Sgombero in Turchino – “Martina è stata sfortunata” (cit.)

14680717_10211196645337660_8479110797036229899_nSo che dovrei scrivere un documento politico, di quelli seri, con ampie analisi e dati statistici, ma non mi sentirei a mio agio e preferisco scrivere qualcosa di cuore, perché ho bisogno di ricomporlo dopo che hanno tentato di romperlo.

Martedì mi hanno sgomberata da casa, dal mio amato appartamento occupato nel 2012 in via del Turchino. Un ingente spiegamento di Polizia e Digos, talmente tanti che gli abitanti, anche se avvezzi a certe situazioni si sono spaventati. Qualcuno ha addirittura pensato che avessero arrestato qualche appartenente all’ISIS… e invece ero solo io!! Sono arrivati alle 9.20 del mattino, confesso che stavo ancora dormendo, si sono attaccati al campanello come ossessi, io ancora rimbambita non avevo capito e sono stata costretta ad aprirgli, non ho fatto nemmeno in tempo a girare la chiave che mi sono trovata più di una decina di agenti in borghese in casa, io ero incredula. Mi hanno iniziato a dire che dovevo vestirmi e fare gli scatoloni, di sbrigarmi. Io mi sono incaponita, gli ho detto che nessuno doveva toccare le mie cose, di aspettare una attimo, che volevo prima consultarmi con l’Unione Inquilini, ma mi è stato risposto “sì, tu telefona che noi intanto facciamo fare gli scatoloni”…le mie proteste non sono valse a nulla, niente li avrebbe fermati.

Carabinieri, Digos e operai MM durante lo sgombero in Turchino di martedì. L'unica presenza percepibile delle istituzioni nei quartieri popolari...

Carabinieri, Digos e operai MM durante lo sgombero in Turchino di martedì. L’unica presenza percepibile delle istituzioni nei quartieri popolari…

Una decina di camionette, un centinaio di uomini, circa 10.000 euro di spese per sgomberare me, una disoccupata sola che aveva inoltrato la richiesta per l’articolo 34 comma 8 per lo stato di necessità, da un appartamento chiuso per alcuni anni. In via del Turchino ci sono svariati appartamenti ancora lamierati, non capisco l’urgenza e la necessità di cacciarmi. Non capisco, nelle riunioni del tavolo sulla sicurezza avevano dato priorità a operare sgomberi su situazioni critiche: sgomberi in flagranza…io sono lì dal 2012. occupazioni recenti…io sono sempre lì dal 2012. situazioni critiche che ad esempio sono state segnalate più volte dagli altri inquilini…io non ho mia avuto una segnalazione. situazioni di conclamata criminalità…ok, non ho pagato il canone Rai per un po’, ma adesso me lo mettevano nella bolletta. Insomma ve la faccio breve, mi hanno sgomberato alla velocità della luce, davanti agli occhi increduli degli abitanti regolari e non del cortile.

Allora quattro domande te le fai e le risposte purtroppo sono piuttosto amare. A Milano le politiche abitative sono trattate come un problema di ordine pubblico e non come un problema sociale. A Milano le istituzioni che governano questa città trattano i propri cittadini come se fossero dei numeri, non se ne prendono cura, non li proteggono se sono in difficoltà. A Milano oramai c’è un totale scollamento fra la classe dirigente sedicente di sinistra e le persone che popolano le periferie, che fanno fatica ad arrivare a fine mese, ma che forse li hanno votati ammaliati dalle belle parole in campagna elettorale. Si diceva di un vento nuovo, di una città accogliente e solidale, di mettere al centro le periferie, di aiutare i più deboli, ma tutto ciò non è mai avvenuto. E’ palese il totale scollamento che c’è nella percezione della realtà fra gli abitanti dell’area C con tutto il resto della città, siamo ormai lontani anni luce, perché da una parte si esulta per i mercatini dello street food biovegano manco si fosse vinto alla lotteria, dall’altra non ci sono manco le biciclette del BikeMi. Perché se con totale leggerezza, ti siedi ad un tavolo e scegli di sbattere per strada delle persone in difficoltà invece di trovare una soluzione di buon senso, vuol dire che hai perso oltre che il senso di realtà, hai perso il tuo lato umano.

