?
Per un bel po’ di tempo ci si beccava nello spazio SHARP al Leo. Questo anche perché la Raf aveva una forte componente redskin al suo interno.
Il Leo l’abbiamo mollato perché volevamo essere più trasversali e ci sentivamo un po’ “legati”.
Poi siamo andati in un ex-circolo dell’Arci in Via Torricelli e l’abbiamo occupato. E’ l’attuale Palestra Popolare.
In quell’occasione siamo stati aiutati da molta gente. Poi ci siamo fermati lì…

-Tu da che esperienze politiche venivi?
Da ragazzino stavo al Garibaldi. Poi ho partecipato all’occupazione di Breda da cui me ne sono andato per motivi personali.

-Com’è nata la mobilitazione contro Forza Nuova dell’11 Novembre?
In quel periodo avevamo riscontrato la presenza di una forza nascente nell’arcipelago dell’estrema-destra italiana. Una forza che convogliava al suo interno soggetti della destra eversiva degli anni ’70, ma che aveva una pratica movimentista. Si trattava dell’ormai ben nota Forza Nuova.
La mobilitazione è nata mesi prima creando a Milano un coordinamento antifascista.
Secondo me è stata un’esperienza interessante perché ha convogliato su una tematica comune realtà molto differenti. Cosa che oggi pare non essere più d’attualità…
Il tutto nel rispetto delle pratiche e delle differenze di tutti. Ma anche nel rispetto delle scelte che venivano prese collettivamente.
L’11 Novembre nasce con alcune mobilitazioni precedenti come la presenza ad un loro banchetto in San Babila. Un bel gruppo si è concentrato in Statale e si è andati a contestarli. Ovviamente era pieno di celere e Digos.
Prima di quel sabato c’è anche stato un convegno alla Camera del Lavoro messo in piedi con l’aiuto di compagni tedeschi ed austriaci.

-Perché si andò divisi? Cosa che paradossalmente agevolò l’assedio ai nazi…
A mio parere la scelta non dipese solo dalla posizione geografica del Bulk che essendo piuttosto vicino al De Sade (luogo di concentramento dei nazi) si poteva sentire “minacciato” e voleva garantirsi una certa agibilità sul “suo” territorio.
Si cercava di lavorare mettendo insieme tutti, ma le diversità permanevano.
Era il periodo in cui c’erano le due famose aree: disobbedienti ed antagonisti.
Il fatto positivo della scelta di andare divisi è stato quello di coordinarsi e tenersi in contatto durante tutta la giornata.
Il fatto di chiudere la via da due lati poi ha avuto un grosso impatto sia in termini organizzativi che mediatici.

-Raccontami la tua mattinata.
In realtà non ho ricordi così precisi.
Posso dirti che tutti noi sentivamo una forte tensione, ma eravamo anche abbastanza pronti a livello mentale. Insomma era una cosa sentita ed in cui credevamo.
Ci eravamo spesi molto, anche a livello umano.
Ci siamo trovati ai Transiti per un pre-concentramento. E da lì siamo andati in Oberdan.

-Chi ebbe l’idea di prendere il passante, cosa che spiazzò completamente le Forze dell’Ordine?
Il corteo non era autorizzato e non c’era appoggio istituzionale.
C’erano un migliaio di persone e ci hanno impedito di muoverci.
Eravamo totalmente circondati ed accerchiati.
L’idea di prendere il passante ferroviario è stata un’improvvisata frutto di un capannello volante. In realtà potrei anche sbagliarmi…
E così siamo letteralmente “scomparsi” da sotto agli occhi dei funzionari della Digos allibiti.
I “mangiacrauti” che erano con noi non erano tanto convinti della mossa… Temevano un massacro nei sotterranei del passante.
Noi da bravi Italiani pressappochisti abbiamo sperato che tutto andasse bene. E così è stato!

milano6a-Come arrivò la notizia dei fermi (la Polizia fermò il camioncino con l’amplificazione che stava raggiungendo Via Valtellina traendo in arresto gli occupanti)?
Scendemmo tutti alla fermata di Lancetti.
La gente iniziò a disselciare il pavé della fermata per poi muoversi in corteo verso Via Valtellina. Eravamo su due treni. Abbiamo aspettato l’arrivo del secondo spezzone già schierati davanti alla celere…
La notizia dei fermi ci è arrivata appena usciti dalla stazione…
Quando siamo arrivati davanti alla celere si è andati a chiedere ai funzionari di piazza qual’era la situazione dei fermati.
La risposta è stata a muso duro. Ci hanno detto che i fermi sarebbero stati tramutati in arresto. E che non c’erano cazzi…
Al che gli è stato risposto che noi non ci assumevamo nessuna responsabilità sulla piazza ed ognuno è tornato tra le proprie fila che si fronteggiavano a non più di 15 metri…
Evidentemente puntavano ad una forma di ricatto.
Nel mio ricordo personale la risposta a questa chiusura è stato un primo sanpietrino che ha preso in pieno un celerino facendogli fare un bel giro di 360 gradi…