Se qualcuno pensa che fare la vita dell’occupante significa fare la bella vita “tanto non paga l’affitto” allora è proprio fuori strada!! Vivere senza un contratto significa stare in ansia 24 ore al giorno, non andare magari in vacanza, uscire di casa e non sapere se quando torna la ritroverà…no, non è per niente una bella vita, ma purtroppo sei costretta a farla, perché non puoi accedere al mercato privato e le istituzioni sono carenti nelle risposte quando le danno. Delle soluzioni erano state trovate quantomeno per sanare alcune posizioni, ma certi accordi non sono mai stati presi in considerazione, quando se ne parla, gli stessi organi che hanno firmato le delibere ti ridono in faccia.

Ma la cosa che mi fa più salire la rabbia è la pavidità, perché sono fermamente convinta che se ci fossero state delle prese di posizione politiche forti, ma anche semplicemente se si fossero rispettate le promesse elettorali adesso centinaia di persone, uomini donne e bimbi che vivono in questa città non sarebbero state sbattute per strada. Forse le poltrone e i compromessi politici sono più importanti delle vite delle persone, forse perché nessun politico in questa città ha mai provato la sensazione d’ansia quando non sai per quanto avrai un tetto sopra la testa o non gli sono mai stati impacchettati tutti i suoi averi, perché non sono mai stati allontanati dai propri affetti o perché gli è stata rovinata la vita. Inoltre non capiscono che il continuare a colpire i soggetti più deboli, i più indifesi, quelli che magari si sono affidati in un certo senso delle istituzioni e hanno creduto alle loro promesse genera solo diffidenza. Per quale motivo magari faccio una richiesta di regolarizzazione di qualche tipo se quello che fa racket non viene sgomberato e io sì? Tanto vale rimanere nel sommerso, in silenzio,magari rimango inosservato e mi salvo.

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L’occupazione dell’Assessorato

Il mio cuore va ricomposto, perché mi hanno tolto la mia casa, nel mio quartiere, vicino alla mia gente. Io amo vivere in quella via disagiata che è Turchino, perché in mezzo minuto ero diventata la ragazza del quartiere!! A me piace andare a bere il caffè dalle mie vicine pensionate, aiutarle a fare la spesa online, sentirle lamentarsi sulle scale, regalargli le torte fatte in casa, andargli a comprare le medicine, ricordarmi di tutti i loro malanni e chiedergli sempre come stanno. Io amo i miniteppisti che giocano in cortile, gli ortisti, il mercato della domenica, le macellerie arabe e il tabaccaio da jessica&franco from China. Non ero a disagio quando mi guardavano come una malata perché al bar bevo solo il caffè fra le chiacchiere in milanese. Amo la scritta “sei la mia cerbiatta…sì perché tieni è corna!” Adoro la signora Anna che mi chiama sempre con un nome diverso, ma ogni giorno prega per me sulla statua bruttissima della Madonna che c’è in cortile e che quando morirà mi ha già detto che mi lascerà il suo gatto. E la signora Maria, perché nonostante aveva paura degli occupanti mi ha chiamata per dirmi ”e per fortuna che non c’ero perché morivo di crepacuore se vedevo che ti cacciavano”. Un tributo speciale va a Salah perché adesso sono cazzi vostri quando smatta…per chi ha avuto il piacere di conoscerlo sono già due giorni che urla “Martina” in tutta la via…

Il mio cuore si ricompone perché io quel giorno non sono stata lasciata da sola. Ringrazio gli abitanti del cortile e tutta la gente del quartiere, i miei compagni e compagne del Lambretta, le ragazze del comitato di Corvetto, l’Unione Inquilini, tutte le persone splendide di Aldo dice 26×1 e tutti gli amici e amiche, fratelli e sorelle che mi sono stati vicin*in tutte le forme possibili.

Sono fermamente convinta che i percorsi di riappropiazione di appartamenti sfitti siano legittimati da un’assenza di politiche abitative che siano sensate e al passo con la realtà di una società in piena crisi economica e lavorativa. La lotta per il diritto alla casa è un percorso lungo e tortuoso, non sarà facile,ma sicuramente non sarà questo sgambetto che mi fermerà nella mia corsa. Non è il primo sgombero che ho subito, ciò non ha mai fermato la mia voglia di continuare. Ci si vede nelle strade, nei quartieri.

Martina

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