-Facevate qualcosa per stemperare la tensione?
In quella situazione non sono mancate scene di cabaret tipiche del nostro gruppo…
Un forte: “VITA MIA!! VITA MIA!!” levatosi in tono arabeggiante dalla prima fila del corteo.
In realtà c’era ben poco da ridere…
Ci stavamo cagando in mano…

-Io ero un diciannovenne assai poco consapevole di quello che si sarebbe scatenato. Ma ricordo che mi ero intruppato nel quarto o quinto cordone con le poche facce che conoscevo. Nonostante tutto non avevo paura come mi è capitato altre volte. Beata incoscienza si dirà… Tu cosa provavi?
C’era indubbiamente molta tensione. E noi che avevamo organizzato la cosa sentivamo di doverci mettere anima e corpo.
Paura e tensione dunque, ma anche un forte spirito di gruppo e grande fiducia reciproca non più riscontrabile oggi.

-Mi ricordo che in quello spezzone c’era una bella “batteria” di fuori di testa, una prima linea massiccia ed un gruppo di tedeschi che sembravano venuti fuori da un film sulle forze speciali. Scherzi a parte… Qual’era la composizioni di quel corteo antifascista?
C’erano gruppi più o meno consistenti da varie città d’Italia. Da Taranto a Torino.
Con qualche amichetto prussiano come ciliegina sulla torta…

-Non sono certo stati gli sbirri a partire per primi…
Dopo il primo colpo di cui ti ho già detto si è scatenata la grandinata… Unita ad un po’ di spettacolo pirotecnico ed al getto di alcuni estintori.
Roba di qualche minuto, non di più.

-Poi è iniziato l’arretramento.
Loro hanno fatto una breve carica per toglierci dall’incrocio che tra l’altro era pure saturo di gas lacrimogeni.
Da lì il corteo ha iniziato ad arretrare mettendo in mezzo alla strada alcune macchine ed arrivando fino a Piazzale Maciachini.

-Arrivavano notizie dall’altro “fronte”?
Io sapevo che dal lato Bulk era successo qualcosa, ma quando era iniziato il cinema avevamo perso i contatti.

milano4-Veniamo ai nazi veneti…
Arrivati in Maciachini si è cercato di sfondare uno dei due negozi dei nazi. Se non erro era Last Resort.
A quel punto girò voce che c’erano dei nazi strutturati che ci stavano venendo incontro.
A me lo dissero due compagni di solito molto attendibili in due diversi momenti.
Volevo verificare se la cosa era credibile e corsi in avanti…
Davanti a me, a circa 200 metri, vidi un gruppo di un centinaio di persone.
Nella mia incredulità pensavo addirittura che fossero i compagni del Bulk che dopo le cariche subite avevano fatto il giro per ricompattarsi con noi…
Impressione svanita nel giro di pochi secondi a causa di un poderoso BOIA CHI MOLLA! rivolto nei nostri confronti…
Loro accennarono una sassaiola. Noi, più fortunati, avevamo un cantiere pieno di porfido alla nostra sinistra, e glieli rendemmo con gli interessi…
Qualcuno di loro ne uscì malconcio. Poi furono inseguiti fino al ponte della ferrovia che porta a Niguarda.
Con alcuni interessanti ritrovamenti di coltelli abbandonati nel parco durante la fuga…

-La giornata non è finita e si decide di andare a fare un presidio sotto la Sant’Ambrogio…
Finito il corteo ci sciogliemmo in Zara.
Lì un bello schieramento di celere ci veniva incontro da Piazzale Lagosta, ma si riuscì ad evitare ulteriori casini.
Nel frattempo ci era giunta voce che i fermati erano stati portati alla Caserma Sant’Ambrogio (quella vicino alla Cattolica) e ci siamo diretti lì.
Eravamo in pochini e fummo accolti da una mandria di celerini che non obbedivano più agli ordini dei loro funzionari ed avevano l’evidente intento di vendicarsi…
Tieni presente che c’erano sbirri che uscivano di corsa dalla caserma allacciandosi i pantaloni per la foga di venirci a beccare.
Per la prima volta in vita mia vidi celerini che mettevano le mani addosso ai Digos…

-Le problematicità di quella giornata?
Di quella giornata antifascista la problematica più grande e che ho ancora ben presente nella testa è stato il non prevedere la sorte che sarebbe toccata al furgone e la sua vulnerabilità…

-C’è una foto che secondo te rappresenta bene quella giornata?
Beh…
La famosa foto del “mucchio selvaggio” in arrivo.
E’ la foto che ritrae la prima linea del corteo che arriva decisa ed “a mille” in Via Valtellina.
E’ una foto un po’ “truce” perché tutti i protagonisti sono “armati” ed a volto coperto.
Ma la prima impressione è quella di una bella compattezza.
Tra l’altro quella foto è stata utilizzata dal movimento prima in Germania che qui da noi…

Per approfondimenti: http://www.tmcrew.org/mw4k/antifa/111100.htm

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